Elezioni e criminalità: il caso Campania

Nei giorni successivi al terribile omicidio del sindaco di Pollica (SA) Angelo Vassallo, ucciso molto probabilmente in un agguato di camorra, è quanto mai attuale interrogarsi…

…sul rapporto che intercorre tra criminalità organizzata e politica in alcune delle regioni del Mezzogiorno, e sulle dinamiche attraverso cui si dispiega l’influenza che la prima ha sulla seconda.

 

 

Da analisti elettorali, il punto da cui vogliamo partire è certamente il momento delle elezioni, attraverso la lettura dei risultati nei territori “a rischio” di infiltrazione malavitosa. E partiamo proprio dalla Campania, regione scenario di quest’ultimo tragico episodio di cronaca nera che ha riacceso i riflettori sulla difficile condizione di quegli amministratori locali che spesso rischiano la vita, quando si trovano a dover prendere decisioni che possono spiacere al potere malavitoso.

 

L’analisi è partita da una constatazione empirica molto semplice: se si confrontano i risultati delle Regionali del 2005 e del 2010 con i sondaggi pubblicati nelle settimane immediatamente precedenti alle elezioni, si nota una notevole differenza tra il risultato pronosticato (dalla quasi totalità degli istituti di sondaggio professionali) e il risultato finale effettivo. A conferma del fatto che questo rappresenta un’anomalia su cui vale la pena indagare, si noti che gli stessi istituti di sondaggio, in quelle stesse occasioni, hanno previsto con precisione molto maggiore il risultato nelle regioni del centro e del nord Italia, con scarti di pochi punti percentuali tra previsione e risultato finale.

 

Diamo uno sguardo ai sondaggi usciti nel 2005 e nel 2010 in vista delle elezioni Regionali, con riferimento alla regione Campania.

2005: ecco cosa dicevano gli ultimi 7 sondaggi pubblicati prima dell’oscuramento (previsto per legge 15 giorni prima del voto) da parte di 4 istituti*:

 

Come si vede, era stato pronosticato un distacco, tra le liste delle due principali coalizioni, di circa 10 punti, e un distacco maggiore, mediamente di 15 punti (tra i 10 e 21), tra i candidati a Presidente. Il risultato finale fu però che le liste di centrosinistra ottennero il 63,5%, contro il 33,4% del centrodestra, mentre tra i candidati alla presidenza Antonio Bassolino sconfisse Italo Bocchino per 61,6 a 34,4; dunque, un distacco di quasi 30 punti percentuali tra le liste e oltre 27 nel voto ai candidati Presidente: un errore statistico medio rispettivamente di 20 e 12 punti percentuali, un’enormità.

 

Vediamo ora il 2010: anche qui presentiamo gli ultimi 7 sondaggi, effettuati da 6 istituti diversi (tra cui il nostro)*:

 

 

Qui, a differenza che nel 2005, i sondaggi avevano ben previsto che la differenza tra le liste sarebbe stata maggiore di quella data ai candidati Presidente: intorno ai 10 punti (se non superiore) la prima, circa 5 (con estremi di 1,7 e 7) la seconda; ma anche stavolta il risultato finale è stato ben diverso, se non nell’esito (largamente prevedibile) quantomeno nelle proporzioni del distacco: infatti le liste di centrodestra hanno totalizzato ben 20 punti in più rispetto a quelle di centrosinistra (58,5% contro 38,5%) e il candidato vincitore, Caldoro, ha vinto con il 54,2% contro il 43% di De Luca, quindi oltre 11 punti di vantaggio: di nuovo, errori statistici macroscopici, seppur dimezzati rispetto a 5 anni prima.

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Tutto questo induce a riflettere, e a chiedersi il perché di una differenza così forte tra quanto pronosticato e quanto invece si realizza nella realtà. Considerato, come abbiamo detto, che questo scostamento non si è verificato nella maggior parte delle altre regioni italiane, a cosa si deve ascrivere questo fenomeno? Forse i sondaggisti che si sono occupati della Campania non sono gli stessi di quelli che hanno monitorato le altre Regioni, i quali sono evidentemente più bravi e competenti? È sufficiente disporre di una certa familiarità con le metodologie di un istituto di sondaggio per scartare questa ipotesi. Forse si tratta di una propensione a nascondere la propria preferenza elettorale, una variabile realmente esistente e misurata anche in passato, e che però negli intervistati residenti in Campania ha un effetto molto più distorcente che altrove; ma anche questo cozza con l’evidenza empirica di molte altre analisi, oltre che con il buonsenso.

 

La ragione di questo fenomeno, che si manifesta non solo in Campania ma anche in altre regioni (in qualche modo “affini” alla Campania, sotto certi punti di vista) va ricercata in qualcosa che gli istituti di sondaggio non sono in grado di rilevare con gli strumenti “classici” della campionatura socio-demografica. Come molti avranno capito, si tratta dell’influenza – ma sarebbe meglio parlare di “inquinamento” – sul voto di migliaia di persone esercitata dalla criminalità organizzata diffusa. Nei prossimi giorni tenteremo di fornire una “fotografia” di questa influenza, mostrando i dati nudi e crudi che evidenziano come la camorra sia stata in grado di spostare interi comuni a votare in massa per una parte piuttosto che per un’altra.

 

 

* i sondaggi sono reperibili sul sito ufficiale dei sondaggi all’indirizzo http://www.sondaggipoliticoelettorali.it