Sondaggio Roma, TP: M5S al 33%, partiti tradizionali all’angolo

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Dopo i 15 anni consecutivi di governo del centrosinistra con le giunte guidate da Rutelli e Veltroni, la parentesi di centrodestra con l’Amministrazione Alemanno e il ritorno del centrosinistra con l’elezione a sindaco di Ignazio Marino fino al commissariamento, la sensazione che le prime elezioni del dopo-Marino possano vedere travolti i partititi tradizionali è qualcosa che emerge chiaramente dal sondaggio su Roma realizzato da Termometro Politico che ha raccolto i dati dal 2 novembre, giorno in cui è finita ufficialmente l’era di Ignazio Marino sino a venerdì 12, e diffuso dal sito affaritaliani.it e da Radio Radio.

Interrogati sulle proprie intenzioni di voto ai singoli partiti alle prossime comunali, un terzo degli elettori fra coloro che indicano una lista, infatti, dichiara di voler esprimere la propria preferenza per il Movimento 5 Stelle, un altro 11% per una possibile lista in sostegno dell’ex sindaco Marino slegata dai partiti che lo hanno sostenuto fino agli ultimi eventi e ancora il 9% indica la lista civica legata all’imprenditore Alfio Marchini. Il PD, che da solo raccoglieva a Roma alle europee del 2014 il 43% e un anno prima alle comunali il 26,3% (senza considerare quindi la “lista del sindaco” al 7,4%), secondo il nostro sondaggio oggi non superebbe il 18%. Forse ancora più drammatici i dati dei partiti tradizionali del centrodestra: Fratelli d’Italia della romanissima Giorgia Meloni si attesterebbe al 9% e Forza Italia non andrebbe oltre il 6% (nel 2013 il Popolo della Libertà superava il 19%). A completare il quadro e confermare la tendenza all’interno del centrodestra si evidenzia, inoltre, l’8% attribuito alla lista Noi con Salvini.

Più confusa la situazione se si cerca di capire chi arriverà al ballottaggio. O meglio, chi affronterà il candidato del Movimento 5 Stelle, pressoché sicuro – indipendentemente da quale sarà il nome – di conquistarsi un posto al secondo turno se la lista “grillina” manterrà il consenso che oggi emerge dalle intenzioni di voto. Apparentemente in alto mare la ricerca del candidato del PD, che sembra non avere la carta giusta da giocare per tornare competitivo dopo il naufragio dell’Amministrazione Marino, con l’ex sindaco che potrebbe però candidarsi contro il proprio partito sottraendogli i voti necessari per raggiungere il ballottaggio. Non è chiaro neanche chi sarà il candidato del centrodestra. La divisione è fra Forza Italia che vorrebbe sostenere Marchini e Fratelli d’Italia e Lega che vorrebbero sostenere la Meloni. Fin quando non sarà chiaro se ci sarà o meno un candidato unico del centrodestra non sarà possibile valutare le chance concrete per questo schieramento di raggiungere il ballottaggio. In questo modo prende quota la possibilità di un secondo turno che veda protagonista, oltre al M5S, un candidato “civico” e in particolare lo stesso Alfio Marchini, soprattutto se si concretizzerà il sostegno di qualche partito accanto alla sua lista personale: ad ogni modo, anche dopo Mafia Capitale, secondo più del 60% degli elettori oggi i partiti “tradizionali” sono da considerarsi all’angolo in vista dell’elezione del prossimo sindaco di Roma.

Se il 43% dell’elettorato dichiara che non voterebbe mai un candidato del Movimento 5 Stelle, fra gli elettori cosiddetti “grillini” il 40% non indica un nome ma si rimette secondo le regole del movimento alla scelta della rete. Non fa quindi paura a due quinti degli elettori dei 5 Stelle il caso di Milano, dove con poco più di 300 voti nei giorni scorsi è stata scelta una candidata del tutto sconosciuta. Il 30% indica, invece, il volto probabilmente più forte e conosciuto del movimento a Roma, quello del deputato Alessandro Di Battista. Il 22% dichiara la propria preferenza per la consigliera capitolina uscente Virginia Raggi e un altro 4% indica la deputata Roberta Lombardi.

Infine, a confermare le difficili chance di vittoria del Partito Democratico nella Capitale, anche dopo la scelta di togliere il sostegno a un sindaco scelto attraverso primarie ed eletto, quindi, anche con i voti del partito oggi guidato da Renzi, dall’ultima domanda sondaggio di Termometro Politico emerge uno schiacciante 62% con l’opinione che non si possa più avere fiducia nel PD. A questo dato si aggiunge un 18% che si rifugia nel “non so” composto con ogni probabilità da (ex) elettori democratici in attesa di conoscere i saranno i prossimi passi del partito a Roma e quale il candidato sindaco.