Pier Ferdinando Casini sui marò: “riportiamoli a casa”

“Adesso riportiamo a casa i marò”. L’appello è di Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato. In un’intervista concessa a ‘QN’, il leader dell’UDC analizza la vicenda dei militari ancora bloccati in India, anche alla luce dei fermenti politici in atto nel gigante asiatico.

SILENZIO OPEROSO – Così Pier Ferdinando Casini sull’operato del governo in merito alla vicenda: “il silenzio del governo è un silenzio operoso, non una dimenticanza o una trascuratezza”. E spiega: “come gli stessi marò hanno sollecitato il 2 giugno nel collegamento con le commissioni congiunte, vogliamo tenere ben distinte le due questioni: l’arbitrato internazionale al quale l’Italia ha deciso di adire e gli spazi di possibile mediazione politico diplomatica che si devono tenere aperti”.

CAMBIO DI GOVERNO NON NEGATIVO – “Il fatto che in India ci sia stato un cambio di governo non è negativo, perchè è vero che il premier Narendra Modi può essere più lontano da noi, ma la sua storia personale è molto diversa da quella di una italiana che è poi diventata una preminente figura politica in India”. Pier Ferdinando Casini è perciò ottimista: “i pregiudizi dell’opinione pubblica indiana, che impedivano la piena libertà di manovra di Sonia Ghandi, oggi non esistono più”.

ELOGIO ALLA MOGHERINI E CRITICA ALL’UE – Pier Ferdinando Casini analizza l’operato della Farnesina, elogiando l’azione del ministro degli Esteri e spingendola verso altre cariche prestigiose, nel totonomine a livello UE che va avanti da settimane: “la Mogherini sta lavorando molto sul tema marò e lo farà con ancora più efficacia se sarà il rappresentate della politica estera dell’Unione”. Tuttavia, il leader dell’UDC non può fare a meno di analizzare il modus operandi piuttosto sfilacciato dell’UE: “l’Europa sullo scenario internazionale non esiste perchè parla con troppe voci ed è afona con l’unica voce che dovrebbe parlare, quella dell’Ue. Quello che sta succedendo a Gaza e quello che è successo con la Russia e l’Ucraina purtroppo ne sono la prova”.

Emanuele Vena