Contratto a chiamata 2018: limiti età, retribuzione e disoccupazione. Guida

contratto part-time contratto a chiamata contratto tempo determinato

 Contratto a chiamata 2018: limiti di età, retribuzione e disoccupazione. Guida

Continuiamo a proporvi le nostre guide – scritte in maniera semplificata e alla portata di tutti – sulle tipologie di contratti lavorativi, descrivendo le caratteristiche principali di ognuno. Qui, ci occupiamo del celebre contratto a chiamata. Introdotto già 15 anni fa per cercare di limitare il lavoro nero, è stato solo leggermente modificato dal Jobs Act senza, però, essere rimosso. Nella semplificazione delle tipologie contrattuali, quindi, il contratto a chiamata (o a intermittenza) continua ad essere valido.

Contratto a chiamata e lavoro autonomo: una differenza sostanziale ed elementi fondamentali

Specifichiamo immediatamente che, nonostante la natura incostante e peculiare del contratto – per cui non c’è soluzione di continuità lavorativa -, si tratta pur sempre di un contratto di lavoro subordinato. Questo perché è unicamente il datore di lavoro a decidere i tempi e i modi (previsti dal contratto stipulato) di impiego del soggetto dipendente. Differisce, pertanto, dal lavoro autonomo, dove il possessore della partita IVA non è contrattualmente vincolato e dispone di maggior flessibilità, oltre a dover pagare autonomamente i contributi sulle fatture emesse.

Contratti a chiamata con causale oggettiva o soggettiva: ecco la differenza

Attualmente, c’è un limite di età imposto dal contratto a chiamata con causale soggettiva: ovvero, bisogna avere meno di 24 anni (con l’obbligo di concludere il contratto e le attività entro il compimento del 25esimo anno d’età) o, in alternativa, più di 55 anni.

Nei casi in cui, invece, ci siano una reale necessità di prestazioni discontinue o intermittenti – così come stabilite dal CCNL – , si fa riferimento alla causale oggettiva.

Mutuo online: prima casa e agevolazioni giovani ad agosto 2018

Durata del contratto a chiamata e limitazioni

Il datore di lavoro non può utilizzare il contratto a chiamata per sostituire lavoratori in sciopero. Inoltre, non è concesso a quei datori che abbiano provveduto a ridurre ore lavorative; a effettuare licenziamenti collettivi che siano finalizzati all’assunzione di dipendenti volti a svolgere le stesse mansioni, ma attraverso contratto a chiamata. Inoltre, il datore di lavoro deve garantire la sicurezza dei propri dipendenti e, pertanto, deve essere presente la valutazioni dei rischi in materia di sicurezza sul lavoro.

Per il dipendente, è possibile avere più di un contratto a chiamata, sempre e quando le due imprese non siano in competizione diretta e sempre che i giorni di disponibilità garantiti alle imprese non coincidano.

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM