Il bonus rottamazione

bonus rottamazione

Ogni anno nel nostro paese vengono rottamati più di un milione di veicoli, che vengono ritenuti troppo vecchi e quindi cestinati. La maggior parte di questi vengono sostituiti da nuove automobili. I centri di demolizione, però, non sono delle semplici discariche. Da anni, infatti, sono diventati dei centri di riciclaggio di alcune componenti, altre invece vengono facilmente reimmesse nel mercato come ricambi usati testati e garantiti, come ad esempio i fanali, oppure le batterie rigenerate, ma anche la centralina motore. Ma sostituire le vecchie auto con quelle nuove diventa un problema per l’ambiente? E quanto è il costo ambientale della rottamazione?

Un dato di fatto è che le auto vecchie consumano molto di più di quelle contemporanee. Quindi, il loro impatto sull’ambiente è altissimo. Allo stesso tempo, però, la rottamazione delle vecchie auto riempie le discariche, creando impatto sull’inquinamento del territorio. Per svolgere un corretto calcolo della componente ecologica di un’auto dovremmo prendere in considerazione, infatti, tutte queste variabili.

La produzione di auto nuove genera moltissimo carbonio, che poi si diffonde nell’aria. Uno studio portato avanti dalla Toyota mostra che le emissioni inquinanti di un’auto derivino per il 28% dal suo processo di creazione, un altro studio giapponese precedente dimostrava che la produzione fosse del 12%. Andando avanti col tempo, quindi, la produzione di nuove auto diventa un costo ambientale sempre più esoso. Oltre alle emissioni di gas serra, le case automobilistiche producono tantissimi rifiuti e danni ambientali, quindi si crea un impatto ambientale di non poco conto, se consideriamo che il mondo ha bisogno di una riduzione delle emissioni sempre più rilevante.

Se guardiamo a questi dati ci accorgiamo che cambiare veicolo è prevalentemente un vantaggio per i produttori. Ed è anche un’azione che mette a repentaglio la vita del nostro pianeta. Mantenere, quindi, la propria auto e ripararla, è invece più ecologico rispetto al fatto di cambiarla ogni 4 anni, così come vorrebbero le case automobilistiche. Vediamo adesso anche alcuni dei processi che hanno un impatto ambientale significativo.

Il bonus rottamazione

Il bonus rottamazione è un mezzo utile per tutti coloro che vogliono cambiare la propria auto, acquistarne una nuova per sbarazzarsi di quella vecchia. In questo modo si produce un ricambio, ma allo stesso tempo uno spreco di mezzi che vengono cestinati e che sarebbero ancora in buone condizioni. Favorire la riduzione della circolazione di mezzi inquinanti è una buona modalità se vediamo solo una parte della medaglia. Tuttavia, stiamo nascondendo l’altro aspetto inquinante, che è quello della produzione e dei costi ambientali di rottamazione. Questo può aumentare il riscaldamento globale e creare, inoltre, problemi legati all’inquinamento del territorio a causa di discariche sempre più ingombranti.

Cosa succede alle auto rottamate?

C’è un dato molto interessante. Un veicolo che è ormai considerato da rottamare viene riciclato per il 95%. Se, infatti, in precedenza gli autodemolitori prendevano le auto e le mettevano in discarica, oggi questo non avviene più. Le parti in metallo e in acciaio possono essere facilmente fuse per farne di nuovo, buona parte delle plastiche può essere rielaborata per farne nuovi oggetti. Tantissime delle componenti vengono reimmesse nel mercato come pezzi di ricambio usati e garantiti, solitamente affidabili quanto i ricambi originali. Insomma, le auto che vengono rottamate possono essere per la maggior parte riciclate. Tuttavia, quel 5% di rimanenza andrà a riempire le discariche dei nostri territori. Non scordiamoci, poi, che anche il riciclo ha un costo ambientale ed è sempre bene non gettare prima del tempo: utilizziamo tutto ciò che abbiamo a disposizione fino a quando è possibile e sicuro. A quel punto e solo in quel momento è giusto gettarle.

La demolizione dell’auto, infatti, permette di ripescare le componenti ancora funzionanti. Talune, specialmente le elettriche, possono essere rigenerate se non sono più performanti come all’inizio della loro vita nell’auto. Altre parti, invece, come gli pneumatici possono diventare elementi d’arredo, soprattutto nell’ambiente street, oppure possono essere lavorati per la creazione di asfalto gommato. L’olio motore, che si cambia tutte le volte che si fa il tagliando, può essere riutilizzato se opportunamente pulito e filtrato.

Ma vediamo quali sono in particolare le varie fasi del riciclaggio dei veicoli fuori uso:

–       “disinquinamento”: consiste nell’estrazione di elementi potenzialmente pericolosi contenuti nelle automobili. Si tratta di fluidi (oli, liquido freni, carburante, ecc.) che possono provenire anche da batterie, filtri antiparticolato e convertitori catalitici.

–       smantellamento: è lo smantellamento dell’auto e lo smistamento di materiali e parti riutilizzabili (motori, fari, scatole, specchi, ecc.) che verranno poi commercializzati.

–       compressione: consiste nel macinare il resto del veicolo (la carcassa) e separare i metalli ferrosi e non ferrosi.

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