Elezioni politiche 2018: l’innovativa figura dello scacciavoti. Ecco chi è

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Elezioni politiche 2018: l’innovativa figura dello scacciavoti. Ecco chi è

Signore e signori, ecco a voi un nuovo protagonista della campagna elettorale in corso. A dire il vero, anche grazie alla pervasività dei social, “lui” si era già affacciato prepotentemente sulle scene in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre e delle ultime tornate amministrative ma ultimamente è davvero ovunque: è il tragico “supporter di partito scacciavoti”.

Animato da buone intenzioni e dotato di banda larga, pubblica da mattina a sera di tutto a favore del “suo” partito e di tutto contro gli altri, senza alcuno spunto critico e senza alcun senso della misura. Il supporter scacciavoti pensa che il suo starnazzare in rete, il suo ossessivo postare a ripetizione, il suo ottuso riproporre contenuti a volte falsi, spesso ovvi, sempre pesanti, aiuterà il partito da lui appoggiato, a prendere più voti; e invece non si accorge che questa sua propaganda è una delle migliori ricette disponibili in questa campagna elettorale per motivare gli indecisi e spostare il loro voto. Sì, ma dalla parte opposta a quella appoggiata dal Nostro.

Elezioni politiche 2018: la ricerca sulla figura dello scacciavoti

Una recentissima ricerca qualitativa sui comportamenti intimi di decisione elettorale effettuata in Emilia Romagna, autofinanziata dall’istituto che dirigo, tra le tante cose curiose che ha fatto emergere, ha portato in luce questo idealtipo sociale, infausto per ogni partito, corrente, movimento: il supporter che, proprio come l’immancabile tizio che vuole a tutti i costi essere tuo amico e uscire in gruppo con te ma che con il suo fare goffo e sgradevole allontana ogni possibilità di farsi apparire simpatici verso l’esterno, anziché portare voti al gruppo di cui è felice di far parte, li allontana.

Come le nostre analisi sulle organizzazioni ci insegnano, spesso sono i soggetti ai livelli intermedi a cui viene dato un po’ di potere ad essere i più accaniti sostenitori delle istanze dell’organizzazione di cui fanno parte, ancora più smaniosi dei vertici stessi di dimostrarsi fedelissimi alla linea, rigidi esecutori, controllori severissimi, tutori dell’ordine ed evangelisti della morale “giusta” verso il resto dei membri tanto da rischiare di perdere ogni lucidità, rispetto, umanità e da rendersi invisi al resto del gruppo.

Così accade anche nella società politicizzata: quadri intermedi, piccoli miracolati dalla politica, sostenitori da circolo o da bar del loro partito, sono spesso così smaniosamente attivi con la loro foga di portare ragioni di voto a qualunque costo al partito che sostengono, ma anche così impreparati a farlo in maniera corretta, che in realtà con la loro azione non aumentano i voti di chi è già a favore (ovviamente), non portano voti da chi è già contro (anzi infiammano ulteriormente la contrapposizione), mentre indispongono e spingono al voto nella direzione contraria, tutta quel segmento latente di elettori titubanti che, ammorbati da propaganda sciocca ed asfissiante propugnata dal maldestro supporter scacciavoti di turno, rischia di votare dalla parte opposta solo per un rigetto (psicologicamente giustificato) verso i suoi modi e le sue argomentazioni, spesso pretestuose, non verificate, inutili ai fini di un dibattito costruttivo, ripetute allo sfinimento ecc ecc ecc.

Elezioni politiche 2018: promemoria per partiti, movimenti e coalizioni

Probabilmente, partiti attenti alla loro campagna, dovrebbero chiedere a molti dei loro supporter (capetti intermedi o fan sfegatati di partito, chiacchieroni da bar o tigrotti a tastiera, frustrati in cerca di una valvola di sfogo o aspiranti carrieristi, qualunque profilo questi abbiano non importa), di smetterla di fare campagna elettorale fai-da-te sui social altrimenti rischiano paradossalmente di farli perdere. Che si lascino parlare i leader e i programmi e chi è titolato a rappresentare il partito, altrimenti vincerà il partito che annovera meno di queste piaghe della propaganda da social network nelle sue fila.

Ovviamente, a scanso di equivoci, questo vale per tutti i i partiti / coalizioni / movimenti / impasti / partnership / collaborazioni occasionali o continuative o più verosimilmente a progetto, in campagna elettorale oggi.

Lorenzo Notari

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