Un paese sfasato. In “Controtempo”

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Un paese sfasato. In “Controtempo”

 

Salvatore Rossi è il Direttore dell’Ufficio Studi della Banca d’Italia per la ricerca economica e le relazioni internazionali. Posizione privilegiata di osservazione e conoscenza del paese non limitata all’aspetto economico e correata dell’opportunità del confronto con altri paesi come aspetto connesso al suo ruolo. Non è nuovo all’editoria Rossi. Nel 2006 è stato pubblicato un altro suo libro suggestivamente intitolato La Regina ed il cavallo: quattro mosse contro il declino trattando di temi più squisitamente connessi all’economia ed al mondo delle imprese italiane. Con Controtempo. L’Italia nella crisi mondiale il suo esame critico si amplia ed include nella sua trattazione temi più generali e tra essi la mia attenzione è stata calamitata dai capitoli dedicati ai sindacati piuttosto che all’ordinamento giuridico italiano ed allo stato della giustizia.

In realtà che questi fossero temi centrali è abbastanza scontato e ciascuno, me compreso, ha potuto formarsi una sua visuale sia pure opaca e parziale per cui alcune riflessioni proposte da Rossi erano sommariamente intuibili. L’analisi di Rossi consente con un discorrere piano e semplice di percorrere la strada tra la vaga intuizione di qualcosa che non va fino alla chiarezza del vedere come e quanto le distorsioni intuite esplicano devastanti effetti sulla società, sulle persone e sul paese.

Dalla incompleta applicazione delle norme costituzionali riguardo ai sindacati, fino alla situazione di oggi che vede questi organismi numericamente misteriosi associare lavoratori dipendenti e tutelati e pensionati che nulla hanno a che fare con il ruolo proprio del sindacato, si prosegue fino a toccare con mano non solo il ruolo politico che i sindacati si sono arrogati ed è stato loro consentito ma si dimostra l’inefficacia complessiva delle battaglie combattute da un lato per il peggiorare della parte della ‘torta’ attribuita al lavoro dipendente per ragioni di approccio sindacale al problema, ma si capisce bene come oltre un quinto della popolazione lavorativa italiana, quelli che comunque si definiscono ‘precari’, quasi tutti giovani, siano divenuto un gruppo sociale che da un lato non è sindacalizzato ma di cui il sindacato non si occupa neppure per provare a sindacalizzarli per offrir loro una possibile tutela. Non c’è insomma comprensione della realtà attuale nella quale una rappresentanza non può dimenticare che la forza lavoro non è fungibile l’un uomo con l’altro per la semplicità delle mansioni da svolgere e le competenze da possedere, ma è l’epoca nella quale il capitale umano, l’eccellenza delle competenze, la professionalizzazione di alto livello rendono le persone, così come è sempre, l’una diversa dall’altra ed non facilmente sostituibili l’una con l’altra.

Il capitolo ordinamento giuridico e giustizia racconta di quella bruttissima pagina che tutti conosciamo superficialmente e che per la casualità delle cose è agli onori della cronaca di questi giorni. La prima osservazione che Rossi propone è emblematica: è difficile reperire dati credibili che consentono raffronti con altre realtà. In tempi in cui la scarsezza di risorse imporrebbe una accurata misurabilità finalizzata a rendere efficiente un organizzazione con il minore e più efficace impiego delle risorse.

Per quanto attiene all’ordinamento in generale, in modo leggero e divertente viene proposto l’esempio della costituzione di una fondazione, una ONLUS italiana ed una analoga fondazione negli USA. I tempi? Poche ore negli US e non solo 6 mesi almeno in Italia cn l’intromissione di notai e prefetti ai quali è conseito l’utilizzo dell’orrendo strumento del silenzio-rifiuto. Dopo 6 mesi non rispondo e significa il rifiuto. Come, dove, quando, perché? Non è previsto.

 

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Terribili da leggere sono le parole che voglio integralmente riportare che sono l’incippit del paragrafo dedicato alla giustizia da pag.162) “Questo dibattito (sulle inefficienze della giustizia e dei suoi protagonisti9 non è solo rilevante per i suoi effetti nella vita civile. E’ centrale per determinare la traiettoria dello sviluppo economico del paese. Che le forme fondamentali dell’agire economico (i commerci, gli investimenti) deperiscano e si spengano in assenza di saldi diritti di proprietà e di regole efficaci per l’applicazione dei contratti ce lo hanno insegnato secoli di pensiero politico ed economico, da >Montesquieu ad Adam Smith. In linea con questa tradizione possiamo affermare che una delle più antica e pervicaci ragioni dell’irrisolto difetto strutturale di produttività del sistema economico italiano sta proprio nel mancato riconoscimento nelle norme giuridiche e nelle prassi giudiziarie e amministrative presenti nel paese, delle ragioni del mercato e dell’efficienza economica, se non addirittura in aperta ostilità a queste……”

L’analisi prosegue e si approfondisce a toccare temi concreti, visibili ed anche noti di cui si renderà conto chi deciderà di farsi il regalo di leggere anche questo scorrevole volume capace di trattare agilmente argomenti di grande spessore.

Al di là di suggerimenti bibliografici, vorrei chiudere sottolineando quanto sia importante conoscere il mondo. Nessuno può o potrebbe più permettersi di assumere decisioni purchessia senza possedere gli elementi conoscitivi utili a decidere o a giudicare quello che altri fanno. E’ sempre stato vero ma questi tempi sono i tempi nei quali la conquista del buon vivere è più che mai legata alla cultura, allo studio, alla lettura ed alla conoscenza.

 

di Gobettiano ed il suo nuovo sito.