Previsioni PIL 2020 post coronavirus: ecco le stime di Confindustria

Previsioni PIL 2020 post coronavirus: ecco le stime di Confindustria. Il report di Confindustria prevde un crollo del Pil italiano di ben 6 punti nel 2020

fabbrica chiusa per lockdown

Previsioni PIL 2020 post coronavirus: ecco le stime di Confindustria

Non sono ottimistiche le previsioni sul Pil italiano, colpito dalle misure di lockdown anti-coronavirus “come un meteorite” – si legge nel report del Centro Studi di Confindustria.

Dopo l’Istat, il quale pochi giorni fa aveva parlato di “shock inimmaginabile” per l’economia italiana, ora è Confindustria a lanciare l’allarme per il Pil, dopo i dissidi delle scorse settimane con governo e sindacati a proposito del lockdown delle imprese.

L’associazione degli industriali ha reso noto un bollettino – e non si tratta questa volta di dati sul coronavirus – a dir poco allarmante sulle previsioni di una diminuzione del Pil di ben 6 punti in percentuale, sempre a patto che entro fine maggio il 90% delle attività economiche possano tornare ad aprire battenti.

La stima, dunque, potrebbe essere sopravvalutata, giacché, qualora continuasse il lockdown, dovrà essere rivista al ribasso. Sta di fatto che, stante alle parole di Confindustria, l’epidemia ha “colpito al cuore l’economia italiana”, superando anche il crollo del 2009.

Confidando nella ripresa totale delle attività produttive entro giugno, si attende, secondo le previsioni sul pil, per il 2021 un rimbalzo con un parziale recupero al +3,5%. Ciononostante, la caduta cumulata è stimata attorno al 10% nei primi due trimestri del 2020. Si tratta sempre di dati approssimativi – fa sapere Confindustria – perché basate sull’ipotesi che il 40% delle imprese possa riaprire entro i primi di aprile – cosa improbabile viste le dichiarazioni del ministro Speranza di questa mattina – e che entro i primi di maggio sia attivo il 70% della produzione dell’economia italiana.

L’appello che l’Associazione degli industriali rivolge al governo è quello di “evitare una depressione economica prolungata“, per poter “tutelare il tessuto produttivo e sociale della nazione, lavoratori, imprese, famiglie, con strategie e strumenti inediti e senza lesinare risorse in questo momento per garantire il benessere futuro”.

Previsioni PIL 2002: il ruolo del governo e dell’Ue

L’Associazione degli industriali osserva con attenzione le manovre di Palazzo Chigi, augurandosi che nel Decreto di aprile, analogamente a quanto fatto con quello di marzo, si stanzino circa 25 miliardi, finanziati integralmente con risorse europee, per scongiurare lo scenario peggiore di una depressione di lunga durata per l’economia italiana. Congiuntamente ad una graduale riapertura delle attività (circa il 40% entro i primi di aprile) e a parità di altre condizioni, tali misure garantirebbero, secondo le previsioni, un minor calo del Pil in Italia nel 2020 di circa mezzo punto rispetto allo scenario indicato all’inizio del report e “senza impatto sul deficit pubblico”.

Nel frattempo, nell’Euro-zona l’indice Pmi a marzo è sceso a 44,5 a marzo, partendo da 49,2 punti di febbraio, tanto che gli analisti della Goldman Sachs stimano che “il rapporto debito/Pil si spingerà oltre il 160% in Italia” e al 120% in Francia e Spagna”.

Ed a proposito dell’Italia, ancor più pesante il dato italiano per quanto riguarda l’indice Pmi manifatturiero: in Italia è crollato a 40,3 punti, sui minimi dal 2009, dai 48,7 di febbraio.

Segnali positivi, invece, arrivano da Bankitalia che, nella pubblicazione del bilancio 2019, fa sapere che l’utile del precedente anno è stato 8,2 miliardi, grazie agli interessi sui titoli di Stato acquistati dalla Banca d’Italia per conto della Bce. Lo Stato, dunque, è pronto a ricevere 7,8 miliardi di dividendi più 1 miliardo di imposte di competenza, per un totale di 8,9 miliardi; risorse queste che saranno utili al governo per trovare le coperture di cui ci sarà bisogno ad aprile e maggio per affrontare l’emergenza coronavirus e, stante alle previsioni, le ripercussioni per il Pil. “Nell’ambito del nostro mandato” – fa sapere Visco – all’interno del sistema delle banche centrali “siamo disposti ad aumentare il volume degli acquisti, a modificarne la composizione e a esplorare tutte le possibili opzioni per sostenere l’economia italiana”.

La partita ora è nelle mani del governo che dovrà scegliere tra la “via cinese”, ovvero attuare manovre espansive di rilancio dell’economia italiana attraverso il sostegno della domanda, oppure adeguarsi ai segnali provenienti da Bruxelles. Malgrado da più parti nell’Euro-zona si chieda l’attivazione degli eurobond (o coronabond), oppure l’accesso a fondi senza ricorrere ai vincoli di memorandum come quelli che hanno dissanguato la Grecia, nell’Unione europea regna ancora molta incertezza.

La Cina in ripresa, rallentamento del Pil vicino alla stima Fmi

E a proposito di Cina, la Banca mondiale prevede una crescita che si assesterà, secondo le previsioni, al 2,3% del Pil alla fine del 2020, con l’indice Pmi manifatturiero di marzo che rimbalza a 52 dai minimi di 35,7, registrati a gennaio-febbraio. Una crescita modesta se confrontata con le previsioni a inizio anno di un aumento del Pil del 5,9%, prima che scoppiasse la pandemia, ma in ogni caso capace di dimostrare che la Cina è capace di reggere il colpo.

Secondo le previsioni del Fmi, infatti, il Pil calerebbe del 3% per ogni mese di lockdown, a prescindere dal Paese preso in considerazione. Una stima, questa, che si approssima a quella di Confindustria, secondo cui “ogni settimana in più di blocco normativo delle attività produttive (…) potrebbe costare una percentuale ulteriore di prodotto interno lordo dell’ordine di almeno lo 0,75%“”.

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