Legge elettorale 2018: rinvio in commissione, il Pd prende tempo

legge elettorale, modifiche italicum, bersanellum
Legge elettorale 2018: rinvio in commissione, il Pd prende tempo
Ci risiamo. Dopo la pausa estiva, continua la telenovela sulla legge elettorale che non vuole cambiare nessuno. Una legge così delicata si cambia insieme, si sente ripetere da più parti. Ma il Movimento 5 Stelle sembra avere le idee chiare: non è una priorità del Paese. Insomma, siamo già in piena campagna elettorale. E proprio ieri Termometro Politico ha pubblicato un sondaggio con le intenzioni di voto degli italiani. Con oltre il 28%  il M5S è il primo partito alla Camera. D’altronde – dopo la scissione del Pd poco prima dell’estate – un calo del partito di Matteo Renzi era inevitabile.

Legge elettorale 2018: confusione nel Pd

Ogni decisione è rinviata a martedì 12 settembre. Su richiesta del Pd, infatti, la commissione Affari costituzionali della Camera ha deciso di rinviare la definizione del calendario per l’esame della riforma del sistema di voto. Mercoledì 13 già fissata la Conferenza dei capigruppo per il calendario d’aula. “Sicuramente riuniremo degli organi di gruppo, ma questa è decisione che spetta al presidente Ettore Rosato” –  ha dichiarato Emanuele Fiano del Partito Democratico. Già a maggio i disegni di legge presentati erano stati 31, di cui 11 del Pd. Forse un po’ troppi per un partito di governo.

Il deputato Giuseppe Lauricella  – sempre del Pd –  aveva poi proposto il premio di coalizione e non di lista. Immediata la stoccata   “Parla a titolo personale  – ha precisato immediatamente il relatore e compagno di partito Fiano. “Non è così, parlo a nome dell’area Orlando e di tanti altri che vogliono davvero la legge elettorale” – ha replicato l’altro. Insomma, la situazione è tutt’altro che chiara.

Legge elettorale 2018: le posizioni dei partiti

Tutto e il contrario di tutto. Molta confusione anche sulle proposte degli altri partiti. Forza Italia punta sul sistema tedesco, che ha riscosso l’apprezzamento di  Ap e, in parte, dalla sinistra. La Lega di Matteo Salvini, invece, si avvinghia al Mattarellum. Infine, i grillini si tirano fuori e riportano in auge il tema dei vitalizi. L’unica cosa certa è che l’attuale legge, il Colsultellum. Ad oggi il sistema elettorale ha un impianto proporzionale e, dunque, il premier sarà necessariamente scelto da un accordo tra i partiti. Altro che elezione diretta. Il premio di maggioranza al 40%  è poi solo un’illusione (oltre a essere un miraggio). Infatti, il premio è presente solo alla Camera e non al Senato.

Legge elettorale 2018: M5S, prima i via i vitalizi

Lo storpio sistema elettorale attualmente in vigore non sembra essere una priorità per il Movimento 5 Stelle. “I partiti fremono per la legge elettorale, il Movimento si prepara alla battaglia per abolire i vitalizi” – ha dichiarato qualche giorno fa Luigi Di Maio a Cernobbio. Dello stesso avviso il 5 Stelle Danilo Toninelli che twitta: “Mentre i vecchi partiti fremono per la legge elettorale migliore per loro, il M5S si prepara alla battaglia per abolire i vitalizi”. Questa mattina a Omnibus su La7, Stefano Esposito del Pd ha attaccato duramente Toninelli e i 5 Stelle per l’incapacità di rispettare gli accordi presi fuori dall’aula e di avere franchi tiratori. In sostanza, il movimento non sarebbe un interlocutore credibile.

LO SPECIALE SULLE PENSIONI A QUESTO LINK

SEGUI IL TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E SU TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL NOSTRO FORUM