La legge di Stabilità che verrà

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Manca più o meno un mese e mezzo al varo della legge di Stabilità ma i giornali hanno già cominciato a delineare i punti focali della manovra finanziaria. In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Federico Fubini analizza la legge di Stabilità in quattro capitoli.

Il primo riguarda l’assistenza, costa circa due miliardi e include un «bonus» per le pensioni più basse e le misure per l’Ape, l’anticipo pensionistico previsto grazie ad accordi con banche e assicurazioni; l’impegno di mezzo miliardo per le famiglie più povere per ora sembra rinviato al 2018 per mancanza di risorse.

Il secondo capitolo mira a rafforzare l’istruzione, con 300 o 400 milioni di incentivi per il diritto allo studio, i ricercatori e le istituzioni educative. Si lavora poi a un terzo pilastro del bilancio a sostegno della competitività d’impresa. Qui ricade un forte aumento delle soglie di reddito a cui si applicano gli sgravi fiscali sui premi di produttività (costo: 250 milioni) e la conferma del super ammortamento al 140%, ossia la deduzione fiscale maggiorata per le aziende che investono (costo: 800 milioni); si aggiungono poi 100 o 200 milioni di misure più piccole, come certe spalmature fiscali delle perdite d’impresa. Servirà poi almeno un altro miliardo e mezzo per impegni già presi: il bonus da 80 euro alle forze di polizia, certi trasferimento sociali, le missioni delle forze italiane all’estero, gli aumenti per gli statali.

In totale queste misure previste nella prossima legge di Stabilità aumentano il deficit di poco meno di 5,5 miliardi. Nel frattempo si lavora ad azioni che riducano il disavanzo per sei o sette miliardi di euro: tre da un’ulteriore revisione della spesa pubblica, uno dalla razionalizzazione dell’Ace (gli incentivi fiscali al rafforzamento patrimoniale d’impresa lanciati nel 2012), ancora un miliardo una tantum dalla riapertura al rimpatrio dei capitali nascosti al fisco con la «voluntary disclosure», quindi interventi ad hoc sui tabacchi o radiofrequenze.

Tutto questo però potrebbe non bastare per centrare un deficit all’1,8% nel 2017. All’appello mancano infatti 15 miliardi.