Grecia ed Euro – I retroscena

termometro finanziario: grecia

Le “liaisons dangereux” tra la moneta unica europea e conti pubblici ( piu’ o meno falsati) della Grecia non è notizia nuova. Ma al solito non è tutto quello che ci dicono e non è certo finita qui…

 

 

La “vera” (ipotetica) novità è il declassamento del rating dei titoli pubblici ellenici da parte di S&P , con il debito pubblico Greco che diventa qualificato come “spazzatura” (Junk bonds), alias BBB+ . E tanto per condire meglio la salsa ci aggiungono anche il downgrade del Portogallo.

Qualche operatore qualificato ci regala commenti pontificanti come “le agenzie di rating scendono sempre dal pero”. Vero. Ma anche i tempi di “discesa” e il perchè “scendono” è magari un po’ meno esplorato…

A parte che sta commedia delle agenzie di rating fa abbastanza sorridere se non sghignazzare, ricordando le valutazioni “affidabili” date a obbligazioni Lehman pochi giorni prima del crollo, o altre spericolate (e tuttora in vigore) pantomime simili su bond subprime “salsiccia” che “occorreva” tenere su per evitare che i fondi pensione (leggasi AIG) dovessero per forza sbarazzarsene. in quanto per regolamento interno moltissimi fondi NON possono tenere in portafoglio bond con valutazioni inferiori ad un certo rating.

Si potrebbe maliziosamente pensare che essendo il debito greco esposto per piu’ dell’80% in area EU, (sopratutto Germania e Francia) si fanno valutazioni più o meno corrette sui debiti degli “altri” mentre si nascondono sotto il tappeto le magagne piu’ diciamo “amiche”. E non credo ci si sbaglierebbe di molto. Ma non è soltanto questo.

Ora accostiamoci allo “spioncino” e diamo un’occhiata ai tassi di interesse richiesti per le obbligazioni Greche. Si puo’ notare che lo spread maggiore (maggior tasso) è “piazzato” sulle obbligazioni con scadenza 2 anni, mentre ad esempio l’interesse sui titoli con scadenza 6 anni o addirittura 30 anni, è decisamente inferiore. Il dato è chiaramente anomalo. Come ben si sa nei titoli di stato, in condizioni normali l’interesse offerto sui titoli a lunga scadenza è superiore di quelli a breve.

Ma come? Se c’è un rischio default che differenza fa tra un obbligazione a due anni o una a 6 anni? Nessuna. Anzi.

Cio’ indica con grande precisione che si tratta di una manovra di tipo speculativo. E che nessuno ci crede davvero al default della Grecia. Ma che “speculazione” sarebbe? A che scopo?

Beh ora guardiamo un’altra volta dallo “spioncino” e analizziamo un altro dato: Ovvero le ultime vendite nelle aste dei bond (obbligazioni di stato) americani.

Nei Treasury Bills (le obbligazioni inferiori ad un anno) gli acquisti sono stati così ripartiti:

 

Hong Kong 91,4 billions$ (erano 68,1 a settembre)

 

Giappone 61,7 billions $ (erano 74,5 a settembre)
Brasile 45,3 billions $ (erano 42,1)
Cina 41,8 (erano 139,8)
Russia 40,1 (erano 63,4)
Treasury non-bills:
Hong Kong 3,1 billions $ (erano 0,7 a settembre)
Giappone 8,0 bil $ (erano 22,5)
Cina 4,4 (erano 10,7)

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Che cosa si nota?

Che diciamo l’attrattività dei titoli di stato americani, da parte degli investitori istituzionali (sopratutto del Far East)  è sempre piu’ bassa. E chi sono i maggiori concorrenti dei bond americani nel mercato delle obbligazioni degli stati sovrani? Le obbligazioni area Euro. In particolare, un fenomeno che si osserva da oramai diverso tempo è che la Cina in particolare ha deciso una “diversificazione” del proprio “portafoglio obbligazioni” rivolgendosi anziche “solo” ad accumulare bond USA, ad obbligazioni europee quotate in Euro ed altre valute.

Toh, guardacaso l’Euro sta sotto attacco, la pressione sulla moneta è costante, le obbligazioni Euro (in primis quelle greche, ma anche portoghesi, e a prossimo chissachi altri) diventano “carta straccia”. Non sia mai che i cinesi le comprino al posto di quelle d’oltreoceano….

Il buon Andreotti diceva “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”….