Dal Salone di Francoforte uno sguardo al mondo dell’auto

Dal Salone di Francoforte uno sguardo al mondo dell’auto

 

La scorsa domenica si è chiuso il Salone di Francoforte, uno dei più importanti show mondiali dedicati al mondo delle 4 ruote. Decine di novità, prime assolute, prototipi quali manifesti tecnologici di costruttori alla ricerca del futuro, tecnologia a profusione, rincorsa verso il mito di emissioni zero con vetture ibride o a propulsione elettrica o dotate di motori tradizionali dalle caratteristiche talmente avanzate che solo qualche anno fa sarebbero state impensabili.

Dimostrazione di vitalità dell’industria dell’auto, positiva effervescenza a connotare una realtà che sotto la superficie scintillante non è per nulla rassicurante. L’eccesso di capacità produttiva ed il conseguente basso utilizzo degli impianti sono il moloch contro il quale ogni costruttore cerca di battersi. E’ una questione di sopravvivenza. La crisi che in America ha coinvolto le oramai ex big three di Detroit se ha comportato la riduzione di forza lavoro e la chiusura di impianti senza risparmiare neppure la mitica Toyota ha sparigliato il gioco. Negli USA l’intervento pubblico ha impedito che i costruttori americani ad eccezione, forse, di Ford si disfacessero e scomparissero. In Europa questo processo di selezione non è avvenuto ancora per l’intervento degli stati che stanno reiterando gli interventi di sostegno attraverso incentivi alla sostituzione della propria auto. Il cash for clunkers americano. Le battaglie non sanguinose ma violente che i costruttori europei stanno combattendo hanno ad obiettivo la sopravvivenza da conquistare con strategie e tecnologie diverse che vanno dai 4 miliardi investiti dalla Renault che a Francoforte ha annunciato per il 2011 una intera gamma di vetture elettriche al caso FIAT che ritiene prematuro puntare tutto e subito sulle vetture a propulsione interamente elettrica ed investe, con risultati lusinghieri sulla tecnologie tradizionale che la pone, attualmente, allo stato dell’arte tecnologico per bassi consumi, basse emissioni, prestazioni elevate e piacevolezza di guida. A livello intermedio grandi gruppi come il mastodontico VW Group che percorre con cautela la strada verso vetture carbon free a Toyota ed Honda che, leader mondiali nel segmento delle vetture ibride (propulsione mista elettrica-motore tradizionale) declinano in maniera diversa una strategia che non è eccessivo definire di sopravvivenza.

Sulla propulsione elettrica pesa anche in’altra incognita: la Cina. Essa è quasi monopolista dell’estrazione di ‘terre rare’ da cui si ricavano elementi come il lantanio ed il neodimio essenziali nella costruzione di motori elettrici e di moderne batterie. Sono recenti iniziative cinesi per contingentare le esportazioni di questa materia prima con conseguenti ricadute sui prezzi.

L’Europa è però la patria dei ‘campioni nazionali’ imprese importantissime per numero di addetti, impianti di produzione e valori economici . Un esempio per tutti, ben più che la FIAT è la francese Renault. Il governo francese ha impresso il sigillo di ‘prodotto strategico’ sull’auto carbon free, alimentata cioè con carburanti non fossili coprendo di fatto le spalle alla Renault. Bisognerebbe infatti chiedersi se priva delle spalle coperte dall’Eliseo l’azienda sarebbe stata disposta a rischiare non solo 4 miliardi ma la sua sopravvivenza nel caso di insuccesso delle sue strategie. Secondo molti costruttori, i più tecnologicamente avanzati, le tecnologie oggi disponibili per le vetture elettriche non sono sufficientemente mature per affrontare la produzione di massa neppure a livello di convenienza economica. Il rischio statalista incombe ad inquinare la partita.

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Un esempio è la tedesca OPEL recentemente acquisita da OPEL. Appena formalizzata l’operazione, alte grida si sono levate da parte di inglesi, belgi e spagnoli perché il piano MAGNA tende a salvaguardare impianti e posti di lavoro tedeschi comprati con 4,5 miliardi di €uro dal governo mandando a spasso impianti e posti di lavoro in altri paesi. A proposito di Magna, mi tolgo un sassolino dalla scarpa. Essa, fornitrice di aziende come BMW, VW ed altri vedrà ridefinire o annullare i soi rapporti. Il gran capo di VW Ferdinand Piech ha dichiarato senza mezzi termini:” Troveremo facilmente un altro fornitore che sostituisca MAGNA acquirente di OPEL. Non ci piace che i fornitori diventino i nostri rivali”. Si aggiunga che MAGNA montava vetture Chrysler in Europa e questa commessa avrà termine visto che il montaggio sarà trasferito da FIAT dagli impianti Magna di Graz (in Austria) agli impianti Bertone recentemente acquistati.

Reputo che un player credibile per il futuro, possa essere proprio la FIAT.

Lo spessore della sua ricerca è tale da garantirle una supremazia tecnologica tre le marche generaliste nella tecnica motoristica e molta carne è al fuoco oltre ai favolosi nuovi motori multiair e turbo 1750. Una differenza è rappresentata dal management. Per spiegarmi, volgio ricordare il ‘common rail’ pietra angolare dello sviluppo impressionante dei motori diesel. Questa innovazione nacque nei centri ricerche FIAT che negl anni 90 la commercializzò sulla Croma unendo, prima al mondo, iniezione diretta e common rail. Un management sciagurato ed incapace, inflisse un colpo quasi mortale all’azienda cedendo i diritti dell’innovazione alla Bosch conseguendo il duplice sventurato risultato di far guadagnare cifre da capogiro a Bosch e rinunciare ad un vantaggio competitivo che avrebbe assicurato lustri interi di supremazia tecnica e di mercato a FIAT. Roba che neppure il Padre Eterno avrebbe potuto perdonare mentre fu perdonata da un management e da un azionariato scriteriati che ricoprirono d’oro immeritato chi aveva posto le basi del declino dell’Azienda negli anni successivi fin quasi alla fine.

A chiusura di questo commento. Lo show di Francoforte ha comunque rappresentato quanto l’utente finale sia divenuto importante per i costruttori d’auto. Una varietà di scelta senza precedenti, segmentazioni rispondenti ad ogni esigenza, capacità di toccare corde emozionali, prestazioni elevate con consumi bassissimi, emissioni in cospicua discesa, funzionalità al massimo livello, sicurezza attiva e passiva al top. Risposte convincenti a che il consumatore riconosca un adeguato value for money, l’aver speso bene i propri soldi. E’ questo a rappresentare il fondamento vitale del mercato dell’auto, fino a che con la fine degli incentivi non verranno al pettine i nodi della sovra-capacità produttiva e la certa discesa in campo degli stati a tentare di risolvere problemi innescando una cancrena che sarà peggiore dei guadi da risolvere.

di Gobettiano ed il suo omonimo blog su “La Stampa”.