Brexit ultime notizie: i nomi in lizza per succedere alla May

Brexit ultime notizie: nomi e programmi dei candidati alla guida del governo e dei Tories. Obiettivo primario di tutti, riguadagnare i voti andati a Farage

Brexit ultime notizie: i nomi in lizza per succedere alla May
Brexit ultime notizie: i nomi in lizza per succedere alla May

A tre giorni dalle dimissioni di Theresa May dovute al caos Brexit, è bagarre per sostituire l’ex inquilina di Downing Street alla guida del Regno Unito e del partito conservatore. Il sistema politico britannico prevede infatti che sia il partito che ha la maggioranza alla Camera dei Comuni ad indicare un nuovo candidato alla guida del governo, in caso di dimissioni del premier. Ovviamente, il candidato deve essere successivamente approvato in una votazione dal Parlamento stesso.

Il tema decisivo è ovviamente quello di come portare a termine la Brexit. Tra le figure in pole c’è Boris Johnson, ex sindaco di Londra. Esponente dell’ala del partito favorevole ad una brexit no deal, ha ricevuto recentemente l’appoggio di Donald Trump, in visita nella capitale inglese. Johnson ha definito l’ipotesi di un referendum-bis una “very bad idea”, dicendosi intenzionato a uscire dall’Unione ad ogni costo.

Ha destato preoccupazione nell’Unione Europea la possibilità espressa da Johnson che la Gran Bretagna possa non pagare i 39 miliardi di sterline pattuiti da Londra come assegno di divorzio. Sul tema è arrivata la pronta reazione del presidente francese Macron, per il quale un ipotetico mancato pagamento del conto significherebbe il default britannico rispetto al suo debito sovrano.

Brexit ultime notizie: non solo Boris Johnson

Tra i principali candidati alla successione di May ci sono anche Dominic Raab, Michael Gove, Jeremy Hunt. Raab è l’ex ministro per la Brexit del governo May, di posizioni fortemente euroscettiche e tendenzialmente favorevole ad una hard brexit. Si era dimesso in seguito alla pubblicazione della prima bozza di accordo con l’Unione Europea lo scorso 15 novembre.

Gove è considerato quello più legato ad una idea di soft brexit, da realizzare attraverso un nuovo round di negoziazioni con Bruxelles. Per Jeremy Hunt, anch’egli pro-accordo con Bruxelles ed ex Ministro della Sanità, non c’è strada differente da un deal per evitare elezioni anticipate. Hunt nel voto del 2016 si schierà a favore del Remain.

Tra gli altri candidati, sebbene con scarse probabilità di vittoria, ci sono il Ministro dell’Interno Sajid Javid, il Ministro della Sanità Matt Hancock, l’ex ministra dei rapporti con il Parlamento Andrea Leadsom, il segretario di Stato per lo sviluppo internazionale Rory Stewart. Prenderanno parte alla campagna anche Mark Harper, Sam Gyimah e Esther McVey. In totale sono 11 i candidati pronti a prendere la guida della quinta economia mondiale.

Brexit ultime notizie: Farage e gli altri temi sul tavolo

Sulla successione alla May incombe ovviamente il Brexit Party di Nigel Farage, che ha conquistato più del 30% alle scorse elezioni europee, cannibalizzando il sostegno euroscettico al partito conservatore. In particolare Johnson sembra il candidato adeguato a riportare all’ovile una fetta di elettori che hanno virato verso Farage. Non è detto però che Johnson, anche vincendo, riuscirà a portare tutti i parlamentari sull’opzione del no deal e a fare approvare il suo piano.

Ma non è solo la Brexit a riempire le agende dei candidati. Johnson punta molto, nella sua campagna elettorale interna, su una politica economica di stampo neoliberista. Vale a dire, con consistenti tagli alle tasse per le fasce più ricche della società. A questa accoppia una forte enfasi sul tema della Difesa, da agire con ingenti investimenti nel settore.

Per Gove punto centrale è invece quello dell’immigrazione. Vorrebbe introdurre un sistema a punti simile a quello in vigore in Australia, con cui selezionare chi ha diritto o meno ad entrare nel paese. Altro tema è come risolvere la questione del backstop, ovvero delle problematiche confinarie tra Gran Bretagna e Irlanda. Per Javid Londra dovrebbe coprire i costi di una soluzione alla questione, all’interno di una nuova tornata di discussioni con Bruxelles in cui delineare un accordo che superi il piano Barnier.

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