I due papi – compromesso e cambiamento. Un commento sul film

I Due papi è un film del 2019 diretto da Fernando Mierelles e sceneggiato da Anthony McCarten, anche autore dell’opera teatrale da cui è tratto.

I due papi - compromesso e cambiamento. Un commento sul film
I due papi – compromesso e cambiamento. Un commento sul film

I due papi – compromesso e cambiamento. Un commento sul film

I Due papi è un film del 2019 diretto da Fernando Mierelles e sceneggiato da Anthony McCarten, anche autore dell’opera teatrale da cui è tratto. Proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal 2 al 4 dicembre, sarà a breve disponibile su Netflix.

Jonathan Pryce e Anthony Hopkins interpretano Papa Francesco e Benedetto XVI in una pellicola che attenziona quel delicato periodo che ha visto il passaggio di consegne tra i due capi della chiesa. Meirelles riesce costruire il film attraverso il confronto tra due mentalità diverse: quella conservatrice e quella progressista individuate rispettivamente nelle persone di Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio.

I due papi – Trama del film

Aprile 2005
Alla morte di papa Giovanni Paolo II, viene convocato il conclave, dal cui scrutinio finale viene eletto il nuovo pontefice: Joseph Ratzinger col nome di Benedetto XVI.
Anni dopo, il cardinale Jorge Bergoglio lontano tanto fisicamente quanto spiritualmente dalla Chiesa romana, chiede al papa il permesso di ritirarsi. Convocato a Roma, si trova di fronte un uomo spossato dallo stress e dal peso della carica che ricopre: non è molto amato.
Inizia un confronto tanto umano quanto teologico, carico di riflessioni e tensioni che porterà un incontro anche lì dove sembrava impossibile.

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Uno sguardo sul film

Meirelles crea un face-to-face tra due uomini e tra le rispettive dottrine. Da un lato troviamo quella conservatrice professata da Benedetto XVI, al centro di scandali e polemiche che portano all’allontanamento dei fedeli; dall’altro vi è la chiesa auspicata da Bergoglio, più moderna e aperta al cambiamento.
Compromesso e cambiamento sono le basi del confronto tra Bergoglio e Ratzinger. Il regista sembra concentrarsi prevalentemente sul primo, alternando la narrazione principale con flashback in bianco e nero sul passato in argentina del futuro pontefice. I due filoni narrativi procedono quindi di pari passo, quello in cui sta avvenendo il dialogo e quello grazie al quale apprendiamo del passato del cardinale argentino che lo ha portato al cambiamento e quindi disponibile al compromesso che tanto auspica per la chiesa.
La dialettica comincia nel giardino di Castel Gandolfo. Subito è chiaro come la via principale sia tortuosa: le divergenze dottrinali sono troppo vaste, sicuramente dovute anche al diverso vissuto dei due: Bergoglio “sul campo, in mezzo al popolo” e Ratzinger immerso nei libri, come lui stesso ammette verso la fine del confronto. In altri modi, però, si verifica un avvicinamento tra i due, grazie comunque alla predisposizione del futuro papa.

I due papi – i punti salienti del film

«Ora vedo la necessità di un Bergoglio»

Mierelles e McCarter intavolano un film neutrale in cui non troviamo un’esaltazione del sentimento religioso, ma nemmeno particolare attenzione ai fatti che attirarono critiche e polemiche sulla chiesa di Benedetto XVI; dopotutto non sembra essere questo il plot della storia.
Il focus del film è questo punto di incontro tra passato e presente, un approccio che appare impossibile dalla via principale, ma che avviene grazie a vie trasverse: la camminata in primis, “obbligata” dall’orologio da polso di Benedetto XVI, la musica, il calcio e infine una danza, sono tutte vie secondarie rispetto a quella teologica, che riescono comunque a creare una connessione tanto tra i due uomini, quanto – volendo forzare la mano – tra le due chiese che essi rappresentano: il compromesso è aggirare quei muri che vediamo eretti nel film, se non li si può abbattere.
Il vecchio papa è stanco e ha capito la necessità di un adeguamento che lui non può attuare, lontano com’è dai fedeli che lo chiamano il papa nazista.

Uno dei pregi del film è di creare questa connessione anche con il pubblico, poiché trattare temi riguardanti la religione e la spiritualità spesso implica un target minore di pubblico. Eppure, la scelta di due attori molti amati e appartenenti alla cultura pop – come lo sono gli interpreti principali – la musica dei Beatles e l’impostazione dei dialoghi, sono segnali di un un prodotto diretto a un’audience molto più ampia di quanto ci si potrebbe aspettare da un film del genere.

Mierelles non osa, va ribadito, ma propone un film delicato e d’impatto al tempo stesso, grazie a un accorto utilizzo di ripresa e tecniche cinematografiche (interessante il montaggio accelerato durante lo scrutinio del conclave, che ricorda un po’ quello di Requiem for a dream) e alla recitazione perfetta di due mostri sacri del cinema come Hopkins e Pryce, in grado di dare quella giusta spiritualità e umanità che i due personaggi interpretati necessitano.


È molto toccante constatare come alla fine del film, nonostante il protagonista vero e proprio sia papa Francesco – in quanto la sua personalità viene sondata tanto nel presente quanto nel passato, il personaggio che rimane maggiormente impresso sia quello del papa emerito, su intento degli autori del film. Ciò, forse, per rendere giustizia alla figura di un uomo tanto tormentato dal ruolo che ha dovuto ricoprire, quanto calunniato per i suoi tentativi e le sue mancanze, seppur alcune gravi – come il silenzio accennato relativamente agli atti di pedofilia interni al Vaticano. In fondo è lo stesso Hopkins che, nelle vesti di Benedetto XVI ricorda a Jorge Bergoglio che non è dio: anche loro, i due papi, sono umani e soggetti ai più gravi dei peccati.

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