Recovery fund senza condizionalità: Germania frena gli entusiasmi

Recovery fund, la Germania frena gli entusiasmi. Riduzione del debito e riforme strutturali: queste le condizionalità secondo il consigliere della Merkel

Merkel con sfondo i colori della bandiera tedesca
Recovery fund senza condizionalità: Germania frena gli entusiasmi

La “potenza di fuoco” del Recovey fund rischia per l’Italia di divenire flebile fiammella. Il “fuoco amico” stavolta viene dalla Germania, la stessa che, assieme alla Francia, ha avanzato la proposta di un fondo per 500 miliardi costituito da pure sovvenzioni per gli Stati, anziché prestiti.

In attesa che la Commissione europea batta un colpo (è attesa per domani la proposta di Recovery fund dell’istituzione guidata da Ursula von der Leyen), il consigliere della Merkel Lars Feld ha rilasciato un’intervista a Repubblica, nella quale ha dichiarato che, pur essendo senza condizionalità, i finanziamenti del Recovery fund dovrebbero essere subordinati all’impegno da parte dell’Italia di riduzione del debito pubblico. La condizionalità cacciata dalla porta, rientra dalla finestra, ça va sans dire. Infatti, un discorso simile sta riguardando la linea del Mes “senza condizionalità” per le spese sanitarie che, però, dovrebbe essere legata ad alcune clausole di cui si sta discutendo, tra le quali c’è quella del contenimento del debito.

Insomma, gli scenari per l’Italia potrebbero essere due: una linea di prestiti del Mes “senza condizionalità” esclusivamente per le spese sanitarie (ma con tassi di interesse e tempi di restituzione ancora incerti) e un Recovery Fund composto per un terzo da sovvenzioni, dunque non prestiti, ma che potrebbero essere vincolati alla riduzione del debito pubblico.

Recovery Fund: finanziamenti sì, ma a certe condizioni

L’intervento di Feld appare come una vera e propria doccia gelata per Conte che aveva accolto con moderato entusiasmo la proposta franco-tedesca di un Recovery fund, con l’intento però di un rilancio al rialzo in vista dei prossimi appuntamenti del negoziato. Il ragionamento del consigliere della Merkel, il quale ha ribadito che il debito non può essere contratto “perennemente”, sembrerebbe invece frutto di una constatazione della necessità di giocare al “ribasso”. Considerando l’intento ostruzionistico dei “Falchi del Nord” (Austria, Olanda, Finlandia, Danimarca) sul Recovery Fund franco-tedesco, è probabile che l’asse franco-renano e i Paesi del Sud siano costretti a un compromesso: finanziamenti sì, purché siano rispettate determinate condizioni. Per l’Italia ciò significherebbe un addio alla prospettiva di bond europei senza condizioni e senza il fiato corto della scadenza.

Come se non bastasse, Feld ha parlato di altre condizionalità: il Recovery Fund “andrà direttamente alle aziende e a determinate istituzioni in base a criteri prestabiliti, e non a finanziare i conti pubblici“. Ciò limiterebbe la dotazione della liquidità necessaria agli Stati per rilanciare gli investimenti pubblici finalizzati a contrastare la crisi pandemica. Addio, quindi, a qualsiasi idea di New Deal “green” e “digitale”.

“Si introducano impegni più chiari per una riduzione del debito pubblico” – ha ribadito Feld. “Non possiamo andare avanti così, senza che in particolare l’ Italia abbassi il debito”. Debito che, sempre secondo il consigliere, andrebbe abbassato attraverso riforme strutturali. Condizionalità, dunque, alla stregua dei memorandum che la Troika ha imposto alla Grecia durante la crisi del debito sovrano.

Le “condizionalità” nella proposta franco-tedesca: riduzione del debito e riforme strutturali

Anche sulla durata dei finanziamenti, Feld sembra avere idee chiare: dieci anni, un periodo relativamente breve per rilanciare un’economia come la nostra, messa in ginocchio dalla crisi pandemica che ha aggravato una recessione di lungo corso precedente. A maggior ragione se si considera che i finanziamenti sarebbero eventualmente vincolati al raggiungimento di obiettivi (come la riduzione del debito e altre riforme strutturali, appunto).

La Merkel – ha sottolineato Feld – avrebbe semplicemente aperto all’ipotesi di un Recovery Fund composto da trasferimenti a fondo perduto, ma sembrerebbe di capire che non vi sia nulla di stabilito riguardo all’assenza di condizionalità nell’accesso a questo strumento.

Del resto, al di là dell’entusiasmo con la quale la stampa nostrana, ancor più dei nostri governanti, ha accolto la proposta franco-tedesca, se si legge il documento ufficiale “Iniziativa franco-tedesca per la ripresa europea dalla crisi del coronavirus” appare chiaro come quanto dichiarato da Feld non sia affatto una novità, né tanto meno un dietrofront rispetto a quanto annunciato. “ Data la natura eccezionale della sfida della pandemia Covid-19 per le economie europee, – si legge – Francia e Germania propongono di permettere alla Commissione di finanziare tale sostegno per la ripresa chiedendo fondi in prestito ai mercati per conto della Ue sotto le disposizioni di una base legale pienamente conforme ai trattati Ue, alla cornice giuridica di bilancio e dei diritti dei Parlamenti nazionali.

Il fatto che il Recovery Fund sia “legato a un piano di rimborso vincolante” farebbe pensare a qualcosa di più simile a prestiti, non proprio dunque, evidentemente, ad elargizioni a fondo perduto. Sarà stanziata una cifra per le garanzie, si emetteranno titoli di debiti, ma il fatto che si parli di “rimborso vincolante” fa pensare all’esistenza di impegni di garanzie a carico dei beneficiari.

Come se non bastasse, sembrerebbe confermato quanto dichiarato da Feld a proposito della condizionalità sulle riforme strutturali: il Recovery Fund “sarà basato su un chiaro impegno degli Stati membri a seguire politiche economiche sane e un’ambiziosa agenda di riforme”. L'”agenda di riforme” è il nome usato per i memorandum, come quelli sottoscritti dalla Grecia, che vincolarono gli aiuti da parte dell’Ue al perseguimento di alcuni obiettivi di riforma strutturale per rendere la Grecia “più competitiva”: deregolamentazione del mercato del lavoro (maggior precarietà), privatizzazioni e svendita del patrimonio pubblico, snellimento dell’amministrazione pubblica attraverso licenziamenti e blocchi del turn over.

Si attenda adesso la proposta della Commissione Ue in merito. Una cosa però sembra certa: sul Recovery Fund si giocherà una partita importantissima per il futuro dell’Italia e dell’Europa. I negoziati, tra Falchi del Nord da una parte e Paesi del Sud dall’altra, con Germania e Francia in una posizione mediana ed egemone, non saranno né facili, né di breve durata.

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