Polizia di prossimità: cos’è e perchè è così utile ai cittadini

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Polizia di prossimità: cos’è e perchè è così utile ai cittadini

Non di rado nelle notizie di cronaca vengono esposti fatti che hanno rilievo per il diritto: si tratta di episodi di micro-criminalità che sono commessi nelle vie cittadine ed anche in quartieri trafficati e non periferici. Ecco dunque che in ipotesi di scippi, borseggi, piccoli furti e atti di vandalismo – peraltro spia di disagio ed emarginazione sociale – diventa essenziale il ruolo della cosiddetta polizia di prossimità, i cui componenti possono avere e di fatto hanno un rapporto diretto con la cittadinanza e con i residenti di una certa area urbana. Vediamo più nel dettaglio di che cosa si tratta.

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Polizia di prossimità: cos’è e le origini

L’espressione polizia di prossimità ne richiama altre simili come poliziotto di quartiere o agente di prossimità: si tratta infatti di membri delle forze dell’ordine come agenti della GdF, poliziotti, carabinieri che hanno il compito di presidiare e sorvegliare una certa area, via o quartiere. Non si tratta dunque – lo rimarchiamo – di una sezione speciale della Polizia o di un organo particolare.

L’evidente scopo è tutelare e garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini che abitano un certo quartiere e delle persone che percorrono a piedi o a bordo di mezzo una certa via o strada. La definizione deriva dal francese proximité, ovvero polizia vicina alle persone, alle strade, al quotidiano e al territorio. Come accennato, la polizia di prossimità è stata introdotta per instaurare e proseguire nel tempo un rapporto di vicinanza con i cittadini, essendo presente stabilmente nel territorio, come presidio della sicurezza e contribuendo così alla prevenzione dei reati. Infatti, la presenza costante delle forze dell’ordine ha anche un’indubbia funzione di deterrente rispetto alla commissione di qualche illecito penale.

E’ chiaro dunque che la presenza della polizia di prossimità – collaborante anche con altre istituzioni – è utile altresì per conoscere meglio i bisogni della gente di un certo territorio e per accrescerne la fiducia e migliorare al contempo la qualità della vita.

Sul piano delle origini storiche, si trovano tracce della polizia di prossimità nelle esperienze di paesi come gli USA ma soprattutto – per quanto riguarda il continente europeo – in Francia, come sopra accennato. Infatti, oltralpe negli anni ’80 si decise di attuare una politica di prevenzione dei reati tramite la polizia di prossimità, definita police au quotidien (Rapporto Bonnemaison del 1982). Oggi in Francia e in altri paesi europei come Spagna o Belgio, la polizia di prossimità trova il suo esempio più classico nell’agente di quartiere, operante su un perimetro ben definito del territorio.

La situazione in Italia

La presenza territoriale della polizia di prossimità, anche in Italia, fa ripensare al cosiddetto “agente di quartiere”, che è stato varie volte caposaldo di varie campagne per la sicurezza, lanciate in questi ultimi anni da più formazioni politiche. Tuttavia, polizia di prossimità non è solo questo. Infatti, detta attività di controllo, sorveglianza e prevenzione dei reati si esplica anche attraverso:

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Concludendo, va pur sempre considerato che l’ultradecennale problema della mancanza di organico non permette di garantire servizi di polizia di prossimità davvero capillari nell’intera penisola, senza contare che talvolta per le indagini più delicate, è necessario un maggior dispiego di uomini, a discapito – da questo punto di vista – della presenza territoriale. Sarebbe auspicabile allora indire nuovi concorsi per aumentare gli organici e per garantire davvero il rapporto di vicinanza tra cittadino, forze dell’ordine e istituzioni.

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