Fondazione An, vince la linea di Fratelli d’Italia

immagine dall'assemblea della fondazione an del 3 e 4 ottobre a roma

Alla fine l’accordo che qualcuno aveva sperato non c’è stato: la conta sulle mozioni presentate all’assemblea degli aderenti alla Fondazione An è stata inevitabile. Sarebbe facile dire che ha vinto la linea di Fratelli d’Italia e ha perso quella dei “quarantenni” e di chi, come Gianni Alemanno, li aveva sostenuti con maggiore forza. In realtà la situazione è un po’ più complessa.

Il primo numero della giornata di ieri riguarda i partecipanti al voto: 490, su quasi 600 aventi diritto regolarmente iscritti, mentre nella prima assemblea (a dicembre del 2013) avevano votato in 306 su 693 aventi diritto. La partecipazione è stata più consistente stavolta (del resto alcuni, specialmente i sostenitori della “mozione dei quarantenni”, preparavano l’evento da mesi), ma il calo di aderenti alla Fondazione, a quattro anni dall’avvio e a due anni dal precedente appuntamento, è un segno da non trascurare.

Il dato che fa più notizia, ovviamente, riguarda il consenso delle mozioni presentate: è stato approvato con 266 voti su 490 il testo a prima firma di Ignazio La Russa (Fondazione per l’Italia), che puntava a rinnovare a Fratelli d’Italia la concessione del simbolo di Alleanza nazionale, in attesa di un nuovo “congresso costituente” del partito che aprisse a chi si riconosce nei valori della maggiore formazione di destra attiva fino al 2009. Bocciate invece le mozioni “dei quarantenni”, con 222 voti, e quello a firma di Nicola Bono e Vincenzo Zaccheo con cui si chiedeva di “congelare” il simbolo per evitare che diventasse “motivo di lotta” (212 voti su 490). Ritirata invece la mozione con primi firmatari Altero Matteoli e Maurizio Gasparri, che intendeva preservare in tutto e per tutto il ruolo solo culturale della Fondazione An: lo stesso Gasparri, in un intervento ieri mattina, ha invitato a votare la mozione La Russa.

Hanno vinto dunque Fratelli d’Italia e la Meloni, sconfiggendo “la mozione dei risentimenti” e “Fini, Alemanno, Bocchino, insieme ai tesserati del partito di Alfano tra cui Roberta Angelilli, in fila a votare per loro”, come ha scritto sui social network il deputato di Fdi Fabio Rampelli? Sì e no. Di certo, numeri alla mano, il progetto di Fratelli d’Italia ha convinto più delegati, tra quelli che potevano votare e lo hanno fatto; la mozione che La Russa aveva presentato “per mettere d’accordo tutti”, però, ha vinto solo di misura, raccogliendo meno consenso di quanto era naturale aspettarsi (e il risultato positivo è comunque debitore del sostegno di chi avrebbe votato la mozione Matteoli-Gasparri), per cui il progetto di allargamento di Fdi a chi si riconosce nei valori di An potrebbe non essere semplice e non coinvolgere tutta la platea interessata.

Quanto alla “mozione dei quarantenni”, dopo il dibattito i primi firmatari avevano parlato di “spaccatura progettuale e generazionale” tra la loro proposta e “l’accordo tra storici colonnelli ex An”. Il risultato ottenuto (poco più del 45% dei voti) non è trascurabile, segno che l’idea di far nascere un nuovo partito di destra (che comprendesse Fdi senza che questo assorbisse altre posizioni) con l’appoggio della Fondazione An aveva convinto più di qualcuno; il lavoro preparatorio di un anno, nella cornice di ForumDestra e con l’impegno concreto soprattutto di Prima l’Italia, non è però bastato a far approvare la mozione, anche se per poco – cosa che, al di là di dichiarazioni come “l’importante è combattere le battaglie in cui credi” (Francesco Biava, vicepresidente della Fondazione An) e “siamo molto orgogliosi della nostra battaglia per una #DestraUnita” (Gianni Alemanno), non rende necessariamente meno dolorosa la sconfitta.

Si riparte dunque da Fratelli d’Italia, che continuerà a poter usare nel proprio contrassegno il simbolo di An ma dovrà impegnarsi a non ostacolare l’ingresso di ex An nel partito (purché non si siano posti in contraddizione con gli antichi valori di quell’area); Alemanno, invece, sarebbe pronto a impegnarsi a costruire “un movimento per la Destra unita”. In che modo e con quali forze, è presto per dirlo.