Concessioni 2022: riforma delle balneari tra due anni. Punti chiave

Concessioni 2022: riforma delle balneari tra due anni. Punti chiave

Concessioni 2022: riforma delle balneari tra due anni. Punti chiave

Concessioni 2022: in corso di approvazione una serie di misure volte a modificare il meccanismo di assegnazione degli stabilimenti balneari. L’annosa questione relativa alla riforma del settore si trascina ormai da una ventina d’anni: le nuove gare dovrebbero partire dal 2024.

Concessioni 2022: l’importante sentenza del Consiglio di Stato sugli stabilimenti

La questione della riforma del meccanismo di assegnazione delle concessioni pubbliche relative agli stabilimenti balneari si trascina ormai da una ventina d’anni. Nel 2006 la Commissione Ue ha approvato un provvedimento, la direttiva Bolkenstein, con cui ha imposto ai paesi membri di liberalizzare le concessioni pubbliche: in pratica, da allora in poi i beni dello Stato sarebbero dovuti essere affidati ai privati per mezzo di gare d’appalto con regole equilibrate e pubblicità internazionale.

In Italia gli stabilimenti balneari sono oltre 6.800 per un totale di circa 12 milia concessioni di terreni: lo Stato ricava da queste più o meno 115 milioni di euro, a fronte di un giro d’affari generato che si aggira intorno ai 15 milioni di euro. Ciò a causa di una mancata applicazione della direttiva per cui i proprietari degli stabilimenti possono contare su rinnovi praticamente automatici dell’assegnazione e su canoni d’affitto molto bassi (poiché rimasti invariati nel corso del tempo) in virtù di un patto “non scritto” per cui l’assegnazione a condizioni favorevoli impegna questi ultimi a investire in strutture e manutenzione (in chiave sviluppo del settore turistico.

In cosa consiste la riforma del Governo Draghi?

Nell’autunno scorso il Consiglio di Stato ha annullato una misura del governo Conte I che prorogava ulteriormente le concessioni fino al 2033 e fissato una scadenza le assegnazioni sottostanti alle regole della direttiva al 2024. Il Governo Draghi ancora prima di questa sentenza aveva annunciato di voler mettere mano alla problematica: l’iniziativa dell’esecutivo, però, si era fermata alla promozione di una “mappatura” delle attuali concessioni.

Adesso, l’esecutivo ha varato un provvedimento con cui chiede al Parlamento una delega per intervenire ad ampio spettro sull’intero settore e far partire nuove gare d’appalto, appunto, tra due anni. Ancora sono noti pochi dettagli per quanto riguarda la riforma: sembra che il testo sarà orientato alla preservazione degli investimenti fatti dai proprietari (soprattutto se dallo stabilimento proviene la loro primaria fonte di reddito), per cui nelle gare si terrà conto dell’esperienza “tecnica e professionale” già acquisita nel settore, senza però precludere l’inserimento di nuovi operatori, in particolare attraverso lo scorporamento dei terreni in lotti più piccoli, si vorrebbero favorire piccole imprese ed enti del terzo settore.  

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