Pippo Civati critico con Sinistra Italiana: ‘Possibile’ nasce dal basso, loro dai gruppi parlamentari

pippo civati possibile

“Noi siamo arrivati prima di Sinistra Italiana e abbiamo un progetto diverso che presenteremo a Napoli il prossimo 21 novembre”. Pippo Civati non ci sta a subire l’abbraccio mortale di Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre ed ex di Sel che dal giorno della manifestazione al Teatro Quirino di Roma cercano di richiamare il deputato milanese e il suo movimento Possibile alla “coesione contro l’uomo solo al comando di Palazzo Chigi”.

Secco il no di Civati ribadito due giorni fa ai microfoni del fattoquotidiano.it: “Ho sempre contestato l’operazione di far nascere partiti dai gruppi parlamentari – ha attaccato Civati rivendicando la differenza con il suo movimento– ‘Possibile’ è un progetto largo che parte dal basso e che si forma attraverso il consenso dei cittadini e dei comitati”.

Dopo la fallimentare esperienza referendaria – le firme raccolte contro “Buona Scuola”, trivelle, jobs act e Italicum sono state circa 300mila – il movimento fondato da Civati può contare ad oggi su 5.000 iscritti, 200 comitati referendari e 4 parlamentari del Gruppo Misto: Luca Pastorino, Beatrice Brignone, Andrea Maestri più ovviamente Civati. Così la risposta a Sinistra Italiana arriverà sabato 21 Novembre a Napoli dove verrà ufficializzata la nascita del nuovo partito “ma senza alcun personalismo”, chiarisce lo stesso ex candidato alla segreteria del Pd.

Pippo Civati, Possibile e la sinistra che rischia la frammentazione

Proprio nei giorni scorsi è partito il fuoco di fila di dichiarazioni per scongiurare quel malanno cronico della sinistra italiana che è la frammentazione di micro sigle incapaci di catalizzare il consenso degli elettori progressisti. Prima ci aveva provato Stefano Fassina proprio il giorno della presentazione dei gruppi parlamentari di SI al Quirino: “Con Civati lavoriamo insieme in Parlamento e sono sicuro che saremo insieme anche in futuro”. A stretto giro era arrivato anche il beneplacito di D’Attorre, ultimo dei fuoriusciti dal Partito Democratico: “Rispetto la scelta di Civati di mantenere un percorso autonomo – aveva detto l’ex deputato bersaniano sempre al fattoquotidiano.it – ma è evidente che ad un certo punto i percorsi si ricongiungeranno”. E ancora, sempre D’Attorre due giorni fa ad Un Giorno da Pecora assicurava: “Civati rientrerà, le strade si riuniranno. Credo che sarà inevitabile”. Ma avevano fatto i conti senza l’oste.

Così Civati mercoledì ha sbottato a stretto giro sul proprio blog:

Leggo molte agenzie oggi in cui gli esponenti di Sel e chi è appena uscito dal Pd dichiarano che avrei fatto male a non aderire al nuovo gruppo (che peraltro tutti presentano come un nuovo partito) e che prima o poi andrò ‘da loro’ (espressione che fa già pensare a un’idea un po’ curiosa: non faremmo insieme, ma sarei io a andare a trovarli) o che addirittura io ‘rientrerò’, bontà loro (ci mancava solo il paternalismo, ma segnalo che non devo rientrare anche perché sono esattamente dove ero prima).

Ergo:

Chiarisco per l’ultima volta: Possibile – che non è Civati, ma in Parlamento ha quattro parlamentari, con cui Civati discute alla pari – non ha aderito al nuovo gruppo perché non ne è convinto, perché non ne condivide i metodi, perché questa operazione ha già ingenerato le confusioni tra gruppo e partito che erano inevitabilmente in nuce.

Intanto nella mischia si è inserito anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, forse preoccupato dall’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli per l’Ansa secondo cui SI raggiungerebbe il 5,5% delle intenzioni di voto degli italiani. Nella sua e-news settimanale di due giorni fa il premier scriveva: “Credo che essere di sinistra non sia fare i convegni o organizzare piccoli partiti che non vinceranno mai”.

Giacomo Salvini