Rimborsi celiachia: aumentano i limiti di spesa, le fasce in Gazzetta

Rimborsi celiachia: aumentano limiti di spesa

Rimborsi celiachia: aumentano i limiti di spesa, le fasce in Gazzetta.

Modifiche importanti relative ai rimborsi celiachia e in particolare ai limiti di spesa e agli alimenti a cui spetta il rimborso. Il decreto del 10 agosto 2018 firmato dal ministro della Salute Giulia Grillo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 199 del 28 agosto 2018. L’oggetto del decreto è infatti il seguente. “Limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine”, relativamente alle “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”. Le novità hanno riguardato un aumento delle soglie di spesa per i bambini e conseguentemente una riduzione del tetto per adulti, uomini e donne, e anziani. Le modifiche non sono state particolarmente apprezzate dalle associazioni dei consumatori.

Rimborsi celiachia: categorie alimenti senza glutine per celiaci

Nel testo pubblicato in Gazzetta si legge quanto segue. “Ai soggetti affetti da celiachia, compresa la variante della dermatite erpetiforme, è riconosciuto il diritto all’erogazione gratuita degli alimenti con dicitura ‘senza glutine, specificatamente formulati per celiaci’ o ‘senza glutine, specificatamente formulati per persone intolleranti al glutine’”.

Per categorie di alimenti senza glutine specificatamente formulati per celiaci, si intendono le seguenti.

Rimborsi celiachia: limiti di spesa, le modifiche

Per quanto riguarda i limiti massimi di spesa per l’erogazione gratuita degli alimenti senza glutine per celiaci di cui sopra si fa riferimento all’apposito allegato. Inoltre si informa che i limiti di spesa vengono aggiornati periodicamente dal Ministero della Salute in base alla variazione dei prezzi medi al consumo degli alimenti senza glutine di base specificamente formulati per celiaci (pane e pasta).

L’allegato riporta così la seguente tabella relativa ai limiti mensili massimi di spesa.

Fascia di età Maschi Femmine
6 mesi – 5 anni 56 56
6 – 9 anni 70 70
10 – 13 anni 100 90
14 – 17 anni 124 99
18 – 59 anni 110 90
> 60 anni 89 75

Le modifiche hanno riguardato anche le fasce di età e non solo i limiti di spesa. Per comprendere meglio le differenze, le vecchie soglie di spesa possono essere riassunte nella seguente tabella.

Fascia di età Maschi Femmine
< 1 anno 45 45
1 – 3 anni 62 62
4 – 10 anni 94 94
Età adulta 140 99

Entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto sarà pubblicato il registro nazionale privo degli alimenti senza glutine non rientranti nella categoria. Al tempo stesso, entro 3 mesi dalla pubblicazione del registro nazionale, le Regioni dovranno provvedere ad adeguare le modalità di erogazione degli alimenti senza glutine.

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Rimborsi celiachia: la rabbia di Federconsumatori

Con un comunicato pubblicato sul proprio sito il 30 agosto 2018, Federconsumatori esprime tutta la propria rabbia nei confronti del decreto. “La norma è decisamente peggiorativa rispetto alla precedente”, si legge. “Sia in termini economici, sia in merito alla varietà di prodotti acquistabili”. La scelta di modificare i limiti di spesa “colpisce in particolar modo i soggetti più vulnerabili e appare non solo incomprensibile ma addirittura paradossale; soprattutto se si pensa al grave disagio economico in cui versano migliaia di pensionati”. Federconsumatori critica anche la specifica sull’utilizzo del contributo solo per prodotti specifici, mentre prima si parlava più genericamente di “prodotti dietetici senza glutine”. Tuttavia la selezione di prodotti senza glutine in commercio risulta piuttosto ampia e la limitazione risulta perciò molto importante.

“Considerando l’elevato costo dei prodotti senza glutine rispetto a quello dei prodotti ordinari, non riusciamo davvero a trovare un senso alla decisione di diminuire gli importi. Inoltre il sistema di erogazione dei contributi, gestito su base regionale, prevede che in alcune aree geografiche i celiaci possano usufruire dell’agevolazione solo per gli acquisti presso le farmacie, che applicano prezzi ancora più alti”. Infine un sollecito al ministero della Sanità, “il cui scopo primario è quello di tutelare la salute di tutti i cittadini”, ma di fatto va a penalizzare “economicamente e socialmente chi soffre di questa malattia”.

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