Canone Rai 2020: “abolizione distruggerebbe l’azienda” cosa cambierebbe

Abolizione canone Rai 2020: ci risiamo, come ogni anno, si parla di cancellare una delle tasse più odiate dagli italiani. Ma quali sarebbero le conseguenze?

Canone Rai 2020: “abolizione distruggerebbe l’azienda” cosa cambierebbe

L’abolizione del canone Rai è un tema sempre molto caro alla politica, soprattutto a chi è in cerca di voti. Naturale, visto che il canone del servizio pubblico è sempre una delle tasse più odiate dagli italiani. L’introduzione di questa imposta sulla bolletta elettrica ha migliorato comunque la situazione relativa all’evasione fiscale della tassa, ma c’è chi, tra cittadini e politici, vorrebbe non pagarlo più. E chi invece la pensa diversamente. È il caso di Alberto Airola, senatore del Movimento 5 Stelle, che spiega anche perché le conseguenze della cancellazione del canone Rai 2020 sarebbero deleterie.

Abolizione canone Rai 2020: chi la vuole e perché sarebbe un danno

La proposta di abolire il canone Rai proviene dall’esponente 5 Stelle Maria Laura Paxia, come ha riportato Airola ad AdnKronos, senza però parlarne con i membri della Commissione di Vigilanza, dalla quale lo stesso Airola ha rassegnato le dimissioni, decisione tuttavia non ancora definitiva. “Il canone è una delle tasse più invise”, ammette il senatore ed è per questo motivo che l’abolizione di questa imposta (così come quella paventata ma mai realizzata del bollo auto) porta consensi. Allo stesso tempo l’abolizione del canone impedirebbe alla Rai di riformarsi, e “potrebbe distruggere quel poco di buono rimasto del servizio pubblico”.

Con l’abolizione del canone la Rai diventerebbe una tv commerciale?

Le conseguenze della cancellazione della tassa porterebbe perciò a una privatizzazione del servizio pubblico, il che trasformerebbe la Rai in una “tv commerciale” con un palinsesto di programmi mirati solo ed esclusivamente a fare audience per attirare le inserzioni pubblicitarie.

Abolizione canone Rai 2020: come si finanzierebbe?

La proposta di abolizione del canone elaborata da Luigi di Maio e presentata dalla Paxia alla Camera e da Paragone al Senato costerebbe circa 2 miliardi di euro, risorse che andrebbero a sommarsi a quelle che saranno investite sulle nuove misure protagoniste della Manovra 2020 (flat tax ta tutte, ma anche salario minimo, senza dimenticare i soldi necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia Iva). Il finanziamento di questa abrogazione, però, potrebbe provenire proprio dagli introiti pubblicitari, allo scopo di far tornare la Rai a essere competitiva sul mercato e a mantenere la propria funzione pubblica.

Airola (M5S) ha presentato le dimissioni: ecco perché

L’abolizione, come detto, non piace ad Airola. “In questo momento, mentre abbiamo un nuovo amministratore delegato che ha finalmente proposto una riforma che potrebbe portare la Rai verso la famosa media company, arriva questa mazzata, che affosserebbe il progetto”. Sulle sue dimissioni, invece, Airola ha spiegato che “la Vigilanza non serve a nulla, altrimenti non avremmo più Fazio in tv”. Inoltre, “adesso che governiamo, pensavo di poter incidere in misura maggiore. Certamente, con una legge sulla governance, che era da fare subito, avrei potuto dare il mio contributo per proteggere l’ad dall’attacco dei partiti, ma non sono mai stato interpellato su nulla ed evidentemente non servo”. Da qui la decisione di presentare le dimissioni da membro della Commissione Vigilanza.

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