Canone speciale Rai: il malumore delle partite Iva

Scoppia nuovamente la polemica sul cosiddetto “canone speciale“, che permette alla RAI di chiedere il versamento dell’imposta alle aziende iscritte alle Camere di Commercio. L’obiettivo principale è di far pagare la tassa sulla tv a tutte quelle attività che ne fanno un uso lavorativo, dagli hotel ai ristoranti. Ma la polemica monta.

TROPPE LETTERE – La protesta è innescata dal fiume di lettere con richiesta di pagamento spedite dalla tv di Stato ed arrivate un po’ a tutti, dagli artigiani ai commercianti sino alle partite Iva dotate di un pc, utilizzato per lavorare e non certo per guardare trasmissioni televisive. Ciò costringerà le persone coinvolte a giustificare l’eventuale mancato pagamento, dimostrando sia l’assenza di apparecchi televisivi sia l’utilizzo del pc per scopi necessariamente diversi da quello televisivo.

VECCHIA STORIA – Il consigliere Rai Antonio Verro minimizza il problema: “il canone speciale esiste per legge, la polemica di questi giorni è una vecchia storia”. E rilancia: “il punto è che finora la Rai è stata timida ed ora invece non più“. E spiega i motivi alla base della legge: “il canone è una tassa di possesso e lo devono pagare tutti quelli che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive fuori dall’ambito familiare nell’esercizio di un’attività commerciale e a scopo di lucro diretto o indiretto: per esempio alberghi, bar, ristoranti, uffici”. Ma le partite IVA minacciano battaglia.

Emanuele Vena