Presidenziali in Messico: gli sfidanti

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Tra meno di tre mesi (esattamente, il 1° Luglio) il Messico sarà chiamato alle urne per scegliere il successore dell’attuale presidente Felipe Calderón. Le elezioni determineranno chiaramente il futuro politico del Paese dopo dodici anni di governo del PAN (Partido de Acción Nacional), che può essere a tutti gli effetti considerato un partito di ispirazione cristiana e di centro-destra. Il presidente in Messico viene eletto direttamente dal popolo in un’elezione a turno unico che assegna la vittoria al candidato che ottiene più voti, abbia o non abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei voti (un classico sistema “first past the post”) e al presidente in carica è costituzionalmente negata la possibilità di ricandidarsi.

I contendenti alla carica di Presidente sono quattro:

Enrique Peña Nieto: candidato del PRI (Partido Revolucionario Institucional), il partito che, prima delle storiche elezioni del 2000, aveva dominato la vita politica messicana per ben 71 anni consecutivi. Il partito, nonostante sia associato nella memoria collettiva messicana a frodi elettorali e a diffusa corruzione, dopo 12 anni di opposizione sembra nuovamente competitivo e in grado di prevalere (legittimamente) nelle elezioni di luglio. Peña Nieto, ex governatore del maggiore Stato della Federazione, è un candidato giovane (45 anni), con una faccia fresca che però non dissipa del tutto le ombre di un partito, il PRI, che rimane frequentemente chiacchierato e che è accusato di godere più dei contendenti dell’appoggio dei clan del narcotraffico.

– Josefina Vázquez Mota: è stata Ministro dell’Istruzione nel governo Calderón ed è ora la candidata ufficiale del partito di governo, il PAN. Piuttosto conservatrice riguardo alle questioni sociali, Vázquez Mota sta cercando con la sua campagna di distanziarsi quanto più possibile dall’operato del Presidente Calderón, sebbene abbia dichiarato di voler proseguire la lotta al narcotraffico inasprita duramente durante questa legislatura. Donna candidata alla presidenza, spera di poter replicare in Messico le esperienze elettorali di altre donne latinoamericane che nel corso dell’ultimo decennio sono riuscite ad accaparrarsi la guida dei governi di Cile, Brasile, Argentina, Panama e Costa Rica.

– Andrés Manuel López Obrador: ex sindaco di Città del Messico, è il candidato del PRD (Partido de la Revolución Democratica), rappresenta l’alternativa di sinistra al PRI. E’ celebre in Messico per essere arrivato estremamente vicino alla vittoria nelle presidenziali del 2006, quando solo uno 0,58% dei voti gli impedí di battere l’attuale presidente Calderón. A quei risultati seguirono furenti polemiche e Lòpez Obrador non accettò il risultato, ritenendolo frutto di brogli elettorali. Per ben sei settimane il candidato e i suoi sostenitori occuparono uno snodo centrale della capitale, fino a quando si rassegnarono de facto ai risultati, sgomberando la piazza per sfinimento e per timore di un violento intervento della polizia. Il taglio della sua campagna di quest’anno sembra essere relativamente più moderato rispetto al 2006 e più volte il candidato ha fatto riferimento a voler diventare una sorta di Lula per il Messico, piuttosto che una versione locale di Hugo Chavez.

– Gabriel Quadri de La Torre: ecologista e ricercatore, è il candidato del nuovo partito Nueva Alianza. Si presenta come rappresentante del mondo della scuola, dell’università e della ricerca, ma non ha né un’organizzazione territoriale né la visibilitá nazionale necessaria a permettergli di  competere alla pari con gli altri tre candidati.

La campagna elettorale è appena cominciata e nel corso del suo svolgimento i rapporti di forza tra i vari candidati potrebbero cambiare drasticamente. Guardando però ai sondaggi attuali, il candidato del PRI Peña Nieto sembra nettamente in vantaggio rispetto a Lòpez Obrador e Vàzquez Mota, con Quadri de La Torre che sembra raccogliere solamente un consenso marginale.

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Il presidente uscente, Calderòn, è estremamente impopolare e il cavallo di battaglia della sua presidenza, la dura lotta al narcotraffico, ha fatto registrare solamente un drammatico aumento della violenza nel Paese (50.000 morti legate al narcotraffico dal 2006 ad oggi), senza nessun risultato dimostrabile in quanto alla riduzione del volume di traffico. L’economia messicana, colpita duramente dalla crisi degli Stati Uniti, a cui è legata da un cordone ombelicare solidissimo, è stata messa a dura prova negli ultimi anni. Sebbene i segnali di ripresa siano evidenti, il 51% dei messicani viva ancora al di sotto della soglia di povertà e le diseguaglianze all’interno del Paese sono crescenti.

In questo scenario, con un López Obrador che non sembra riuscire a riguadagnare la grinta e l’appeal del 2006, la vittoria di Peña Nieto sembra al momento lo scenario più probabile. Per quanto infatti possa sembrare assurdo, data la storia politica del PRI, é proprio lo storico partito, insieme al suo giovane candidato, che sembrano offrire all’elettorato messicano la migliore prospettiva di cambiamento e di rinnovamento della classe politica.

La campagna elettorale rimane comunque lunga e avvincente e il Termometro Politico farà del suo meglio per seguirla attentamente fino alle elezioni di Luglio.