Nel cuore degli swing state. La sfida elettorale americana nel dettaglio

Obama e Romney, United State

Nel cuore degli swing state. La sfida elettorale americana nel dettaglio  

 

Il New York Times ha presentato una attenta analisi della sfida elettorale tra il presidente Obama e Mitt Romney in grado di compulsare la situazione stato per stato. Obama guida saldamente le proiezioni in stati che contano 185 voti elettorali, ed è ben posizionato in stati che rappresentano altri 58 per un totale di 243, secondo poll e interviste di provenienza bipartisan. Romney ha una posizione ormai solida in stati che contano 180 voti elettorali ed ha buone chance per altri 26  voti, raggiungendo un totale di 206 voti.c’è bisogno di 270 voti elettorali per vincere le elezioni. Alla chiusura della campagna elettorale sette stati che rappresentano 89 voti elettorali – Colorado, Florida, Iowa, New Hampshire, Ohio, Virginia e Wisconsin  — sono considerati in bilico.

http://www.nytimes.com/2012/10/28/us/politics/in-final-days-of-presidential-election-fighting-county-by-county.html?hp&_r=1&

Naturalmente l’attenzione degli analisti è concentrata sui cosiddetti swing state, ovvero gli stati spesso di modesta popolazione, ma che in base al sistema elettorale americano sono decisivi nella elezione del presidente. Il lavoro degli attivisti repubblicani e democratici è molto intenso. Ad esempio in Colorado  gli uomini di Romney stanno avvicinando piccoli imprenditori ispanici che non hanno mostrato di apprezzare la legge sul sistema sanitaria nazionale.

In questa fase della campagna elettorale gli attivisti concentrano il loro lavoro direttamente sul campo, grazie alle analisi dei flussi elettorali e dei cambiamenti demografici che hanno realizzato nei mesi precedenti. Obama cerca ancora il voto dell’elettorato di giovani, donne e minoranze etncihce, mentre Romney è orientato verso gli elettori bianchi, anziani e conservatori.

Al di là degli swing state veri e propri la campagna di Romney cerca di espandere la battaglia verso la Pennsylvania, il Wisconsin e il Minnesota, tre stati che i democratic considerano sicuri.

Obama ha raggiunto nei giorni scorso il New Hampshire per proteggere i 4 voti elettorali dello stato, utilizzando la chiave del voto anticipato. Naturalmente la più grande paura per i democratici è che l’onda lunga di Romney si rafforzi sempre di più, fino a includere tanto il malcontento per l’economia che la voglia di novità a Washington.

In senso speculare i timori per Romney sono dati dal fatto che l’ondata di entusiasmo abbia già raggiunto il suo apice, e la mobilitazione degli elettori più conservatori e degli indecisi non sia sufficente a sconfiggere Obama.

Riguardo la Florida ad esempio è evidente come sia essenziale per Romney mantenere questo stato per avere qualche possibilità di vincere la presidenza. nel quartier generale di Obama a Chicago l’aria che si respira è molto ottimista a riguardo soprattutto per l’alta percentuale di voto postale e per la grande ondata di giovani cubano-americani nel sud della Florida. Non diversa pare la posizione dei democratici nel piccolo stato del New Hampshire, il quale vale solo quattro voti elettorali, ma ha segnato – ad esempio- la sconfitta di Al Gore nel 2000. Anche il Colorado ha guadagnato per alcuni analisti la qualità di “nuova Florida”, come stato che deciderà le elezioni. Per fare ciò Romney dovrebbe vincere altri quattro stati  –New Hampshire, Virginia, Florida e Wisconsin — lasciando ad Obama solo l’Ohio e l’Iowa. Proprio l’Iowa ha un significato speciale per Obama dal momento che nel 2008 vinse i caucus proprio in questo stato. Nonostante il basso tasso di disoccupazione Obama non ha risparmiato energie in questo stato, anche con la sua presenza personale.

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Riguardo l’Ohio Romney ha bisogno di guadagnare voti nelle aree rurali e suburbane dove Obama ebbe molto successo nel 2008. Secondo alcuni osservatori già un terzo degli elettori avrebbe votato col voto anticipato. La Virginia è uno stato in bilico grazie alla vittoria di Obama nel 2008, la prima di un democratic dal 1964; sebbene lo stato abbia una solida tradizione conservatrice, la retorica antigovernativa di Romney risulta difficile per il gran numero di lavoratori statali. Anche il Wisconsin fu agilmente conquistato da Obama quattro anni fa, ma oggi la partita è  molto più incerta, inoltre il la rappresentanza del candidato vice repubblicano Paul D. Ryan, potrebbe aiutare a sottrarre voti ai democratici. La campagna di Romney non considera il Wisconsin in maniera molto ottimista, ma sicuramente una vittoria dei suoi preziosi 9 voti elettorali aiuterebbe a bilanciare la potenziale perdita dell’Ohio.

Le ingenti risorse di cui i due candidati hanno usufruito – circa due miliardi di dollari – non sono servite solo a finanziare migliaia di spot pubblicitari, ma anche e soprattutto ad individuare e portare alle urne gli elettori negli stati determinanti come l’Ohio, a preparare il campo –nel caso dei democratici – per il voto anticipato via posta e via mezzi elettronici, e per predisporre un accurato sistema di controllo legale. La lezione della Florida del 2000, e delle gravi contestazioni che ne seguirono, fino a segnare la perdita delle elezioni per Gore, brucia ancora nel campo dei democratici.  La debolezza dell’economia nei quattro anni di Obama, la lenta ripresa di queste ultime settimane hanno determinato l’incertezza di questa campagna elettorale. Il sofisticato apparato elettorale dei democratici, teso a portare alle urne le minoranze e specialmente gli ispanici, dovrebbe segnare la differenza, anche rispetto ai sondaggi e i poll tradizionalmente riservati agli anglofoni.