Domenica si vota in Finlandia, attesa una grande avanzata dell’estrema destra

Più di trecentoComuni al voto, quasi diecimila posti in ballo. Domenica prossima la Finlandia rinnoverà i propri amministratori locali. L’attesa è tutta per i Veri Finlandesi, i Centristi potrebbero riuscire ad evitare il tracollo, i Socialdemocratici puntano a conquistare la piazza d’onore a Helsinki, in ballo c’è la leadership nel campo dell’opposizione e il destino di una riforma statale sulla quale il governo si gioca moltissimo. Insomma sono elezioni locali ma limitarle a questo sarebbe un errore.

Sono 320 i comuni finlandesi che dovranno rieleggere i propri amministratori. A questi si aggiungono i 16 delle isole Åland. Le liste definitive con i loro candidati, i partiti le hanno consegnate a fine settembre: 37mila concorrenti per 9700 poltrone. Prevalenza maschile (60%), età media sui 48 anni. Anche gli stranieri che vivono in Finlandia potranno esprimersi. Requisiti minimi: 51 giorni di residenza nel paese scandinavo per tutti gli abitanti dell’Unione Europea (ma anche per norvegesi e islandesi) e due anni per gli altri. Nient’altro. Basta poco eppure rispetto ai vicini del Nord Europa, in Finlandia gli stranieri hanno ancora un atteggiamento piuttosto freddo nei confronti del voto. Solo il 20% si reca alle urne, Norvegia e Svezia viaggiano su valori tripli.

La mappa elettorale delle elezioni politiche del 2011

 

Gli occhi sono puntati sui Veri Finlandesi, il partito euroscettico e ultraconservatore più a destra nel Parlamento di Helsinki. Nelle comunali del 2008 gli uomini guidati da Timo Soini ottennero il 5,4%, stavolta le cifre saranno molto più alte: il 16% sembra alla portata, nonostante l’avvicinarsi del voto abbia prodotto una leggera flessione. Secondo Sami Borg, analista dell’Yle, il partito di Soini sarà l’unica forza politica a crescere sensibilmente in questa tornata elettorale. I Veri Finlandesi hanno guadagnato consensi chiedendo di ripensare la destinazione del denaro statale, ad esempio riducendo la spesa per l’immigrazione e la cooperazione internazionale. Cosa che ha trovato l’appoggio di molto elettori. Come dimostrato questa estate da un sondaggio Gallup, circa il 60% dei finlandesi crede che fino a quando il paese non si rimetterà in carreggiata certe spese andrebbero evitate. Che significa? Significa ad esempio dirottare le risorse solo verso alcuni progetti, ed esaminare con più severità le richieste di asilo politico. Ma significa soprattutto risparmiare denaro da utilizzare in casa. Un’idea che ricorda molto da vicino lo slogan storico del partito di Soini: “Prima i finlandesi”.

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Se a questo aggiungiamo altri ingredienti – euro, crisi economica, turbolenze finanziarie, aziende che chiudono e disoccupazione – si capisce perché ormai da qualche anno le proposte politiche dei Veri Finlandesi trovino terreno fertile. Molti comuni del resto devono fare i conti con finanze che scarseggiano, con la difficoltà nell’erogare i servizi sociali.

E così per i Veri Finlandesi l’appuntamento di domenica può rappresentare l’esame di laurea. Vero: Timo Soini e soci hanno già piazzato un colpo straordinario alle elezioni nazionali del 2011 (terzo posto col 19%), ma stavolta la sfida è diversa e per certi aspetti più complicata. Anzitutto perché bisogna confermarsi. E poi perché la selezione dei tantissimi candidati ha richiesto un lavoro molto più complesso rispetto a quello delle politiche. L’obiettivo è scardinare vecchi equilibri locali, radicarsi sul territorio. Se i sondaggi dovessero tramutarsi in voti, per Timo Soini sarebbe il raggiungimento della maturità politica.

Timo Soini, leader di Veri Finlandesi

 

In ritardo sembrano invece essere i Centristi, che alle elezioni locali di quattro anni fa portarono a casa un 20,1% e oggi dovrebbero fermarsi molto prima, intorno al 17% nella migliore delle ipotesi. L’allarme ha cominciato a suonare subito dopo l’estate. I vertici del partito hanno provato a dare l’impressione di avere la situazione sotto controllo, affermando che con l’avvinarsi del voto le posizioni del partito avrebbero ripianato la differenza nei sondaggi. Cosa che in effetti è accaduta, visto che proprio nelle ultime settimane il partito ha riguadagnato qualcosa. Ma se questa risalita sarà sufficiente a limitare i danni lo si capirà solo domenica. A guardare stanno soprattutto i Veri Finlandesi, che da mesi contendono ai Centristi la leadership nel campo dell’opposizione.

Anche il Partito di Coalizione Nazionale del premier Katainen potrebbe cedere qualcosa ma stavolta parliamo di variazioni minime. Nel 2008 il partito ottenne il 23,4%; alle elezioni politiche del 2011 il 20,4%; stavolta dovrebbe portare a casa il 22%, confermandosi primo partito del paese. A ruota i Socialdemocratici, dati intorno al 19%, in linea con il 19,1% delle politiche del 2011 ma indietro a livello locale (alle comunali di quattro anni fa l’asticella toccò quota 21,2%). Gli altri inseguono a distanza: i Verdi e l’Alleanza di Sinistra sono accreditati dell’8-9%, il Partito Popolare Svedese e i Cristiano Democratici al 4%.

Una delle battaglie più interessanti si giocherà a Helsinki, anche se è praticamente certo che la capitale rimarrà a destra: il Partito di Coalizione Nazionale si confermerà primo partito e la cosa non sorprende visto che è così da oltre quindici anni. Che succederà però subito dietro? La sfida è tra Verdi e Socialdemocratici, due partiti che a Helsinki da anni si contendono la seconda posizione. I laburisti potrebbero sopravanzare i Verdi, ma la partita si giocherà fino all’ultimo. Al quarto posto spunteranno i Veri Finlandesi, pronti a incrementare la propria presenza politica anche nella Capitale. Nel 2008 il partito di Timo Soini raccolse quattro seggi, piazzandosi al sesto posto. Domenica prossima le cose cambieranno. E la composizione del Consiglio Comunale finirà per incidere sul futuro della città – e forse non solo quello. La campagna elettorale, come scritto dal quotidiano Helsingin Sanomat, si è giocata quasi tutta sulla riforma delle municipalità presentata dal governo. L’esecutivo vuole ridisegnare la mappa dei comuni del paese, con l’obiettivo di ottenere una riduzione della spesa. Nel caso di Helsinki l’idea è quella di unire la capitale alle città di Espoo, Kauniainen, Sipoo e Vantaa. Partito di Coalizione Nazionale e Verdi sono favorevoli: fino a oggi hanno avuto la maggioranza assoluta in Consiglio Comunale, e se dovessero essere confermati il progetto potrebbe ricevere spinte importanti. I Veri Finlandesi sono nettamente contrari, mentre i Socialdemocratici hanno candidati con idee diverse al riguardo. E gli elettori? Un sondaggio Gallup ha mostrato che solo tre cittadini su dieci sarebbero favorevoli all’accorpamento delle cinque municipalità. Un dato di cui tener conto.

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Cosa potrebbe cambiare, allora, nella politica finlandese? Se i sondaggi dovessero tradursi in voti, il partito di Timo Soini potrebbe mettere le mani su un gran numero di poltrone in tutto il paese. Soini da tempo non si nasconde più. Già a inizio settembre – quando i sondaggi proiettavano in alto il partito – va dicendo che una vittoria del genere produrrebbe una grande trasformazione nel governo locale. Anzitutto, spiega, verrebbero finalmente archiviati quelli che ha definito i ‘vecchi ragazzi’ – le solite facce, per essere chiari. Una vera e propria rivoluzione, dice. Soini è tipo senza mezze misure, la sua fortuna politica se l’è costruita ricorrendo anche a una dialettica efficacissima e anche stavolta esagera sapendo di esagerare: ma un risultato roboante per il suo partito avrebbe comunque un valore da non trascurare. Significherebbe che i Veri Finlandesi non sono un fuoco di paglia, che non sono solo protesta, che sono un partito ormai adulto e che – soprattutto – la gente li considera credibili.