La banda del collegio 23.

primarie repubblicani

La banda del collegio 23. 

Dopo la batosta elettorale del 2008, che ha visto il Partito Repubblicano degli Stati Uniti d’America sconfitto sia alle presidenziali sia alle legislative, il “Grand Old Party” appariva come un partito politico spacciato. Già nel corso delle elezioni primarie, iniziate nel gennaio 2008, la contesa per la leadership repubblicana sembrava, agli occhi dell’opinione pubblica, come una partita molto meno interessante della super sfida democratica tra Obama e Hillary Clinton.

Tutto ciò mentre comunque si registrava sul fronte repubblicano una gara aperta con possibili esiti ben più numerosi di quelli del partito dell’asinello: basti pensare che il favorito alla vigilia della primarie, Rudy Giuliani, dopo i deludenti risultati dei primi stati si era ritirato dalla corsa, lasciando il tutto con un esito incerto: stati vinti da Mitt Romney, stati vinti da Huckabee…alla fine fu il veterano John McCain ad avere la meglio. E non era un risultato scontato.

Subito dopo la vittoria di Obama del 4 novembre del 2008, qualche commentatore già si chiedeva: valutando che il capitale politico-carismatico di Obama è immenso, chi sarà lo sfidante repubblicano alle elezioni presidenziali del 2012? Chi avrà il difficile compito di sfidare la ventata d’aria fresca rappresentata dalla candidatura e dalla vittoria di Obama?

Già avvenivano cose folkloristiche: il 20 novembre del 2008 (ribadisco: il 20 novembre 2008) l’ex candidato alle primarie repubblicane Mike Huckabee (che già di suo è un personaggio folkloristico, tanto da aver ricevuto l’agognato endorsment da parte di Chuck Norris) annunciava la sua candidatura in vista delle presidenziali del 2012 e annunciava l’inizio della sua raccolta fondi per la competizione elettorale.

Lunghi editoriali di quel geniaccio di Karl Rove, spin doctor di Bush jr. sin dai tempi del Texas, ricordavano che “chi vorrà candidarsi nel 2012 dovrà dare una mano alle elezioni di mid-term nel 2010”.

Tutto questo mentre si denigrava la scelta autolesionista di McCain di proporre l’inesperta Sarah Palin alla vicepresidenza, e mentre il duo Bush-Cheney registrava un livello di popolarità bassissimo.

Insomma, il Partito Repubblicano era inesistente. Non c’era.

Almeno nella fase di coabitazione.

Assunto l’incarico di presidente, Obama ha subito aperto vari fronti (e non è ancora riuscito a chiuderne nessuno nonostante il buon iter dell’importantissima riforma sanitaria). Ciò ha consentito alla sua opposizione di potersi organizzare sia dal punto di vista politico-programmatico che dal punto di vista della propaganda.

Gli attacchi più forti dei repubblicani al presidente vengono proprio a proposito della riforma sanitaria: si accusa Obama di essere un socialista, si teme di perdere il comodo seggio senatoriale e di dispiacere le lobby locali, e soprattutto si fa credere ai cittadini (già abbastanza svantaggiati dal sistema sanitario) che le proposte di Obama non possono che peggiorare le cose.

Quindi si risveglia l’opposizione ad Obama, anche se il piano propagandistico impera su tutto.

Gran parte di questo “focolaio propagandistico” è frutto della rete televisiva “Fox News” che ha attaccato cosi tanto il presidente Obama da portarlo ad un boicottaggio totale da parte della Casa Bianca della rete di Murdoch.

Da notare che proprio in questo periodo, oltre a concentrarsi quasi sempre e solo sulla riforma sanitaria e sui suoi presunti danni, il network statunitense trasmette programmi televisivi con conduttori alquanto particolari: c’è Mike Huckabee con un suo programma denominato con molta fantasia “Huckabee” (potete vederlo verso le due notte italiane…dite la verità, non aspettavate altro!) oppure il tribuno Glenn Beck (ore 23 ore italiane) che scrive i suoi appunti su una lavagnetta e butta libri diMao e Hitler addosso alla telecamera. Per non parlare dello storico commentatore radiofonico neo-con Rush Limbaugh che mette insieme tutti gli stereotipi degli americani ultra-conservatori degli ultimi anni.

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Ma tutti i settori dei media sono coinvolti in questa apparente rinascita di “destra” del Partito Repubblicano: è uscito da poco negli Stati Uniti il libro di Sarah Palin che ogni giorno è citato in qualche talk show e che comunque, oltre ad essere un notevole fenomeno mediatico, appare quasi come una rivalutazione di un personaggio, quello dell’ex governatrice dell’Alaska, forse giudicato in maniera negativa troppo in fretta.

Questo vuoto programmatico e politico quindi consente comunque lo sviluppo di una forma di opposizione ad Obama. Una posizione conservatrice e molto propagandistica, quindi probabilmente anche poco concreta.

Primo atto politico di questa “informale rinascita dello spirito repubblicano” sta nella svolta conservatrice del GOP presso il collegio 23 della Camera dei rappresentanti dello stato di New York: gli Huckabee, i Beck, i Limbaugh e le Palin varie hanno proposto atutti i costi un candidato conservatore, di destra come loro, per quel collegio.

Risultato: la repubblicana moderata Scozzafava, storica deputata di quel collegio, ha deciso di appoggiare il candidato democratico che è risultato il vincitore di questa sfida.

I Repubblicani non si sono forniti ancora di una tattica ed una strategia ben precisa. Ma stanno costruendo un base ideologica da non sottovalutare.

Considerando che si tratta del partito erede della tradizione di Lincoln, possiamo ben dire che non si tratta dello scenario migliore per la politica americana.

 

Livio Ricciardelli