Perché Nirenstein ha rinunciato all’incarico di ambasciatrice di Israele

Articolo pubblicato da Daniele Errera il 12/05/2016

“Ringrazio il primo ministro per la sua fiducia in me. Voglio esprimere la volontà di continuare a contribuire allo Stato di Israele al meglio delle mie possibilità”, firmato Fiamma Nirenstein, designata dieci mesi fa come prossima ambasciatrice di Israele presso Roma. Poi la rinuncia, per motivi “personali”.

Al tempo Nirenstein fu tutt’altro che insoddisfatta della scelta, anzi. Aveva ringraziato il premier Benjamin Netanyahu, sostenendo come “combattere contro la diffamazione di Israele e per l’esaltazione del suo magnifico attaccamento alla democrazia, benché circondato da nemici, sia il compito primario di ogni ebreo”. Atteggiamento combattivo quello della Nirenstein, italo-israeliana già deputata del Popolo della Libertà (2008-2013) e vicepresidente della Commissione Esteri. Un ruolo e un atteggiamento che, secondo alcune indiscrezioni, le avrebbe attirato le antipatie addirittura di Palazzo Chigi, che sembra abbia addirittura chiesto a Gerusalemme di ripensare alla nomina. Un’indiscrezione fondata? Dalla presidenza del Consiglio e dal governo israeliano è arrivata tuttavia la smentita.

Nirenstein, che cosa c’è dietro la rinuncia

La rinuncia di Nirenstein resta comunque. Le sue motivazioni, quelle ‘personali’, potrebbero però nascondere un fatto risalente a vent’anni fa. L’allora giornalista descrisse la moglie dell’allora premier Netanyahu (deja vu), come “un mostro vestito da first lady”. Secondo il quotidiano Haaretz è questa la ragione latente che ha portato Nirenstein a rinunciare alla carica di ambasciatrice. Nonostante questo, da Gerusalemme fanno sapere come “il premier non abbia ritirato il suo appoggio alla candidatura”.

E’ comunque un periodo non particolarmente felice per Netanyahu. Le sue scelte come ambasciatori non hanno pienamente convinto. E’ il caso di Dani Dayan, le cui credenziali non sono state accettate dal Brasile. Dayan è stato perciò ‘dirottato’ presso New York, dove è riuscito ad inimicarsi i lobbisti di J Street. Anche per Danny Danon, indirizzato alle Nazioni Unite come rappresentante di Gerusalemme, la strada sembra in salita per via delle sue posizioni di marcata destra: contro l’accordo coi palestinesi e pro annessione dei territori della Cisgiordania. Insomma, che sia all’interno dei territori nazionali o presso le ambasciate, quando si parla di Israele spesso si surriscalda il clima.

Daniele Errera