Dopo il trimestre omeopatico Monti può tornare a decidere

Dopo il trimestre omeopatico Monti può tornare a decidere

 

Il ministro della giustizia è convinta al 100%, il nuovo regime sulle incandidabilità entrerà in vigore nel 2013. Falso, replicano da Futuro e Libertà e Italia dei Valori. Con i 9 mesi di tempo che durerà la delega approvata questo pomeriggio alla Camera il governo potrebbe non fare in tempo a emanare il decreto legislativo. Qualora finisse in Gazzetta Ufficiale in piena campagna elettorale chi vanta un casellario giudiziario sporco potrà farsi un altro giro di giostra. Solo nel 2018 a quel punto i condannati in via definita per gravi reati ovvero con pene superiori ai tre anni non potranno candidarsi per un seggio in Parlamento.

L’incertezza non giova alla classe politica, ma questa non è una novità e i grillini tanto per cambiare si sfregano le mani e ringraziano. Ma la Severino può inneggiare al traguardo alla fine tagliato, di fronte ad una maggioranza piegata dopo mille tentativi di cincischiare. Il modo in cui è stato tagliato non riempie d’entusiasmo per il prezzo della vittoria. Una riforma annacquata e non di certo all’altezza delle esternazioni mediatiche. Il senso del governo Monti sta tutto qui: magnificente nelle dichiarazioni e nella comunicazione finalizzata a rassicurare elettorato e mercati, oscillante fra il decisionismo e l’introduzione di riforme in dose omeopatiche al momento della prova del nove.

La cronaca parlamentare odierna è un esempio: le pene minime e massime per la corruzione vengono innalzate e per non dare scampo alle forme raffinate di questo reato se ne introduce uno di nuovo conio, il traffico di influenza. Peccato che questo risultato sia stato vanificato dall’accorciamento dei tempi di prescrizione per l’induzione alla concussione, il subito ribattezzato emendamento “salva Penati”.

Nella colonna dell’attivo della legge delega portata a casa dal governo va menzionata la nuova disciplina sulla corruzione privata. Troppo facile si potrebbe obiettare, si trattava di uniformare il codice penale agli ordinamenti giuridici dei paesi comunitari – idem per il traffico d’influenza. Materie non pasticciabili da compromessi o da troppe mediazioni dei partiti.

Trarre linfa dall’Europa sta nell’insegna di palazzo Chigi sotto Mario Monti. I suoi successi politici, a riprova di questa tesi, sono ascrivibili tutti al primo mese quando c’era da approvare una manovra finanziaria dolorosa, ma dettata nelle sue grandezze fondamentali dal duo Bce-Bruxelles. Tanto da essere premiato in Germania per il riconoscimento del senso di responsabilità nella sua leadership.

Si dirà che il periodo della manovra Salva-Italia coincideva con le battute iniziali del governo tecnico e si sa il segno maggiore si lascia nei primi cento giorni.

Eppure pur riconoscendo che il pendolo del professor Monti abbia oscillato troppo dall’iniziale piglio anglosassone all’omeopatia e all’immobilismo mediterraneo si sta nuovamente configurando un contesto a lui favorevole.

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È quello delle prime settimane, fatto di recessione, uno spread apicale e la sensazione diffusa nell’opinione pubblica di essere sul ciglio della bancarotta e dell’uscita dall’euro. Quasi surfando su quelle acque turbolente a Monti riuscì la correzione dei conti e la cantierizzazione di una riforma dell’articolo 18 secondo standard riformatori degna di popoli di lingua inglese.

E non è un caso, allora, che dopo tre mesi improduttivi Monti si sia rimpossessato della guida del paese tenendo un vertice ABC, un’informativa alla Camera e l’accelerazione del pacchetto riforme nell’arco di 12 ore.

Pur trovando in gran parte omeopatica la cura proposta dal ministro Severino per corruzione e politica, d’altro canto, l’approvazione di tre fiducie sul ddl è il segno del ritorno ad un clima congeniale a questo governo. Monti può nuovamente sprigionare il suo piglio riformatore e divincolarsi dai tentacoli dialettici dei suoi alleati, rinunciando in nome dell’emergenza di concertare ogni singolo passaggio. Il decreto per la crescita sarà il primo banco di prova.