Brexit: prevista attivazione dell’articolo 50 per il 9 marzo

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Aggiornamenti a cura della Redazione di Termometro Politico

Aggiornamento 1/2/2017 —> Theresa May propone attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona per il 9 marzo. La May sembra aver sconfitto le reticenze verso la soluzione più drastica, la ‘hard brexit’. 

Il governo di Londra ha perso la battaglia legale sull’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Per dare il via al processo di uscita dall’Europa dovrà passare dal voto parlamentare. Così ha decretato la Corte Suprema britannica. Su 11 giudici, solo 3 hanno votato contro la consultazione.

Pochi giorni prima del referendum sulla Brexit, avevamo già evidenziato come il risultato dell’espressione popolare fosse destinato a finire nelle mani di Westminster. Infatti, nel 1972 – dopo un referendum simile a quello sulla Brexit – è stato il Parlamento ad avviare la procedura definitiva di adesione all’Unione Europea con l’approvazione di una legge specifica. Da qui la decisione dei giudici. Solo il Parlamento può “fare e disfare” le leggi secondo l’ordinamento del Regno Unito. Quindi, serve il suo consenso per annullare la legge sull’adesione, in qualche modo, “bocciata” dagli elettori qualche mese fa.


 

Aggiornamento 25/6 16.30 —> Per la società di servizi di intelligence SITE l’Isis sta festeggiando per la vittoria del Leave: “Inizia la disintegrazione dei crociati”

Aggiornamento 25/6 16.00 —> Qualche giorno fa il comico John Oliver ha dedicato una puntata del suo show Last week tonight alle “bufale” della campagna a favore della Brexit

Aggiornamento 25/6 13.40 —> All’indomani del referedum sulla Brexit sono in molti a chiedersi come cambieranno le cose per i 3milioni di europei trasferitisi oltremanica

Aggiornamento 25/6 13.00 —> La petizione per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit ha raggiunto quota 1.064.727 firme 

Aggiornamento 25/6 11.30 —> Quanti sono gli studenti britannici che annualmente aderiscono al programma Erasmus e non lo potranno più fare? Quali sono le maggiori università dell’isola che accolgono più studenti Erasmus?

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Aggiornamento 17.15  —>  Il Washington Post riporta che dopo la vittoria dei Leave al referendum, migliaia di inglesi hanno cercato su Google “Che cosa succede se lasciamo l’Ue”.

Aggiornamento 17.15  —> I principali sindacati affiliati al Labour hanno pregato i parlamentari laburisti di non chiedere le dimissioni di Jeremy Corbyn, uscito sconfitto dal referendum ( il Labour ha fatto campagna per il Remain).

Aggiornamento 17.15  —>  Il gruppo di sinistra pro- Brexit TUSC (Trade Unionist and Socialist Coalition) ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede l’elezioni anticipate dopo le dimissioni di Cameron.

Aggiornamento 16.45  —> Tim Farron, leader Lib Dem, ha criticato duramente il leader laburista Jeremy Corbyn per come ha condotto la campagna elettorale per il Remain: “Storiche città laburiste sono finite nelle mani di Farage e dell’Ukip”.

Aggiornamento 16.45  —> Il voto sulla Brexit “conferma una crisi politica profonda, una crisi di identità e di strategia per l’Europa” e impone un rapido cambio di rotta nel modo di pensare dell’Unione Europea. Lo ha detto il premier greco, Alexis Tsipras in un discorso in tv. Il referendum britannico deve servire come “un campanello d’allarme o sarà l’inizio di un percorso molto pericoloso e scivoloso per i nostri popoli”, ha aggiunto.

Aggiornamento 16.37  —> Per l’economista della Lega Nord, Claudio Borghi, un referendum italiano simile a quello inglese è ad oggi impossibile: “Lo Stato che più dovrebbe essere nella convenienza di uscire sarebbe l’Italia – ha detto Borghi a Radio Cusano Campus – ma sappiamo benissimo che più che un referendum ci vorrebbe una volontà politica cha adesso non c’è, ci sarà nelle prossime elezioni dove la presenteremo noi della Lega. Il M5S”.

Aggiornamento 16.30  —> L’ex premier Enrico Letta, in un’intervista ad Huffington Post, ha affermato che ora la “priorità è evitare il panico”. Letta ha poi aggiunto: “Quello che suggerirei è di non trascinare per due anni la trattativa sull’uscita. L’obiettivo deve essere, lo ripeto, scongiurare il panico strutturale ed evitare danni per l’economia, creando un nuovo buco nero”.

Aggiornamento 16.15 —> Standard&Poor’s ha reso noto che rivedrà tutti i rating “che potrebbero risentire del risultato del referendum” con cui il Regno Unito ha sancito l’uscita dall’Unione europea. L’agenzia, in una nota di commento al voto, ha poi specificato che, “come detto negli ultimi mesi, alcuni rating potrebbero risentirne prima di altri, incluso il rating sovrano del Regno Unito e di tutte le entità direttamente collegate”.

Aggiornamento 15.45 —> Hillary Clinton ha usato le stesse parole di Obama per commentare il voto sulla Brexit. “This time of uncertainty only underscores the need for calm, steady, experienced leadership in the White House to protect Americans’ pocketbooks and livelihoods, to support our friends and allies, to stand up to our adversaries, and to defend our interests. It also underscores the need for us to pull together to solve our challenges as a country, not tear each other down”.

Aggiornamento 15.30 Christine Lagarde , presidente del Fondo monetario internazionale (FMI ) , ha accolto con favore gli “impegni”  presi da parte della Banca d’Inghilterra e della Banca centrale europea (BCE ) per cercare di puntellare i mercati.

Aggiornamento 15.23 Nasdaq e Dow Jones aprono in forte ribasso. E’ il peggior risultato dal 2011.

Aggiornamento 15.20 > Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha affermato che il Regno Unito rimarrà un alleato chiave così come l’Europa.

Aggiornamento 15.17 >  Un sondaggio privato condotto giovedì dal finanziere Lord Ashcroft ha rivelato alcuni dettagli circa i profili dei votanti al referendum. La maggior parte dei votanti per i Leave sono stati nell’ordine: pensionati, disoccupati, anziani, persone poco istruite. Viceversa, tra chi ha votato i Remain troviamo: universitari, occupati, giovani e immigrati.

Aggiornamento 15.11 Il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha parlato dell’esistenza di un piano di emergenza di otto pagine che contiene i dettagli di una strategia tedesca da adottare in caso di Brexit. Secondo il giornale “il divorzio tra Regno Unito ed Europa sarà difficile a causa dei tanti investimenti fatti dall’Uk nella Bce”. Nel piano di emergenza si prevede un ruolo di “paese partner associato” per il Regno Unito. Ma per il Regno Unito non ci sarà “alcun accesso automatico al mercato unico”. Una postilla messa per evitare che altri paesi emulino quanto fatto dagli inglesi.

Aggiornamento 15.11 > Press Gazette afferma che l’opinione di alcuni giornali di destra potrebbe aver influito in modo decisivo sul risultato del referendum. Il tabloid The Sun aveva dichiarato il suo appoggio alla campagna per i Leave.

Aggiornamento 15.07 Secondo un sondaggio, il 64% dei francesi sarebbe contrario all’uscita dall’Unione. Dopo la Frexit chiesta dalla LePen.

Aggiornamento 15.01 > Il premier italiano Matteo Renzi: “Facciamo prevalere ciò che ci unisce e non ciò che ci divide. E’ il tempo della forza calma. L’Europa ha bisogno di essere ristrutturata ma è la casa del nostro domani”.

Aggiornamento 14.55Per i bookmakers buone possibilità di vedere Boris Johnson a Downing Street.

Aggiornamento 14.45L’uscita del Regno Unito dall’Ue rischia di avere forti ripercussioni soprattutto nei mercati asiatici. Lo afferma uno studio della banca giapponese Nomura.

Aggiornamento 14.38 > L’agenzia di scommesse Betfair fino a ieri sera aveva scommesso sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Così non è stato. Ora in dubbio viene messa anche la eventuale vittoria di Hillary Clinton alle prossime presidenziale Usa che si terranno questo autunno (la candidata democratica nei sondaggi è data davanti al Repubblicano Trump)

Aggiornamento 14.30 Secondo Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group, la Brexit consentirà ai movimenti anti sistema e anti europei di guadagnare voti.

Aggiornamento 14.23 —> Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sarà più facile raggiungere un accordo di co-sovranità su Gibilterra. A dirlo è il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel García Margallo. Nell’enclave inglese il 96% ha votato per il Remain. Ma il primo ministro di Gibilterra Fabian Picardo ha allontanato un’eventualità del genere: “La nostra sovranità va rispettata”.

Aggiornamento 14.21 > Molti agenti immobiliari ritengono che il crollo della sterlina si tradurrà in un enorme afflusso di investitori stranieri.

Aggiornamento 14.18 Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney ha rassicurato gli investitori e i cittadini britannici e ha promesso che la Banca è pronta ad affrontare la “volatilità” della sterlina versando 250 miliardi di sterline sul mercato.

 

Aggiornamento 14.15 —> Tre grafici che mostrano il peso del voto dei più “anziani” in favore del Leave

Aggiornamento 14.00 —> Nicola Sturgeon, premier scozzese, ha detto che la possibilità di indire un altro referendum sull’indipendenza della Scozia sarà certamente presa in considerazione.

Aggiornamento 13.45 —> Il premier scozzese Nicola Sturgeon si rivolge ai cittadini Ue che vivono nel paese: “rimanete i benvenuti”.

Aggiornamento 13.00 —> Renzi: “Europa la nostra casa ma ha bisogno di essere ristrutturata”.

 Aggiornamento 12.10  > Cameron annuncia le dimissioni alla Regina.

Aggiornamento 11.50 —> Trump, in Scozia per inaugurare il suo esclusivo resort e golf club “Trump Turnberry”, si congratula con i britannici: “hanno ripreso il controllo del loro paese”.

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Svezia, Olanda e Francia. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, anche questi tre paesi potrebbero cogliere la palla al balzo e indire un referendum identico nei prossimi anni. “Che il Regno Unito esca o meno dall’Ue – ha dichiarato mercoledì al fattoquotidiano.it Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano – gli altri Paesi hanno capito che una contrattazione con l’Europa è possibile. Quindi faranno di tutto per ottenere più vantaggi possibili da questa situazione”. Intanto mercoledì, nell’ultimo giorno di campagna elettorale, era arrivato anche l’intervento a gamba tesa da parte del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker: “un voto fuori, è fuori dall’Ue, quindi voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato”.

Brexit, cosa prevedeva l’accordo Ue-Uk

L’Inghilterra si sa, non è mai stata completamente europea. Sì, è un Paese del vecchio continente, tuttavia ha sempre avuto una visione sovra continentale, mondiale. La famosa ‘teoria dei tre cerchi’ potrebbe ricalzare a pennello (dopo la seconda guerra mondiale, il Regno Unito organizzò le proprie attenzioni sul Commonwealth e sul rapporto con gli Stati Uniti. Solo dopo veniva l’integrazione europea). Adesso, dopo i risultati del referendum di ieri, l’Inghilterra dovrà rinegoziare tutti i rapporti con l’Ue in un periodo non superiore ai due anni, come prevedono i trattati. L’Ue aveva paura dell’uscita inglese e per questo nell’accordo di febbraio aveva concesso alcune libertà in merito alle condizioni dei migranti comunitari, come lo stop per sette anni dei benefit. Insomma, sebbene il primo ministro  Cameron avesse dalla sua il contentino di uno “status speciale” della Gran Bretagna nell’Unione, nel referendum di ieri ha miseramente fallito.

Brexit: le conseguenze di un’uscita

Ora che il Regno Unito è uscito dall’Ue, cosa succederà nell’immediato? Anzitutto ci saranno delle conseguenze finanziarie: sui mercati azionari e obbligazionari britannici e sulla moneta nazionale. Probabilmente assisteremo ad un peggioramento della bilancia dei pagamenti britannica e delle conseguenze sul mercato immobiliare di Londra. Inoltre, adesso,  l’Inghilterra può restare molto legata a Bruxelles (come Oslo), oppure avere un semplice trattato di libero scambio, il che la collocherebbe ai margini continentali. Tutto gira intorno alle dimensioni del rapporto col mercato europeo che verrà ridiscusso a Bruxelles.

Anche l’Unione Europea, tuttavia, non può certo sorridere: è pur vero che l’Ue importa meno di quanto Londra esporta, tuttavia con Brexit un pezzo da novanta (membro permanente del consiglio di sicurezza Onu) è fuori. E, come hanno sottolineato molti esperti, l’Europa potrebbe da oggi essere ancora più germanocentrica senza più il forte contrappeso politico del Regno Unito. Sul piano finanziario l’uscita dell’Inghilterra darà l’idea agli investitori di un lento processo di disgregazione europea, il che porterà inevitabilmente ad un periodo di ulteriore fragilità. E se anche altri Paesi volessero votare sull’uscita, sulla scorta di un populismo europeo crescente? Ecco di nuovo tornare in scena il sempiterno spread.

Referendum Brexit, dopo l’Uk anche la Svezia

Il primo paese ad aver mostrato una certa insofferenza nei confronti dell’Unione Europea è stata la Svezia. Secondo un sondaggio pubblicato due mesi fa da Tns Sifo, il principale istituto demoscopico svedese, oggi il 44% dei cittadini di quel paese vorrebbe rimanere nell’Ue contro un 32% favorevole all’uscita. Con la vittoria della Brexit, però, si ribalterebbe la situazione. In questo caso, il 36% degli svedesi vorrebbero seguire la Gran Bretagna fuori dall’Unione contro un 32% dei fedeli all’Ue. Dieci giorni fa lo stesso ministro degli Esteri svedese Margot Wallstrom alla Bbc ha confermato il suo sostengo al “Remain” e affermato che la Brexit potrebbe avere un effetto domino sugli altri paesi. “Il voto del referendum potrebbe influenzare gli altri Stati membri dell’Ue che così potranno dire: ‘Beh, se loro possono lasciare, forse dovremmo fare un referendum e lasciare anche noi”.

Brexit, in Olanda si parla già di “Nexit”

Poi c’è l’Olanda. La possibilità che Amsterdam esca dall’Unione è stata avanzata da Geert Wilders, leader del Partito della Libertà che alle elezioni politiche del 2012 ha ottenuto il 10,1% dei voti (15 seggi alla Camera) nonostante due anni prima avesse preso il 15,5% (24 seggi). Il populista euroscettico Wilders dieci giorni fa ha rilanciato sulla Brexit con un tweet che indicava la strada verso una futura “Nexit”, ovvero l’uscita anche dei Paesi Bassi dall’Unione Europea.

Brexit, Le Pen: se divento Presidente indirò un referendum

Infine la Francia. Marine Le Pen ieri ha annunciato che se alle presidenziali del 2017 dovesse diventare Presidente della Repubblica, indirà subito un referendum sull’uscita della Francia dall’Ue. “Tutti i popoli devono poter votare sull’appartenenza all’Unione europea” ha detto la numero uno del Front National al raduno del gruppo Europe of Nations and Freedom. In realtà, secondo un sondaggio Opinion Way solo il 26% dei cittadini francesi, ad oggi, sarebbe favorevole alla “Frexit” contro un 51% di contrari e 23% di indecisi. Ma da qui all’aprile 2017 la strada è lunga.

Giacomo Salvini

Daniele Errera