Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto

Ahmadinejad

Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto

L’esito del voto presidenziale iraniano, su cui ancora gravano molti dubbi, poteva essere prevedibile nell’individuazione del vincitore, ma sicuramente non nelle cifre ufficiali, né tantomeno nelle conseguenze che avrebbe avuto in Iran. Il Presidente uscente Mahmoud Ahmadi-Nejad, sebbene designato da molti come il possibile vincitore contro il suo principale avversario riformista Mir Hussein Mousavi, avrebbe ottenuto, secondo i dati forniti dal Ministero degli Interni, circa il doppio dei voti del rivale: circa il 66% contro il 33% di Mousavi, vale a dire più o meno 24 milioni di voti contro poco più di 13 milioni. Il risultato potrebbe suonare “strano” anche alle luce del fatto che l’affluenza sia stata massiccia, superando l’85% (mentre nel 2005 proprio Ahmadi-Nejad aveva vinto solo grazie all’astensionismo di massa degli allora disillusi riformisti) e, in più, del fatto che pareva quasi sicuro che nei maggiori centri urbani, così come negli ambienti intellettuali e medio-borghesi, Mousavi fosse in netto vantaggio sull’attuale Presidente, mentre le cifre ufficiali parlano di una forbice per Ahmadi-Nejad tra il 60% ed il 69% in tutte le province, perfino in quella di Tabriz, a maggioranza azera, come di etnia azera è Mousavi.

E’ presto e, soprattutto, quasi impossibile determinare se ed in quale misura vi siano stati dei brogli elettorali in Iran, ma certamente dei dati oggettivamente critici sono riscontrabili. Come fatto notare da  Mehdi Khalaji, autorevole analista del Washington Institute for Near East Policy, è il sistema elettorale stesso dell’Iran che potrebbe prestarsi a manipolazioni del voto. Prima di tutto non esistono stime ufficiali sugli aventi diritto al voto, ma la registrazione presso i seggi viene fatta al momento e in base esclusivamente del proprio certificato di nascita. Ciò ha portato a delle cifre molto discordanti tra di loro sul numero di votanti: la cifra è oscillata tra 46 milioni di persone e 51 milioni. Appare evidente come uno scarto di ben 5 milioni di voti possa fare effettivamente la differenza nel determinare gli esiti del voto. Dunque potrebbe essere facile, una volta ingigantito il numero dei votanti, attribuire a chi si vuole il voto “fantasma” di tutti quelli che rimangono.

In seconda istanza, vi è da notare come nessuno sia obbligato a votare in un determinato seggio. Ciò anche fa sì che il controllo possa essere molto limitato, così come può capitare che, in una determinata sezione, il numero di coloro che votano potrebbe superare quello di coloro che si ritenga siano “registrati” in quel seggio, provocando confusioni ulteriori. Il certificato di nascita, inoltre, può essere stampato sotto richiesta in qualsiasi seggio, anche in quelli negli Stati Uniti (lì sono 37): sarebbe verosimile che un cittadino, dichiarando di aver smarrito il proprio certificato e non essendo costretto a votare in un determinato seggio, possa votare anche più di una volta.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

Vi sono poi i cosiddetti seggi mobili, per gli anziani, gli invalidi, i militari e altre persone che, per vari motivi, non possono recarsi materialmente al seggio: Khalaji fa notare come quest’anno tali seggi siano circa dieci volte maggiori (in numero) delle ultime elezioni. Chiaramente è facile intuire come anche queste “postazioni mobili” siano difficilmente controllabili e potenzialmente soggette a manipolazioni di sorta. Così come è da notare che, per la preferenza sulla scheda, non si possa segnare con un simbolo il nome del candidato prescelto, ma si debba per forza scriverne il nome. Ora, essendovi in Iran circa il 20% di analfabeti, questi si fanno aiutare da volontari reclutati tra i Basij, sicuramente schierati più con i conservatori che con i riformisti. Non sarebbe impossibili,e dunque, anche in questo caso, manipolare il voto e scrivere sulla scheda il nome del candidato presidenziale che si vuole, praticamente all’insaputa dell’elettore analfabeta.

Queste erano le preoccupazioni principali che aleggiavano nell’aria già prima delle elezioni, scaturite semplicemente dall’analisi del sistema elettorale iraniano e dalle sue falle. Se effettivamente Ahmadi-Nejad abbia ricorso a degli espedienti per manipolare il risultato delle urne, per il momento non è dato saperlo. Probabilmente, molti analisti concordano, il Presidente avrebbe vinto le elezioni senza la necessità di ricorrere a brogli elettorali, ma con un margine molto inferiore di distacco rispetto a Mousavi e, forse, in un secondo turno di ballottaggio. Che Ahmadi-Nejad sia ancora popolare al livello da essere rieletto dalla maggioranza degli iraniani non appare inverosimile, quanto invece, gli occhi degli Iraniani, è apparso inverosimile che si sia trattato di un semi-plebiscito. Ciò detto, nessuno, neanche il regime, probabilmente si sarebbe aspettato una reazione da parte dell’elettorato di Mousavi così decisa e plateale. Nessuno si aspettava di vedere cortei di centinaia di migliaia di persone riversarsi nelle strade di Teheran e nessuno si aspettava di trovarsi di fronte ad una repressione così dura, stile Tienanmen.

Lo stesso Consiglio dei Guardiani e la Guida Suprema, il capo di Stato Ali Khamenei, hanno ormai accettato l’idea di rifare un conteggio delle schede, compatibilmente con una formale richiesta in tal senso di Mousavi. Sembra difficile che tale revisione possa portare ad un esito differente, se non nei numeri nella sostanza, da quello attuale. Più che altro si potrebbe tentare, in questo modo, di ridare legittimità ad un risultato che appare ormai acquisito, magari rivedendone le cifre. Ciò che è sicuro è che, comunque vadano le cose, la lezione iraniana dovrebbe servire anche per il futuro, in uno dei Paesi che, nel contesto mediorientale, si vanta di avere uno dei sistemi elettorali più trasparenti e delle libere elezioni, con tanto di imprevedibilità del risultato.
di STEFANO TORELLI
Stefano Torelli è analista geopolitico in relazioni internazionali. Coordina il Programma Medio Oriente dell’Italian Center for Turkish Studies e si occupa del Desk Medio Oriente della rivista di geopolitica Equilibri.net. Collabora con Geopolitica.info, l’associazione culturale Lo spazio della politica e altre testate e centri studio. L’indirizzo del suo blog è http://stefanotorelli.blogsome.com.