Regionali 2010: Piemonte

Regionali 2010: Piemonte

 


Una delle sfide più incerte delle prossime elezioni regionali è quella del Piemonte, dove si affronteranno Mercedes Bresso e Roberto Cota.

Alla Bresso, presidente uscente, sembra essere riuscito il miracolo di compattare un’alleanza molto larga a suo sostegno. Oltre a PD, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà e la lista Bresso ci saranno infatti la lista Bonino, i Moderati – formazione centrista che in Piemonte può contare su un 3% circa di consensi, l’API, l’UDC e, sia pure solo con un patto elettorale, anche Rifondazione-Comunisti italiani.La scelta del partito di Casini, che inizialmente sembrava chiedere la testa della Bresso come condizione per l’alleanza col centrosinistra – e si fece il nome di Sergio Chiamparino come possibile candidato -, sembra essere stata dettata dalla discesa in campo nel centrodestra di un leghista, Roberto Cota, che, insieme a Zaia in Veneto, tenterà di conquistare posizioni di rilievo per il Carroccio negli apparati regionali del Nord. Proprio con l’alleanza tra PD e UDC le scorse provinciali hanno visto la vittoria di Saitta a Torino e Filippi ad Alessandria, che non erano però apparentati con tutta la sinistra.Insieme a Cota, novarese, ora capogruppo alla Camera ma già presidente del Consiglio regionale piemontese dal 2000 al 2005, correranno il PDL – che ha rinunciato alla corsa di un suo uomo come l’ex governatore Enzo Ghigo o il sottosegretario Guido Crosetto -, la Lega Nord e la Destra di Storace.La sfida in Piemonte è cruciale per almeno due motivi: per la Lega, che potrebbe dimostrarsi essenziale non solo nelle tradizionali roccaforti come la Lombardia e il Veneto ma anche in un territorio nel quale ha sempre avuto un insediamento più modesto. E per il centrosinistra, che punta a confermare il modello di governo del Piemonte e a vincere nell’unica grande regione settentrionale in cui può farlo.

Cota è un candidato pesante per visibilità mediatica e per la capacità di mobilitare l’elettorato leghista soprattutto nel Piemonte orientale, dove schiererà come capolista il sindaco di Novara Massimo Giordano. Non è così facile prevedere la reazione dell’altro terreno di coltura del Carroccio in Piemonte: il cuneese. Qui la Lega ha sfiorato il 25% alle Europee e ha portato alla vittoria al primo turno Gianna Gancia come presidente della provincia. Che Cota finisca col prevalere nella «Granda» è fuori discussione, ma le dimensioni della sua affermazione potrebbero essere limitate dalla scarsa attrattiva esercitata da un candidato che una parte dell’elettorato potrebbe vedere troppo poco piemontese, espressione di un territorio contiguo alla Lombardia.

Sarà comunque determinante il risultato nella provincia di Torino, che conta circa metà della popolazione (e dei voti) della regione. Cinque anni fa la Bresso riuscì a distanziare l’avversario Ghigo di oltre 15 punti nel Torinese, vincendo anche nell’Alessandrino per un paio di punti. Se l’attuale governatrice prevalse complessivamente di 93 mila voti, la provincia del capoluogo gliene diede ben 195 mila di margine.

 

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Un altro fattore potenzialmente decisivo sarà quello del voto disgiunto, o del voto ai soli presidenti. Nel 2005 il saldo a favore della Bresso fu di quasi settanta mila preferenze, ma non è chiaro se il fenomeno si ripeterà – soprattutto nelle province di Novara e Vercelli dove la candidata sfilò 6 mila voti di consenso personale: ma il contendente  di allora non proveniva dall’Est Piemonte. D’altronde, il giudizio prevalente tra i piemontesi promuove l’operato della Bresso (il tasso di approvazione per Ipr è intorno al 53%, superiore al consenso ottenuto il giorno dell’elezione).



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