Il vertice che inizia nella giornata di oggi, al Senato, rappresenta il primo passo concreto dell’attuazione del cd. Piano Mattei per l’Africa. Ma che cos’è in concreto? Ebbene, si può definire in breve come un piano strategico con cui consolidare i rapporti tra il nostro paese e gli Stati africani, un progetto con una lista di obiettivi da attuare per promuovere uno sviluppo sostenibile e duraturo nel tempo.
La scelta di aprire a Palazzo Madama dipende anche dalla volontà politica di sottolineare la centralità del Parlamento, nella definizione di questo ambizioso piano per politiche energetiche e sociali ‘virtuose’ e di cui l’intero continente africano potrebbe giovarsi negli anni a venire.
Piano Mattei per l’Africa: il perché del nome e le finalità
Il Piano Mattei si chiama così perché della figura di spicco dell’Eni, scomparsa negli anni ’60 del secolo scorso, si vuole emulare l’approccio non prettamente colonialistico e predatorio. Nell’incontro illustrativo saranno presenti 25 capi di Stato e di governo, insieme ai ministri di alcune decine di paesi africani.
Nel meeting al Senato, lo spazio condiviso in cui evidenziare i principi generali del Piano Mattei, la sua metodologia e la linea di sviluppo, mirata a dare risposte alle esigenze rappresentate dall’Africa, assegnando un ruolo chiave sia alla cooperazione nello sviluppo socioeconomico sostenibile, che alla responsabilità per la stabilità e la sicurezza. In sintesi, il piano Mattei intende cambiare il quadro dei rapporti tra Africa ed Europa, rendendoli più saldi e paritari.
Acqua, energia, istruzione e formazione, sanità ed agricoltura sono i cinque temi chiave del Piano, in cui trovare un efficace parternariato e un programma comune, senza imposizioni ma in piena condivisione Italia-Africa.
Secondo le intenzioni del Governo, grazie al Piano Mattei le emergenze umanitarie (tra cui quella somala) saranno affrontate in modo diretto e anche la questione dei flussi di migranti illegali riceverà una risposta coordinata Italia-Africa, onde evitare nuove ingerenze dei trafficanti e favorire il rispetto di leggi ad hoc. Il Piano Mattei mira anche a sostenere lo sviluppo economico e la stabilizzazione sociale di Stati nei quali altrimenti, senza un “ruolo chiave” dell’Italia e dell’Europa, aumenterebbero i rischi di ulteriori violazioni dei diritti umani e verrebbero tradite le aspirazioni di crescita economico-sociale.
Le critiche delle opposizioni
Gli scopi del Piano sono questi, ma i partiti dell’opposizione – PD in primis – si sono lanciati all’attacco, evidenziando che il Piano Mattei sarebbe, in realtà, una sorta di ‘scatola vuota’, con tante belle speranze ma contenuti assenti. Non vi sarebbero cioè stanziamenti effettivi e progetti chiari per gli investimenti in Africa. Tuttavia, l’Esecutivo si è affrettato a replicare che i contenuti arriveranno soltanto in seguito ad una collaborazione stretta e sviluppata, tra Italia e paesi africani. Il punto di partenza, che getterà le basi della collaborazione, è proprio l’incontro al Senato di lunedì 29 gennaio.
La Premier, d’altronde, ha rimarcato che fino a questo momento non ha funzionato un certo approccio paternalistico e predatorio, e che anzi in Africa va modificata la linea di azione, non adottando scelte ‘unilaterali’ ma trovando accordi e partnership strategiche da pari a pari.
Per quanto riguarda le risorse in campo, l’attuazione del Piano Mattei implicherebbe la mobilitazione di non meno di 4 miliardi di euro di fondi italiani nei prossimi cinque anni. Ma di fatto il Piano Mattei sarebbe anticipatore di una più profonda partecipazione al futuro dell’Africa, da parte delle istituzioni UE ed internazionali. E va detto che finora i rappresentati dell’Unione, con Ursula Von der Leyen in testa, si sono mostrati assai favorevoli all’iniziativa italiana in oggetto.