Cooperazione tra Iran e Usa, Kerry frena

Ufficialmente il dialogo è cominciato ma non è affatto detto che sfoci in una collaborazione: Iran e Usa fianco a fianco in Iraq a combattere la minaccia dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) resta una ipotesi lontana. Ma non impossibile. In un’intervista a Yahoo!News,il segretario di Stato americano John Kerry ha detto che tutte le opzioni sono sul tavolo tranne una collaborazione militare, posizione confermata anche dal portavoce della Casa Bianca Josh Earnst: gli Stati Uniti non prenderanno parte ad azioni militari coordinate insieme a Teheran.

Eppure Iran e Usa potrebbero avvicinarsi come mai è accaduto negli ultimi decenni. Secondo il Wall Street Journal, i due governi potrebbero avviare un qualche tipo di collaborazione per mettere un freno all’avanzata delle truppe jihadiste in Iraq. Teheran nei giorni scorsi aveva aperto a un’ipotesi del genere.

Dalle parti di Washington però prevale la cautela. Kerry ha detto di non escludere che una collaborazione con l’Iran possa essere utile: escluso è invece un accordo di tipo militare. Lo ha confermato anche il Pentagono. Le preoccupazioni dell’amministrazione americana derivano dal fatto che collaborare con l’Iran (sciita) potrebbe complicare i rapporti con la minoranza sunnita in Iraq e con gli stati sunniti nel Medio Oriente, Arabia Saudita compresa.

Sul tavolo resta l’opzione che prevede l’utilizzo dei droni. Kerry lo ha ribadito, sostenendo nell’intervista a Yahoo!News che il presidente Barack Obama sta “prendendo attentamente in considerazione ogni ipotesi disponibile”. I raid aerei “non sono la risposta completa ma potrebbero essere una delle opzioni importanti”. Quel che sembra certo è che gli Usa non resteranno ancora a guardare: “Quando ci sono persone uccise e massacrate devi intervenire per fermare tutto questo” ha detto Kerry, “e fai quelli che devi fare, che sia fermarli dal cielo o in un altro modo”.

Nel frattempo sono stati inviati 275 militari statunitensi a Baghdad: serviranno a proteggere l’ambasciata Usa. I soldati entrano in Iraq con il consenso del governo locale, ha puntualizzato la Casa Bianca. Già nelle scorse ore Washington aveva inviato nel Golfo una nave da trasporto anfibio con 550 marine, ulteriore rafforzamento del gruppo navale guidato dalla portaerei USS George H.W. Bush.