Benedette pensioni! Benedetti immigrati! Di Gobettiano

Benedette pensioni! Benedetti immigrati! Di Gobettiano

di Gobettiano ed il suo omonimo Blog su “LaStampa.it”.

Qualche giorno fa sul Corriere della Sera è stata pubblicata l’intervista che l’ottimo Sergio Rizzo ha fatto al ministro sacconi. Marginalmente, osservo che il ministro si avventura in accostamenti assai opinabili ed originali sostenendo che i temi’della vita’ quali l’aborto, la pillola RU486 o il testamento biologico nella visione della Chiesa Cattolica hanno stretto rapporto con il ‘vitalismo economico sociale’. Non saprei dire se questo accostamento indichi un avvicinamento delle posizioni del ministro sacconi all’impostazione etico-religiosa che ha assunto il ministro tremonti. Dubito che gli studiosi e gli accademici di economia accoglierebbero questo approccio un po’ troppo ‘audace ed originale’.

Di oggi l’intervento del governatore di BankItalia, Mario Draghi al Meeting di Comunione e liberazione in corso a Rimini. (Per chi volesse spaziare, una raccolta di articoli sul Governatore qui sul Sole 24 Ore)

Pur non esattamente sovrapponibili molti temi trattati dai due uomini sono stati comuni ed hanno riguardato la realtà economico-sociale attuale e prospettica dal punto di vista dei rispettivi ruoli ma con approcci piuttosto diversi. Salta agli occhi rilevare l’attenzione di Draghi per il capitale umano e per la formazione-istruzione dei giovani a raffronto con la doglianza di sacconi circa la scarsa disponibilità dei giovani ai l’avori manuali ed alla fatica’. Così come salta agli occhi la sottolineatura che il Governatore marca a proposito della necessità di alzare l’età pensionabile che si raffronta con la necessità, secondo sacconi, di coniugare la crescita con il debito pubblico ed il declino demografico. Mentre il governatore Draghi afferma che l’immigrazione va governata. Non si tratta ovviamente di mere polemiche o giudizi di valore bensì di visione e prospettive chiare e nell’ottica di una economia liberale espressa da Draghi ed un approccio diverso del ministro sacconi che, sinceramente mi suscita la sensazione di una visuale assai più chiusa. Qui voglio fare un ragionamento assai semplice sul declino demografico cui cennava il ministro sacconi e con ciò che esso implica per il paese ed il suo futuro. Banalmente il declino demografico si manifesta quando l numero delle morti è superiore al numero delle nascite. Il ministro sacconi, poco felicemente, parla di declino demografico. Dico poco felicemente perchè in realtà, gli italiani per diritto di sangue sono in declino demografico ma la popolazione ‘residente’ aumenta per effetto dell’immigrazione e della regolarizzazione di extracomunitari o comunque di stranieri. Che pur residenti non sono italiani non avendo la cittadinanza. Sta di fatto comunque che gli indici di natalità Italiani sono bassi. Se volessimo indagarne, seppur rapidamente le ragioni, potremmo fare un lungo elenco a cominciare dalla scarsa fiducia nel futuro a cui molti guardano con timorosa, preoccupata diffidenza ma, senza andare per vie impervie, in argomento mi chiedo e chiedo se già questo non sia un segno di declino del paese. Ci sono ragioni più terra terra ma non per questo meno rilevanti. Gli stipendi bassi, servizi di assistenza sociale ed assistenza all’infanzia non adeguati né sufficienti e paradossalmente, in apparenza, il basso numero di donne che lavorano. In argomento, senza tediare con dati e statistiche ISTAT e OCSE, su questa pagina del CENSIS qualche riferimento sintetico ma chiaro. Per chi amasse la precisione ed i dettagli, eccovi serviti con un bel link a DEMO ISTAT.

 

La conclusione è che nei paesi dove la percentuale di donne che lavorano è molto alta ed i servizi sociali sono efficienti, fecondità e natalità sono cresciute nel tempo. E le due cose sono intimamente legate tra di loro.

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La demografia, la popolazione hanno anche a che fare con il sistema pensionistico. Bassa natalità vuol dire anche innalzamento dell’età media della popolazione di cui qualche dettaglio, sempre per i precisissimi si trova qui che però poco rileva. Dò per scontato che empiricamente, sappiamo tutti che la popolazione invecchia. Ma altrettanto scontato è che per fortuna la vita media si sta allungando rapidamente. Mettendo insieme le cose, il risultato è che cresce molto e velocemente il numero di persone che maturano la pensione ed altrettanto il tempo di vita durante il quale le pensioni dovranno essere pagate. Siamo al dunque. Le risorse da destinare alle pensioni sono assai pesanti e crescenti in termini assoluti per il crescere dei pensionati, per i tempi di godimento delle pensioni e per meccanismi automatici previsti dalla legislazione vigente. Le pensioni sono alimentate dalla contribuzione INPS e dalla fiscalità generale e nel 2003 (fonte ConfCommercio) pesavano al 15,15% sul PIl. ma con un andamento crescente che è stimato al 20% per il 2010.

Se quindi la popolazione ‘italiana’ declina, diminuiscono coloro che lavorano e pagano i contributi il meccanismo rischia di diventare insostenibile se non esplosivo. A meno di una crescita economica che è semplicemente impensabile in un paese che soffra il declino demografico. Le conclusioni sono molteplici: è necessario aumentare e con una certa sollecitudine l’età pensionabile per tutti ed anche nel settore privato. E’ ragionevole ritenere l’intervento fatto dal governo sull’età pensionabile delle donne dipendenti pubblici troppo timido, spostato in avanti nel tempo e produttivo di non significativi risparmi di spesa. Vanno rivisti i meccanismi automatici che incrementano la spesa pensionistica. Il metodo contributivo andrebbe generalizzato e subito. Fondi pensione e pensioni integrative possono essere una risorsa da utilizzare più largamente ed efficacemente. La presenza degli stranieri che regolarmente lavorano in Italia, va ripensata radicalmente foss’anche solo per l’egoistico ed un pò cinico motivo che questo segmento di popolazione residente paga le tasse ed i contributi e paga al 100% trattandosi in gran parte di lavoratori dipendenti.

Va tenuto in debito conto che la commissione tecnica del ministero dell’Economia ha ribadito che solo una crescita del PIL pari al 2% annuo consentirà di tenere sotto controllo la spesa pensionistica. E l’Italia non vede da lustri una crescita del 2% e senza interventi continuerà solo a sognarsela.

Lo sviluppo, la crescita, il debito pubblico, il sistema pensionistico come attualmente strutturato sono obiettivamente un sogno, anzi un’utopia piuttosto azzardata in un paese in declino demografico. Per fortuna, come prima detto l’Italia non è in declino demografico a patto di andare oltre i pregiudizi, di tener conto che qui ed oggi ci sono poco più di 3,5 milioni di lavoratori immigrati che possono ben essere una risorsa che permetterà la quadratura del cerchio. Al di là di sole ragioni di principio, l’approccio giusto, prudente e razionale in chiave di futuro e sviluppo possibile sia quello di tentare finalmente di governare il fenomeno immigrati ed immigrazione con tutto quel che ne consegue. E se questo per qualcuno dovesse presentare un costo sotto qualunque aspetto, anche politico esso va sostenuto. Nell’interesse del paese e di tutti noi italiani.