Franco CFA: chi lo stampa e dove, quant’è il cambio in euro

Franco CFA, di cosa si tratta, i Paesi che lo adottano e il dibattito che da dicenni impazza in Africa e in Europa sui suoi vantaggi e svantaggi

franco CFA
Franco CFA: chi lo stampa e dove, quant’è il cambio in euro

Cambio Franco CFA-Euro e dove si stampa


Probabilmente prima delle frasi di Di Maio che hanno scatenato l’ira del governo francese pochi conoscevano il franco CFA.

Si tratta di uno dei pochi esempi di moneta unica al di là dell’euro.

E infatti proprio all’euro è strettamente legato da un cambio fisso (1 euro per 656 franchi CFA). In realtà in origine, dopo la decolonizzazione degli anni ’50 e ’60, la moneta era collegata al franco francese, la divisa dell’ex potenza coloniale. Ma dopo il 1999 naturalmente subentrò l’euro.

Sono molti i Paesi che la adottano, in prevalenza facenti parti della cosiddetta Franceafrique. E sono in realtà due le monete, il franco CFA dell’Africa Occidentale e quello dell’Africa Centrale.

Il franco CFA dell’Africa Occidentale è ufficiale in Mali, Togo, Benin, Guinea Bissau, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Senegal, Niger.

Quello dell’Africa Centrale invece in Ciad, Camerun, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Gabon, Congo-Brazzaville.

E da sempre genera polemiche e un dibattito economico che ora pare avere raggiunto l’Europa

Franco CFA, pregi e difetti

Come ogni moneta unica il franco CFA ha per i suoi difensori il pregio di dare stabilità all’economia, evitare l’inflazione che ha colpito spesso altri Paesi africani, favorire i commerci all’interno dell’area e rendere più economiche le importazioni dall’Europa.

Ora tuttavia come ovunque successo con la globalizzazione si assiste a una perdita di importanza dei tradizionali sbocchi commerciali. I Paesi africani esportano il 25% delle proprie merci (prevalentemente materie prime) e non più il 50% in Europa. Cresce l’importanza dell’Asia per esempio. E però manca la possibilità di fare oscillare i cambi in base alla variazione delle monete asiatiche.

Manca pure la possibilità di aggiustarli in concordanza con i cambiamenti dei prezzi delle materie prime, come per esempio il cacao, che questi Paesi commerciano. O svalutando per acquisire competitività.

Sono gli stessi dibattiti del resto che vediamo in Europa.

E continueranno anche quando il polverone delle polemiche in Italia e Francia si sarà prima o poi posato

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