Comunali Roma, Virginia Raggi e l’esenzione Imu per il Vaticano

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Comunali Roma, Virginia Raggi e l’esenzione Imu per il Vaticano

A due settimane dalle elezioni amministrative la campagna elettorale entra nel vivo, e con essa tornano al centro alcune delle questioni più controverse. Una delle polemiche è l’annosa questione dell’esenzione dell’Imu per gli immobili di proprietà del Vaticano.

Una delle prime ad aver toccato l’argomento era stata Virginia Raggi, candidata del M5s. Intervistata da Repubblica, la Raggi aveva annunciato di voler recuperare 400 milioni di euro imponendo l’ Imu “alle strutture del Vaticano usate per esercizi commerciali”. Una presa di posizione importante, che però era già stata anticipata dallo stesso stato Vaticano per mezzo di Papa Francesco. Il Pontefice, lo scorso settembre, si era dichiarato favorevole ad un ritocco al regolamento sull’ Imu che prevede il pagamento per le strutture religiose che siano almeno in parte destinate a uso commerciale, con il pagamento dell’imposta proporzionalmente allo spazio utilizzato per le attività di lucro.

Un’apertura importante, che porterebbe ad una notevole ricaduta positiva per le casse del comune. A Roma, il Vaticano possiede infatti un immenso patrimonio immobiliare: sono quasi trecento le sole “case per ferie” di proprietà di enti religiosi. Circa settecento appartamenti, invece, fanno capo alla Congregazione per l’ evangelizzazione dei popoli, alcuni sono gestiti come affittacamere o B&B di lusso dai privati che li hanno presi in affitto da Propaganda Fide.

La questione delle “case per ferie” era stata già sollevata l’ estate scorsa Riccardo Magi, segretario dei radicali, che da consigliere comunale aveva rilevato una certa opacità nel pagamento delle imposte: se il 40 per cento delle 246 congregazioni che gestiscono le case pagava regolarmente l’ Imu, altre invece erano del tutto sconosciute al fisco. Sulla questione gettito fiscale, la stima di 400 milioni di euro sembra potrebbe essere sovrastimata. Il contenzioso tra Vaticano e Campidoglio è circa 20 volte inferiore, e la previsione delle entrate dovrebbe attestarsi su una cifra tra i 500 milioni di euro e il miliardo.

Vaticano, un giro d’affari di 4 miliardi di euro in Italia

Il patrimonio del Vaticano si compone di circa un milione di strutture immobiliari, per un valore di circa 2mila miliardi di euro che comprende diverse tipologie: parrocchie, curie, sedi vescovili, case generalizie, conventi, seminari, asili, oratori e ospedali. Del patrimonio vaticano, il 30% si trova in Italia. Questi 115mila fabbricati frutterebbero un giro d’ affari di circa 4 miliardi di euro legato al turismo religioso. Una cifra che però va analizzata. Nella cifra si inseriscono anche i beni situati nel territorio italiano ma di proprietà del Vaticano che, essendo uno Stato straniero, non è soggetto al pagamento dell’ Imu: immobili di proprietà delle Congregazioni della Santa Sede, molti dei quali situati a Roma, come quelli appartenenti a Propaganda Fide e che in base agli accordi del 1984 sono esenti dal pagamento di tasse. Ed anche in questo caso bisogna effettuare una distinzione in base al tipo di attività svolta: gli immobili destinati esclusivamente all’ esercizio pubblico del culto sono esenti dal pagamento dell’ Imu, mentre per i beni utilizzati per altre attività è previsto il pagamento dell’ Imu quando si svolge attività commerciale.