Too close to call? Obama e Romney fino all’ultimo voto

obama e romney

L’incubo del 2000 è ben vivo nella memoria degli americani. Too close to call, la formula di rito di sondaggi e proiezioni quando il distacco è così irrisorio da essere inafferrabile a livello percentuale. Nelle prime elezioni presidenziali del nuovo millennio gli occhi di mezzo mondo si concentrarono sulla Florida, col peggiore strascico giudiziario per il riconteggio dei voti che la storia ricordi.

Questo martedì potrebbe andare peggio con molti stati ancora indecisi. Partiamo dalla Florida. La tenue tendenza in questo Stato per Romney rientra nel margine statistico d’errore: +1,8% nella media sondaggi di Real Clear Politics, ma con previsioni contrastanti. Il Wall Street Journal attribuisce un vantaggio al presidente di un punto percentuale, mentre Mason Dixon dà il mormone avanti di 6 punti. Ma al di là dell’ampia forbice, il fatto che il ticket repubblicano l’abbia inserito nella short list di Stati da colpire con battage pubblicitario e con discorsi pubblici la dice lunga su quanto siano poche le certezze di queste elezioni.

Situazione ancor più serrata in Virginia. Qui Obama prevale nella media dello 0,3% con un range compreso fra il +1% per il presidente attribuito dal WsJ e la parità perfetta per Gravis Marketing. A dispetto, invece, della grande attenzione dedicata nella campagna elettorale e negli osservatori politici è improbabile una competizione indecisa fino alle prime luci dell’alba di mercoledì in Ohio. Lo stato con una propensione naturale ad essere toss-up ha una linea di tendenza pro-Obama. A Culumbus a Cleveland più che in ogni altro angolo d’America si sentono gli effetti dei bailout del settore auto deciso – con grande contrarietà di Romney e dei repubblicani – dal presidente, tanto da trasformare l’Ohio, nello slang corrente dei politologi, una sorta di firewall a garanzia della sua rielezione. Chi vince qua, in effetti, è abituato a mettere le mani sulla vittoria fra i grandi elettori e guadagnarsi un mandato alla Casa Bianca. Gli ultimi sondaggi oscillano fra la parità di Rasmussen (istituto molto vicino al Gop) e i 6 punti di vantaggio fotografati da WsJ. Nella media Obama è avanti del 2,9%.

Un rebus sono al momento Virginia, New Hampshire e Colorado. Si sono alternate tendenze pro-Romney ad altre pro-Obama. Gli ultimi giorni hanno visto un riallineamento dei sondaggi verso una sostanziale parità con un leggero trend per il candidato democratico.

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Il pericolo stallo è così alto che gli analisti più accreditati quasi alzano bandiera bianca. Illuminante, per due ragioni la proiezione di stamane del politologo Larry Sabato: “We believe the three closest states are Virginia, Colorado and New Hampshire; in reality, all three are toss-ups, but because we feel obligated to pick every state, we’re splitting these 26 combined electoral votes right down the middle — 13 for Obama (nine from Colorado and four from New Hampshire) and 13 for Romney from Virginia. It’s not very scientific, but in these three states the polling averages and our sources aren’t giving us enough to work with”. Se anche l’oracolo americano depone si sente disarmato c’è di che dubitare sull’esito di queste elezioni.

Larry Sabato, però, si espone anche con una previsione senza toss-up e scommette – nel verso senso della parola – su una vittoria del presidente per 290 voti elettorali a 248, con equilibri inalterati al Congresso dove i democratici resterebbero solida maggioranza al Senato e i repubblicani si confermerebbero alla Camera dei Rappresentanti. Tutto ciò mentre i sondaggi a livello nazionale danno perfetta parità fra i due candidati nel voto popolare. Rasmussen dà in vantaggio Romney del’1%, laddove WsJ vede avanti di un punto percentuale Obama. Mentre Politico e Cnn con due differenti rilevamenti parlano proprio di parità.

L’ultima proiezione di Larry Sabato sul voto di martedì

Questa discrepanza fra leggero vantaggio di Obama negli stati chiave e parità nel voto popolare non è sfuggito a giornalisti e sondaggisti, specialmente di area repubblicana. “Come fa Obama ad essere 3 punti sopra in Ohio e pari a livello nazionale?” è la domanda che si rincorre nei programmi d’approfondimento. O i sondaggi nazionali sono sbagliati – e allora il presidente ha un vantaggio di alcuni punti – oppure qualcosa nei rilevamenti locali non quadra. Ed ecco che nelle ultime ore un sondaggio in Pennsylvania sembra intenzionato a scombinare ancor di più le carte: parità dopo anni di dominio democrat. In quest’ultimo Stato ad essere decisiva sarà l’affluenza a Philadelphia, la città che da sola dà maggioranze così rotonde ai liberal da ribaltare i rapporti di forza nelle altre contee più affini ai repubblicani.

David Axelrod, grande stratega di Obama ha ostentato sicurezza sulla tenuta elettorale da queste parti ma è indicativo che negli ultimi giorni il presidente abbia mandato a fare campagna Bill Clinton e Romney l’abbia toccato nel suo ultimo rally elettorale.