Rodotà e il diritto al cibo

Cibo, fame, diritti. Tre parole sintetizzano l’intervento tenuto dal professor Stefano Rodotà sabato 19 settembre a Sassuolo, all’interno del festivalfilosofia. “Non intendo rispondere alle domande dei giornalisti sull’attualità politica – ha liquidato Rodotà – parlo solo di quello che riguarda il tema della mia conferenza”.

Come superare quella che talvolta è una “fame ereditaria”, che tende a trasmettersi di generazione in generazione, all’interno di una classe sociale? Questo è l’interrogativo chiave posto dal giurista; molteplici le soluzioni adottate – non sempre con piena efficacia – da nazioni differenti.

L’invenzione del diritto al cibo è piuttosto recente” riconosce Rodotà, ma nel mondo esistono circa venti carte costituzionali, prevalentemente di paesi latinoamericani e asiatici, “dove il problema è più sentito”, in cui è menzionato esplicitamente. Parole che, purtroppo, in molti casi rimangono solo sulla carta. Ma cosa si intende per “diritto al cibo”? Il professore offre la sua definizione: “garanzia di un cibo sano, adeguato e corrispondente alle tradizioni culturali”.

Se ci sono ostacoli che si frappongono ad una piena attuazione di questo diritto, “ad esempio chi brevetta semi” o chi trascura l’eredità enogastronomica del territorio, Rodotà indica al contempo altri esempi che potrebbero andare controcorrente, dalla “via campesina” di Slow Food, che si pone obiettivi di qualità, costo e di produzione, ai piani adottati da alcune nazioni per evitare che si possa ancora oggi soffrire la fame: da circa dieci anni in India esiste una legge sul diritto al cibo che permette di accedere a pasti con prezzi molto contenuti e, al contempo, in Brasile, il progetto “fame zero”, che coinvolge l’intera filiera alimentare, compresi i produttori. In questi mesi, in occasione dell’EXPO è possibile firmare la “Carta di Milano”, che Rodotà definisce “ricca di suggestioni”, ma essa “deve essere tradotta in azione politica”. Si tratta perciò, a detta del professore, di capire “chi vorrà dare seguito e in che modo” a tali affermazioni.