Quanto si perde con Quota 100 o chi ci guadagna e quanti soldi

Con Quota 100 c’è chi ci perde e chi ci guadagnerà? Ma chi sono i beneficiari più avvantaggiati dalla misura? E chi i più penalizzati?

Quanto si perde con Quota 100
Quanto si perde con Quota 100 o chi ci guadagna e quanti soldi

Convenienza Quota 100


Meglio uscire fino a 5 anni prima usufruendo di Quota 100 oppure attendere la maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia? La risposta può essere solo ed esclusivamente soggettiva, mentre la variazione sotto il profilo economico sarà piuttosto evidente. Quota 100 senza limiti né penalizzazioni, continuano a ribadire dal governo. Ma è vero che una limitazione c’è, quella del cumulo con reddito da lavoro. E la penalizzazione è insita nella scelta del beneficiario. Nel senso che chi uscirà prima con Quota 100 avrà un assegno più basso. Chi invece resterà al lavoro fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia prenderà di più. E ciò perché avrà versato più contributi: l’equazione, insomma, appare semplice.

Quando si esce con Quota 100

Resta il fatto che il requisito minimo per accedere a Quota 100 ammonta a 38 anni di contributi. Come ormai è noto da mesi, non sarà una Quota 100 pura, dove basterebbe sommare l’età anagrafica e contributiva per arrivare a 100 (ad esempio 60+40). Bisognerà invece avere 62 anni di età e soprattutto almeno 38 anni di contributi. Un numero ingente per alcune categorie di lavoratori, come chi ha avuto carriere discontinue, ma anche per le donne. Le quali potrebbero consolarsi con Opzione Donna, che comunque, pur chiedendo un requisito anagrafico minore, impone un minimo di 35 anni di contributi.

Quota 100: il nodo contributi

Ma Opzione Donna è un vantaggio rispetto alla pensione anticipata ordinaria (41 anni e 10 mesi di contributi richiesti), non a Quota 100. Per raggiungere gli anni di contribuzione richiesta sarà comunque possibile ricorrere al cumulo gratuito, o al riconoscimento dei contributi figurativi, per i quali, sul decreto in attesa di approvazione del Consiglio dei Ministri, non è stato fissato alcun tetto.

Quota 100: quanto si perde?

Come abbiamo scritto all’inizio, tuttavia, Quota 100 non sarà un’opzione obbligatoria, ma facoltativa. E sarà quindi una scelta soggettiva da parte del lavoratore. Stando a quanto riportano alcuni recenti dati elaborati da Progetica e citati in un servizio di DiMartedì a cura di Emanuela Pendola, è qui il succo della questione.

Facendo l’esempio pratico di un lavoratore dipendente classe 1958 che guadagna 2.000 euro netti al mese. Se questi propendesse per la pensione di vecchiaia, dovrebbe aspettare fino al 2026, ovvero quando avrà compiuto 67 anni e 7 mesi. L’alternativa è Quota 100: potrebbe uscire 5 anni e 4 mesi prima. Questa sua scelta avrà comunque un costo. Se dovesse uscire nel 2026 andrebbe a incassare 1.761 euro. Se invece optasse per Quota 100, uscirebbe nel 2020 con un assegno di importo pari a 1.244 euro. Il taglio sarebbe di 517 euro al mese, ovvero il 29% in meno.

Questo sarebbe quindi il prezzo da pagare per andare prima in pensione. Conviene? Solo i potenziali beneficiari di Quota 100 possono rispondere a questa domanda.

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