Cannabis light in Italia: effetti, chiusura negozi e cosa comporta

Salvini dichiara guerra alla Cannabis Light, ma i suoi colleghi di governo frenano. Cosa comporterebbe la chiusura dei Cannabis shop?

Cannabis light in Italia
Cannabis light in Italia: effetti, chiusura negozi e cosa comporta

Lega e M5S non se le sono mandate a dire nelle ultime settimane e i terreni di scontro sono stati diversi. Il più recente, in ordine cronologico, è quello della Cannabis light in Italia, e in particolare la possibile chiusura dei Cannabis shop nel nostro Paese, con già alcune chiusure avvenute nelle Marche. L’obiettivo di Salvini è quello di scagliarsi contro la proposta di legge sulla droga libera a firma del senatore 5 Stelle Mantero, per evitare che l’Italia diventi “uno Stato spacciatore”. Al momento, però, Salvini sembra isolato in questa battaglia. Il premier Conte ha replicato affermando che il tema non era all’ordine del giorno, mentre Di Maio ha invitato il leader leghista a occuparsi di “chiudere le piazze di spaccio della camorra e della mafia”.

Cannabis light in Italia: quali verrebbero chiusi e perché?

In verità la chiusura dei negozi nelle Marche è dovuta al fatto che in questi punti vendita sarebbero stati trovati prodotti con un livello di tetraidrocannabinolo (Thc) superiore alla soglia consentita (0,6). Ultimamente nelle strade stanno infatti fiorendo negozi sulle cui insegne campeggia la foglia di canapa, ma solo la vendita di prodotti con Thc inferiore allo 0,6 risultano legali per la vendita, visto che un livello superiore a quel limite è ritenuto stupefacente.   

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Il nuovo programma di Salvini non consisterebbe quindi nella chiusura totale dei Cannabis (light) shop, bensì in una raffica di controlli nei negozi per verificare eventuali nuovi casi di vendite illegali, come già avvenuto nelle Marche, e più nello specifico a Porto Recanati, Macerata e Civitanova Marche.

Cannabis light in Italia: legalizzare le droghe leggere? “Meglio liberalizzare la prostituzione”

Naturalmente il leader leghista si è più volte dichiarato contrario negli ultimi giorni a una legalizzazione delle droghe leggere. “Se dobbiamo liberalizzare qualcosa, facciamolo con la prostituzione”, ha detto il vicepremier durante un comizio a Montegranaro. “Fare l’amore fa sempre bene, soprattutto se lo si fa in maniera protetta e controllata medicalmente e sanitariamente”, ha concluso.

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Intanto i negozianti dei Cannabis shop, presi alla sprovvista dalla recente battaglia del ministro dell’Interno, sono pronti a tutelare la propria attività. “Non vendiamo droga”, dicono, come riporta Il Mattino. “Ma prodotti terapeutici che aiutano a rilassarsi, mica siamo pusher”.

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