Nomine Rai: tutti i nomi e le polemiche

nomine rai, campo dall'orto, daria bignardi rai3

Nomine Rai: dopo essere state annunciate dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto nella giornata di mercoledì, nella mattinata di giovedì le nomine dei nuovi vertici delle tre reti Rai hanno ricevuto, con la sola contrarietà dei due consiglieri in quota centro-destra Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale, il via libera del consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini, le cui attribuzioni in materia di nomine si limitano, in forza della legge di riforma della Rai in vigore da gennaio, all’espressione di un parere, peraltro non vincolante, rispetto ai nomi avanzati dal direttore generale. Solo nell’eventualità, improbabile alla vigilia e infatti non verificatasi, di un parere contrario congiuntamente espresso da 7 membri del Cda su 9 le proposte di Campo Dall’Orto sarebbero state bocciate.

Nomine Rai: tutti i nomi e le polemiche

È possibile, dunque, entrare nel dettaglio delle nomine di ieri, cominciando dalla promozione a direttore di RaiUno di Andrea Fabiano, classe 1976, già vicedirettore durante la gestione di Giancarlo Leone, il quale, a sua volta, passa al coordinamento dell’offerta televisiva dell’azienda, lasciando così la direzione della rete ammiraglia di casa Rai alla scadenza dei tre anni di mandato e, soprattutto, dopo aver incassato il lusinghiero risultato dell’ultimo Festival di Sanremo. A RaiDue esce di scena Angelo Teodoli, che passa a Rai 4, e gli subentra Ilaria Dallatana, fondatrice, con l’attuale sindaco di Bergamo Giorgio Gori, della casa di produzione televisiva Magnolia, di cui è anche stata vicepresidente. A RaiTre si chiude l’era di Andrea Vianello e al suo posto arriva, da La7, Daria Bignardi, che approda alla guida della terza rete Rai un po’ a sorpresa, dal momento che le previsioni della vigilia davano per favorito come nuovo direttore l’“interno” Andrea Salerno. Al giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli è stata invece affidata la direzione di Rai Sport.

Il quadro non sarebbe completo, tuttavia, se non si desse conto delle polemiche che, come sempre quando si parla della Rai, hanno fatto da cornice alle nomine dei nuovi vertici, a cominciare dal fronte, interno alla stessa azienda di Viale Mazzini, aperto dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della televisione pubblica, che in un comunicato lamenta ‘lo schiaffo’ metaforicamente ricevuto dai dipendenti Rai, e presentato dal sindacato come un atto di ‘sonora sfiducia e delegittimazione’ nei loro confronti, per il fatto che, con la sola eccezione di Andrea Fabiano, peraltro il più giovane direttore nella storia di RaiUno, Campo Dall’Orto abbia preferito rivolgersi a risorse esterne, dando così corpo, si legge ancora nel comunicato, al pregiudizio, che il sindacato dei giornalisti da tempo denuncia, contro ‘tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per il Servizio Pubblico, assicurando il primato alla Rai in termini di ascolto e credibilità’.

Ma le polemiche si sono ben presto trasferite da Viale Mazzini ai palazzi della poltica: se la Lega Nord, per bocca del segretario Matteo Salvini, ha parlato di ‘Telerenzi’ per definire il quadro delle nomine, i 5 Stelle hanno criticato soprattutto l’assenza di una procedura pubblica e trasparente per la selezione dei quadri dirigenti, mentre in controtendenza si è mostrato Carlo Freccero, consigliere d’amministrazione Rai in quota M5S, che ha affermato che nelle scelte di Campo Dall’Orto sembrerebbe aver prevalso ‘l’aspetto professionale e tecnico’.

Particolarmente forti le critiche nei confronti della nomina di Daria Bignardi a RaiTre: alla conduttrice si rimprovera soprattutto di essersi mostrata eccessivamente accomodante nei confronti del premier Renzi, specie nel corso dell’intervista che l’allora segretario del Partito Democratico rilasciò nel gennaio 2014 alla stessa Bignardi nel corso della trasmissione Le invasioni barbariche, in seguito alla quale, come mostrato da un video disponibile in rete e pubblicato da Il Fatto Quotidiano.it, Luca Sofri, marito della Bignardi, fermò Renzi, che usciva dallo studio televisivo, e lo salutò dicendogli ‘Ciao, capo!’: tanto è bastato per far parlare della possibilità di un imminente «renzizzazione» della Rai, che sarebbe quindi in stridente contraddizione con le parole con le quali il dg Campo Dall’Orto aveva difeso le proprie scelte in fatto di nomine, scelte a suo parere ‘basate su competenza, esperienza, merito e autonomia dai partiti’.

Quel che è certo, e che accomuna tra loro Campo Dall’Orto e le due nuove direttrici di rete, quindi la Dallatana e la Bignardi, è il fatto che i percorsi professionali di tutti e tre si sono incrociati con quello di Giorgio Gori, che ebbe il primo come vicedirettore a Canale 5 nei primi anni Novanta, la seconda come vicepresidente negli anni in cui fu alla guida di Magnolia, e chiamò la terza a condurre, nel 2000, la prima edizione italiana del Grande Fratello, sempre su Canale 5. Da parte sua, il sindaco di Bergamo, intervistato nella giornata di giovedì da Corriere.tv, ha smentito ogni ipotesi di un suo coinvolgimento nella scelta della Dallatana e dalla Bignardi, dando anche per certo che non vi sia stato alcun contatto tra Campo Dall’Orto e Renzi in vista delle nomine dei nuovi vertici. Con queste parole Gori ha voluto anche replicare al direttore del TgLa7 Enrico Mentana, che il giorno precedente sul suo profilo Instagram aveva pubblicato una foto di Renzi e dello stesso Gori, corredandola di un commento nel quale ricordava i rapporti intercorsi tra i nuovi dirigenti Rai e l’ex manager Fininvest, lasciando intendere che proprio quest’ultimo, definito il ‘Rutelli della tv’, potesse aver giocato un ruolo se non decisivo, certo importante, nel determinare le scelte operate a Viale Mazzini.

Enrico Grenga