Fact checking di Pagella Politica: Berlusconi e il debito italiano

fact checking

Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Per quanto riguarda il nostro debito non è così elevato come si vuole far credere. L’Italia ha un attivo di 6600 miliardi, è la seconda economia più solida dopo la Germania”. Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Berlusconi  e si è espressa con un “Panzana pazzesca”.

 

Berlusconi al telefono con Belpietro è un fiume in piena, e prova a ribaltare alcune opinioni diffuse sulla solidità finanziaria dell’Italia. Dati alla mano, con un rapido e puntuale fact checking ci si rende conto che è un tentativo in cui il Cavaliere fallisce impietosamente .

Partiamo dal nostro debito non “così elevato come si vuole far credere”. Non conoscendo i misteriosi taroccatori che apparentemente “fanno credere” agli italiani che il nostro debito sia elevato, ci affidiamo ai dati World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale per verificare come ci collochiamo in termini relativi circa il debito. L’immagine che ne consegue non è confortante. L’Italia nel 2012 ha il sesto rapporto debito/Pil più alto del mondo, come si può vedere nel grafico qui sotto. Peggio di noi solo Giappone, Grecia, Libano, Giamaica e le isole di St Kitts and Nevis. L’unica attenuante per questa sparata di Berlusconi è la constatazione (spesso citato dal Professor Marco Fortis della Fondazione Edison) che l’Italia ha un alto tasso di risparmio privato, pari al 175% del Pil in confronto al 133% della media dell’Eurozona. Ma come segnala lo stesso Professore in questo approfondimento, tale dato è un’attenuante, una “garanzia”; non certo prova che il nostro debito non sia elevato. Un primo fact checking è quindi negativo.

Passiamo a quei 6600 miliardi di attivo del nostro Paese. Ascoltando con attenzione l’intervento completo di Berlusconi (attorno al minuto 05:15), il Cavaliere parla di attività pari a 8600 miliardi, cifra dalla quale si possono sottrarre i 2000 miliardi di debito, per arrivare ad un “attivo” di 6600 miliardi. Partiamo dall’assunto che il nostro debito è effettivamente di circa duemila miliardi (1.928 secondo l’ultima nota di aggiornamento del DEF, tavola 7), e usiamo il Conto generale del patrimonio dello Stato per l’esercizio finanziario 2011 (il rendiconto si deve presentare entro il 30 giugno dell’anno successivo quindi non è ancora disponibile per il 2012) per determinare se Berlusconi dica la verità sui suddetti attivi da “8600 miliardi”. Non troviamo riscontro da nessuna parte né di questo numero né dei 6600 miliardi di “risultanze”. Forse Berlusconi intende 821 miliardi, il valore delle attività alla fine del risultato di gestione patrimoniale del 2011 (un peggioramento di circa 79 miliardi in confronto al 2010)? Il risultato patrimoniale è comunque negativo. Provando ad allargare ancora lo spettro di ricerca, scopriamo che un’indagine di Banca d’Italia del 2010, sulla ricchezza delle famiglie, stimò a circa 8600 miliardi l'”attivo” delle famiglie italiane (composto di attività reali e finanziarie al netto delle passività, vedi figura 1). Ma il debito è pubblico, mentre queste attività sono private; il confronto non si può fare nella maniera approssimativa usata dal leader del Pdl. Ci viene difficile capire a cos’altro si possa riferire il Cavaliere, ed ancora più difficile credere che l’Italia possegga un gruzzolo equivalente a oltre il 300% del Pil quando l’intero valore degli immobili di proprietà dell’Agenzia del Demanio è stimato tra i 55 ed i 72 miliardi (a seconda che si voglia credere ai dati dell’Agenzia stessa o della Cassa dei Depositi e dei Prestiti). Anche questo secondo fact cheching è quindi negativo.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

Per quanto riguarda l’asserzione di Berlusconi secondo la quale saremmo “la seconda economia più solida dopo la Germania”, il fact checking diquesto frammento di frase da solo meriterebbe una tesi di dottorato, ma proviamo a confrontare alcuni dati “clou” delle 5 più grandi economie dell’Unione per capire se indicativamente il nuovamente (probabile) candidato premier del Pdl ha ragione (riteniamo che Berlusconi intendesse paragonare le economia dell’Ue, ma il tema ovviamente regge anche se si dovessero usare come campione le economie del G20). Da qui, ricaviamo qualche classifica per vedere come se la cava l’Italia, mettendo i Paesi sempre in ordine decrescente di “solidità”, a seconda dell’indicatore specifico.

Crescita del Pil (dati Eurostat 2012)
1. Germania 0,8%
2. Francia 0,2%
3. Regno Unito -0,3%
4. Spagna -1,4%
5. ITALIA -2,3% 

Disoccupazione (dati Eurostat 3° quadrimestre 2012):
1. Germania 5,5%
2. Regno Unito 7,9%* (valore q2 2012)
3. ITALIA 10,6% 
3. Francia 10,6%
4. Spagna 25,6%

Valore aggiunto del settore industriale (Eurostat 2011, mln di €):
1. Germania 607.440
2. ITALIA 263.209
3. Regno Unito 255.217
4. Francia 224.551
5. Spagna 165.051

Quota dell’export dell’Ue (dati Eurostat 2011):
1. Germania 27,6% (extra Ue) e 22,4% (intra Ue)
2. Regno Unito 11,5% (extra Ue) e 6,5% (intra Ue)
3. Francia 10,7% (extra Ue) e 9,3% (intra Ue)
4. ITALIA 10,6% (extra Ue) e 7,5% (intra Ue)
5. Spagna 4,5% (extra Ue) e 5,2% (intra Ue)

Deficit (dati Fmi 2012)
1. Germania -0,4%
2. ITALIA -2,7%
3. Francia -4,7%
4. Spagna -7,0%
5. Regno Unito -8,2%

Debito pubblico (dati Fmi 2012)
1. Germania 83,0%
2. Regno Unito 88,7%
3. Francia 90,0%
4. Spagna 90,7%
5. ITALIA 126,3%

Rendimento sui titoli di stato decennali (Bloomberg a chiusura dell 11 dicembre 2012)
1. Germania 1,3%
2. Regno Unito 1,8%
3. Francia 2,0%
4. ITALIA 4,7%
5. Spagna 5,5%

Insomma, pur prendendo solo una manciata di indicatori sulla “solidità” economica del Paese non troviamo riscontro sul fatto che l’Italia sia la seconda economia “più solida” dopo la Germania. L’unica certezza sembra essere quella in base a cui ci collochiamo spesso davanti alla Spagna. Anche questo terzo fact checking è quindi negativo.

Numeri rovinosamente imprecisi per Berlusconi che si guadagna una nuova “Panzana pazzesca”.

Se vuoi leggere tutti i fact checking sulle dichiarazioni di Berlusconi vai sul suo profilo.