Terrorismo islamico: si temono ritorsioni contro la Polizia

terrorismo

Terrorismo islamico: si temono ritorsioni contro la Polizia

Continuano le indagini sulle ultime ore di Anis Amri. Gli inquirenti provano a ricostruire i movimenti del terrorista tunisino attraverso le immagini di sicurezza che lo ritraggono nelle stazioni d’Oltralpe e le telefonate che probabilmente ha effettuato dalla Francia. Potrebbe essere arrivato a Sesto per trovare appoggio e documenti falsi, secondo le ipotesi investigative più accreditate. Per questo, le forze dell’ordine stanno scandagliando il mondo sommerso della Jihad lombarda, più volte colpito dalle operazioni anti-terrorismo negli ultimi mesi. Nel frattempo, Maurizio Vallone, capo del Servizio controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, con una lunga intervista al Corriere della Sera, parla di allerta terrorismo e misure precauzionali in vista dei festeggiamenti dell’ultimo dell’anno.

Terrorismo islamico: si temono ritorsioni contro la Polizia

L’Italia si blinda. Tutte le manifestazioni pubbliche saranno soggette a controlli stringenti.

“Oltre agli agenti in servizio in ogni città, abbiamo 1.800 uomini a disposizione per potenziare i servizi quando questori o prefetti lo richiedono. L’aspetto principale in questo momento riguarda quanto accade prima delle manifestazioni ritenute a rischio: noi elenchiamo le prescrizioni da rispettare, se la risposta non è adeguata scatta il divieto”.

Sostanzialmente, “un concerto di fine anno non si potrà svolgere se non ci saranno “filtraggi” delle persone all’entrata e all’uscita, come avviene negli stadi. Inoltre dovranno essere montate le barriere di cemento per impedire l’accesso dei mezzi. In ogni occasione saranno presenti le Unità operative antiterrorismo”.

In pratica, verranno schierati 800 uomini di Polizia e Carabinieri divisi in “pattuglie addestrate dai Nocs che si muovono su macchine blindate e con la dotazione di fucili ad alta precisione. Sono sempre su strada e intervengono in caso di emergenza”. Inoltre, precisa sempre Vallone, dopo l’uccisione di Amri, il bersaglio principale dei terroristi potrebbero essere le “divise” ma, ovviamente, a preoccupare di più è la possibile vendetta degli jihadisti “in un posti affollato”.