Sondaggi elettorali, luglio 2018: contro Europa sovranista, le intenzioni di voto nei Paesi del Gruppo di Visegrad

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Sondaggi elettorali, luglio 2018: Europa, le intenzioni di voto nei Paesi del Gruppo di Visegrad

Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia sono i Paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad, nato nel 1991 con l’obiettivo di fungere da elemento di cooperazione culturale e politica. Un’alleanza che si distingue all’interno dell’Unione Europea – di cui tutti e quattro i Paesi fanno parte dal 2004, sebbene solo la Slovacchia abbia ad oggi adottato la moneta unica – per un approccio decisamente sovranista e contrario alle spinte federaliste sovranazionali. Una “contro Europa sovranista” che negli ultimi mesi si è consolidata in particolar modo sullo scottante tema della crisi migratoria, con una ferma opposizione alle politiche di redistribuzione dei migranti portate avanti in seno all’UE. Ma quale è la situazione dei sondaggi elettorali in questi 4 Paesi, stando alle rilevazioni condotte dai principali istituti demoscopici nazionali?

Sondaggi elettorali Europa, luglio 2018: le intenzioni di voto in Ungheria

Come si può facilmente intuire, un po’ ovunque sono i partiti euroscettici a farla da padrone. A partire dall’Ungheria, il cui premier Viktor Orban viene considerato un po’ come il kingmaker all’interno del Gruppo di Visegrad. Il suo Fidesz, alleato da anni con il Partito Popolare Cristiano Democratico, veleggia ben oltre il 50%. Un dato persino in crescita rispetto alle elezioni dell’aprile scorso, che hanno visto l’asse raccogliere il 49% dei consensi e circa 2/3 dei seggi in Parlamento. Cifre a cui fa da contraltare il profondo declino della sinistra socialista (MSZP). Scesa dal 25% del 2014 a poco meno del 12% alle ultime elezioni. Ed ancora in calo nelle ultime rilevazioni, che la vedono mediamente appena sopra il 10%.

L’unica vera opposizione ad Orban sembra ormai essere Jobbik. Partito ugualmente nazionalista ed euroscettico, al netto della svolta moderata attuata nell’ultimo anno per attirare in particolar modo il consenso di un sempre più smarrito elettorato socialista. Una linea che però non sembra produrre particolari frutti. Ad oggi, infatti, Jobbik non andrebbe oltre il 17%. In calo sia rispetto al 19% dell’aprile scorso che al 20% delle elezioni di 4 anni fa.

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Sondaggi elettorali Europa, luglio 2018: le intenzioni di voto in Repubblica Ceca

I cittadini della Repubblica Ceca si sono recati alle urne meno di un anno fa, sancendo il successo del partito ANO 2011 di Andrej Babis, che è diventato il nuovo premier del Paese alla guida di un governo di minoranza monocolore, che ha successivamente visto l’ingresso di ministri del Partito Socialdemocratico (CSSD) e l’appoggio esterno del Partito Comunista (KSCM).

Pur con una composizione spostatasi gradualmente verso il centro-sinistra, l’esecutivo Babis non si dimostra meno euroscettico degli altri partner di Visegrad. Ulteriore testimonianza ne è il muro eretto negli ultimi giorni dal premier sulle richieste del suo omologo italiano, in merito alla questione della redistribuzione dei migranti. Non a caso, l’euroscetticismo è uno dei tratti principali che uniscono i tre partiti di governo. Una linea che sembra piacere all’elettorato, stando alle ultime rilevazioni. Che vedono i 3 partiti di governo confermare sostanzialmente le posizioni di aprile se non crescere di qualche punto, con ANO al 29% e CSSD ed KSCM rispettivamente all’8 e 9%.

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Sondaggi elettorali Europa, luglio 2018: le intenzioni di voto in Slovacchia

In Slovacchia la situazione sta diventando molto difficile per i socialdemocratici europeisti (SMER-SD), dopo le dimissioni dell’ex premier Robert Fico in seguito alla crisi di governo generata dalle proteste di massa succedute all’uccisione del giornalista Jan Kuciak. L’avvicendamento tra Fico e il nuovo premier Peter Pellegrini ha contribuito a tamponare l’emorragia di consenso provocata dall’assassinio di Kuciak. Dopo aver perso 3-4 punti nelle prime settimane, lo SMER-SD ora sembra tenere al 21%. Restando partito di maggioranza relativa ma registrando un calo di ben 7 punti rispetto al risultato elettorale del 2016.

Riguardo ai partner di governo dei socialdemocratici, passo avanti per i nazionalisti di SNS. Che ora sarebbero in doppia cifra ed in crescita di un paio di punti rispetto al 2016. Stabili al 6% invece gli europeisti di Most-Hid, che avevano costretto Fico alle dimissioni. Contrari alla burocrazia di Bruxelles invece i liberali SAS, che ad oggi si confermano come maggior partito di opposizione, guadagnando 2 punti rispetto a 2 anni fa e crescendo sino al 14%. Crescono di 3 punti i neonazisti di L’SNS (11%), ad oggi terza formazione del Paese.

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Sondaggi elettorali Europa, luglio 2018: le intenzioni di voto in Polonia

Ad un anno dalle prossime elezioni, in Polonia tutto sembra prevedere un nuovo successo di Diritto e Giustizia (PIS), la formazione di destra euroscettica fondata dai fratelli Kaczynski, che può attualmente contare sia sul premier (Mateusz Morawiecki) che sul presidente della Repubblica (Andrzej Duda). Con il 43% il PIS si confermerebbe nettamente il primo partito polacco. Crescendo di ben 6 punti rispetto al 2015 e tornando ai livelli del 2005. Resterebbe al 24-25% invece Piattaforma Civica, il principale partito di opposizione.

Le prossime elezioni potrebbero riconfermare – perlomeno in parte – la Waterloo della sinistra andata in scena nel 2015. Che vide nessun partito in grado di conquistare seggi in Parlamento. Accreditata dell’8% è l’Alleanza della sinistra democratica, dopo la fallimentare esperienza del 2015 all’interno della coalizione Sinistra Unita, incapace di superare la soglia di sbarramento dell’8% prevista per le coalizioni. Stavolta, in caso di corsa solitaria potrebbe andare meglio, visto la diversa soglia (5%) applicata ai singoli partiti non coalizzati. Conferma attorno al 9% invece per Kukiz’15, la formazione di destra antipartitocratica fondata dal musicista Pawel Kukiz. In bilico attorno alla soglia del 5% invece i popolari di PSL (stabili). Stesso valore per i liberali di Nowoczesna (in calo di un paio di punti rispetto al 2016).

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