Giovani senza lavoro: per la Cassazione è un obbligo impegnarsi a trovarlo

Giovani senza lavoro e ricerca dell’impiego: per la Suprema Corte non si ha un diritto generico al mantenimento, ma si deve provare di aver fatto il possibile per trovare un’occupazione

Giovani senza lavoro: per la Cassazione è un obbligo impegnarsi a trovarlo
Giovani senza lavoro: per la Cassazione è un obbligo impegnarsi a trovarlo

È nota la situazione del lavoro in Italia e la crisi occupazionale che riguarda i giovani senza lavoro, ma tale situazione non deve diventare una scusa per poltrire e non cercare attivamente un’attività con cui mantenersi economicamente, dopo gli studi. Così potrebbe essere sintetizzata la recente sentenza della Corte di Cassazione (qui il testo del provvedimento), la quale fa il punto sulla diffusa inerzia dei giovani senza lavoro, che non sempre si ingegnano abbastanza per trovarne uno. Vediamo allora più nel dettaglio la tesi della Suprema Corte.

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Secondo i giudici di legittimità, è necessario riconoscere al principio di autoresponsabilità il valore che merita: i giovani senza lavoro, pur nella delicata situazione odierna legata alla crisi occupazionale ed ora anche alle conseguenze post-lockdown, debbono comunque attivarsi per garantire a se stessi un autonomo sostentamento, in attesa di trovare un’attività lavorativa più consona alle proprie aspirazioni professionali o correlata agli studi svolti. In altre parole, per la Cassazione, qualsiasi lavoro va bene; ciò che conta è che i giovani senza lavoro si impegnino concretamente per trovarlo, senza aspettare che bussi alla porta di casa, mentre si sta accomodati in poltrona.

Sulla scorta di questa rilevante sentenza della Cassazione, i giovani senza lavoro trovano in pratica un limite al diritto al mantenimento, in relazione a fattori come la durata ufficiale degli studi e il tempo medio che serve ad un laureato per trovare un’attività lavorativa, dopo gli studi universitari. Insomma, i giovani senza lavoro non possono pretendere un generico diritto ad essere mantenuti dai genitori, ma debbono dimostrare di non aver trovato lavoro per motivi oggettivi ed indipendenti dalla propria volontà o di non aver comunque trovato – nonostante tutti i possibili tentativi – alcun lavoro tale da garantire un’autonomia economica, senza bisogno dell’apporto dei genitori.

In buona sostanza, il mantenimento non può avere una funzione assistenzialistica ad oltranza e, d’altronde, nella sentenza menzionata si trova scritto che: “Il concetto di capacità lavorativa, intesa come adeguatezza a svolgere un lavoro, in particolare un lavoro remunerato, si acquista con la maggiore età“. Come dire: non conta se i giovani senza lavoro hanno ottenuto un diploma o una laurea, compiuti i 18 anni e dopo la formazione è obiettivo prioritario rendersi al più presto autonomi economicamente.

Bisogna rimarcare un dettaglio: tale sentenza della Cassazione non riguarda soltanto i giovani senza lavoro che fanno parte di famiglie in difficoltà economica, ma anche i giovani invece rientranti in nuclei familiari benestanti, o che comunque potrebbero mantenere il figlio. Ciò in ragione del rispetto del generale principio di uguaglianza tra chi si è impegnato a cercare e trovare lavoro, e chi invece non lo fa. D’altra parte, come sopra ricordato, per la Suprema Corte l’idoneità ad essere lavoratori scatta a partire dai 18 anni per tutti.

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Tuttavia, va pur detto che la sentenza in oggetto non mancherà di certo di far discutere, in quanto è anche vero che il mercato del lavoro oggi è ancora più denso di ostacoli e difficoltà oggettive che nel recente passato. Tra mestieri in crisi, lockdown che ha stoppato molte attività, difficoltà delle aziende a trovare figure realmente formate, per i giovani senza lavoro trovarne uno che garantisca indipendenza economica, non è obiettivamente cosa facile, anche con tutta la buona volontà possibile.

Concludendo, il messaggio contenuto nella sentenza della Cassazione è però chiaro: pur con tutti i problemi e ostacoli che caratterizzano il complesso mondo del mercato del lavoro, al giovane spetta di attivarsi comunque, senza poter contare ad un diritto al mantenimento a tempo indeterminato.

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