Governo ultime notizie: Decreto dignità, mancano le coperture. Via a rischio?

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Governo ultime notizie: Decreto dignità, mancano le coperture. Via a rischio?

È passata più di una settimana dall’approvazione in Consiglio dei Ministri del Decreto Dignità. Tuttavia, il testo si trova ancora sul tavolo del ministro del Lavoro Luigi Di Maio; insomma, non è ancora approdato alla Ragioneria dello Stato, leggi Giovanni Tria. Dal Mise si rassicura: “tempi necessari per l’armonizzazione delle norme con la relazione tecnica”; d’altra parte, pare che siano soprattutto le fratture interne alle maggioranza giallo-verde a pesare sul ritardo.

Governo ultime notizie: Decreto dignità, mancano le coperture. Via a rischio?

Alla Ragioneria generale dello Stato, in capo al Mef, spetta il compito di esaminare tutti i provvedimenti – non solo quelli licenziati dal governo – che possono avere una ripercussione sui conti pubblici. Dunque, verificata l’adeguatezza delle coperture (maggiori spese per minori entrate), questa appone la propria “bollinatura” sulla relazione tecnica che accompagna le norme.

Solo dopo averla incassata, al netto di un eventuale passaggio in Parlamento, un provvedimento può essere inviato al Colle per la firma del Presidente della Repubblica. Innanzitutto, il Decreto Dignità non è arrivato alla Rgs perché manca proprio la relazione tecnica. Infatti, alcune norme avrebbero modificato leggi esistenti complicando il lavoro dei tecnici di Di Maio ma anche di altri ministeri.

Le questioni tecniche, però, spiegano fino a un certo punto tali tempistiche; d’altronde, 5 stelle e Lega non si impegnano troppo a nascondere lo scontro politico che si sta consumando sul contenuto del decreto. In particolare, ora come ora, sono i voucher a creare attrito tra Movimento (che li osteggia) e Carroccio (che li vorrebbe reintrodurre). Detto ciò, per contrastare il protagonismo di Salvini, Di Maio starebbe cercando di stringere comunque i tempi; il decreto dignità dovrebbe giungere alla Camera il 24 luglio, anche se qualcuno chiede un passo indietro e lo studio di un disegno di legge ben più articolato.

In ogni caso, resta un grosso ostacolo sulla strada del capo pentastellato: la “prudenza” del ministro Tria. In pratica, è probabile che con il decreto diminuiranno i contratti a tempo determinato; questo determinerà un minor gettito per l’erario. Non si parla di grandi cifre ma di stime in merito nella relazione tecnica non c’è traccia.

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