Analisi sondaggio IPSOS per Ballarò 10/4/2012

I sondaggi di Ipsos, divulgati durante l’ultima puntata Ballarò, rivelano sempre informazioni utili e non solo in riferimento alle intenzioni di voto.

In particolare, questa settimana, è il tema del finanziamento pubblico ai partiti a tenere banco e proprio su questo aspetto Pagnoncelli ha aperto diversi spunti di riflessione sul finanziamento ai partiti ma anche sul rapporto tra italiani e politica.

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Andando per ordine osserviamo il sondaggio sulle intenzioni di voto e notiamo il cambiamento più rilevante ossia la caduta verticale della Lega che perde il 3%. Un’oscillazione così forte, oltre ad essere inusuale in un tempo così limitato, rivela chel’affair che in questi giorni ha investito Bossi e non solo ha avuto effetti che, con l’avanzare delle inchieste, possono risultare devastanti da un punto di vista elettorale per il Partito del Nord. Difficile sapere dove sia il 3% perso dalla Lega; certamente notiamo una leggera risalita del Pdl e un aumento dell’1% dell’area del non voto. Probabilmente tra questi dati esiste una relazione , ma a guardare bene c’è un altro partito che cresce di quasi un punto percentuale e si tratta dell’ Idv. Ipotizzare un passaggio di consensi dalla Lega all’ Idv è sicuramente azzardato sopratutto considerato che i due partiti (entrambi a forte spinta leaderistica) sono stati e sono su sponde diverse; tuttavia la voglia di pulizia della base leghista associata al senso di frustrazione di molti elettori del Carroccio può spingere portare consensi al partito che più di tutti (spesso con Lega) in questi anni ha cercato di caratterizzarsi come “partito delle giustizia senza se e senza ma”.

Abbastanza stabile la situazione delle altre formazioni. In particolare i due partiti maggiori da almeno due settimane appaiono poco dinamici nei consensi e sopratutto non appaiono in grado di difendere il bipolarismo considerato che oggi la loro somma non raggiunge il 50%.

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Passando invece ai sondaggi dettati dall’attualità ci ha molto colpito la rilevazione che riguarda i finanziamenti ai partiti che è riassunta dai quesiti due e tre.

In particolare nelle prime due tabelle, il dato di maggior rilievo, appare la volontà espressa, da parte dei cittadini elettori, di non finanziare più i partiti considerato che, se pur in maniera trasparente, spetta ai privati finanziare le formazioni per cui simpatizzano e, in merito al rischio di “appaltare” la politica ai più ricchi gli elettori rispondo con un generico “oggi è diverso rispetto al passato, oggi questo rischio non c’è più”.

 

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Questi sondaggi, a mio avviso, rivelano due aspetti della vita politica dell’Italia.

In primo luogo dimostrano come l’emotività, in questa fase storica, giochi un ruolo chiave, considerato che dal ’93 fino al caso Lusi soltanto qualche voce isolata si era levata per contestare il finto rimborso elettorale che agiva da vero e proprio finanziamento.

Inoltre, sempre per colpa dell’emotività, si prospettano soluzioni che, probabilmente, renderebbero ancor più losco il meccanismo di finanziamento dei partiti; sostenere infatti che sono i privati a dover finanziare i partiti significa realmente appaltare la politica ai più ricchi, specialmente in un paese come il nostro dove la ricchezza maggiore risiede in pochissime famiglie che non sono soltanto ricche ma sono molto più ricche, in termini relativi, dei “ricchi normali” che incontriamo negli altri paesi.

Inoltre sostenere il finanziamento privato trasparente (due termini che difficili da conciliare) dei partiti richiederebbe un radicale cambiamento del concetto di rappresentanza e di democrazia. Negli Usa, infatti, il meccanismo di finanziamento ai candidati (più che ai partiti) si regge su un rigorosissimo sistema di leggi che si fonda sul lobbismo esercitato alla luce del sole. Tale sistema è frutto di una visione molto anglosassone della democrazia, che si confà poco e male alla realtà europea.

In definitiva, in merito ai finanziamenti ai partiti, gli italiani sembrano avere poche idee e neanche tanto chiare, a dispetto di una visione smaliziata della vita politica che ha sempre caratterizzato l’elettorato italiano.

Sarebbe infatti curioso accontentare chi oggi si esprime a favore del finanziamento privato contro il finanziamento pubblico per poi rilevare tra qualche mese, con una survey, che gli italiani sono schifati dai partiti (tutti) perchè ricattati dalle banche, dalle assicurazioni e dalle multinazionali, i poteri forti in generale che, grazie ai soldi, riescono ad ottenere vantaggi per pochi a discapito di molti.

Tutto sommato, uno scenario del genere, non ci sorprenderebbe di certo.