Sondaggi elettorali norvegesi: prossimo un cambio di governo?

Erna Solberg sondaggi elettorali norvegesi

Secondo i più recenti sondaggi elettorali norvegesi tra dodici mesi, a brindare all’anno nuovo nell’ufficio del presidente del consiglio norvegese quasi certamente non ci sarà il laburista Jens Stoltenberg ma la conservatrice Erna Solberg, leader della Destra. Il ciclo socialdemocratico incominciato nel 2005 pare infatti destinato a finire. Nel settembre 2013 i norvegesi saranno chiamati a rinnovare il Parlamento e i partiti di centrodestra hanno ottime possibilità di conquistare una larga maggioranza.

Il 2012 è stato un anno difficile per il premier Stoltenberg e per il suo governo formato dal Partito Socialdemocratico, dal Partito di Centro e dal Partito della Sinistra Socialista. I sondaggi politici di dicembre hanno confermato un trend che va avanti dall’estate e che si può riassumere così: Destra primo partito del paese, socialdemocratici in calo, alleati di governo a rischio sparizione.

I numeri diffusi dai sondaggi elettorali norvegesi un paio di settimane fa da NRK piazzavano la Destra al 30,5% e i socialdemocratici al 27,4%. Il quotidiano Dagbladet segnalava i laburisti al 26,6% e la Destra al 33,1%. Secondo il Vårt Land i socialdemocratici invece sarebbero al 28,4% e la Destra al 29,1%. I sostenitori del Partito del Progresso guidato da Siv Jensen sembrano invece più difficili da intercettare: nei sondaggi proposti dai maggiori quotidiani norvegesi, la seconda forza conservatrice del paese oscilla tra il 13 e il 20%.

Cifre diverse ma il succo è lo stesso: la coalizione guidata dai laburisti continua a scivolare verso il basso e oggi conquisterebbe poco più di sessanta seggi parlamentari; Destra e Partito del Progresso guadagnano consensi e da soli avrebbero la maggioranza. Ma l’universo del centrodestra norvegese ingloba pure il Partito Popolare Cristiano e i Liberali che oggi metterebbero insieme un bottino elettorale intorno al 10%. Insomma i conservatori potrebbero mettere le mani su oltre cento seggi.

Se a destra le prospettive sono incoraggianti, tutt’altra storia nell’attuale maggioranza. Il Partito di Centro galleggia intorno al 5%, il Partito della Sinistra Socialista è in apnea sotto la soglia di sbarramento del 4%. Se si votasse oggi e se i sondaggi elettorali norvegesi trovassero puntuale verifica nelle urne, il partito guidato dal giovane Audun Lysbakken non entrerebbe in Parlamento. L’alleanza di governo scricchiola, lo fa da mesi e ha qualcosa da rimproverarsi. Di certo non ha fornito un’immagine coesa di sé. La spirale negativa nella quale sono caduti Partito di Centro e Partito della Sinistra Socialista li ha spinti ad abbracciare politiche aggressive, pensate per riconquistare il proprio elettorato deluso e poco rispettose degli equilibri interni alla maggioranza. I socialdemocratici non hanno saputo porre un freno. Non solo: è opinione di molti analisti che nel contesto politico norvegesi gli elettori stiano cominciando a considerare come superflui alcuni piccoli attori, privilegiando invece le grandi forze capaci di proporre governi stabili.

Stoltenberg  ha tentato di rimettere in carreggiata la sua maggioranza anche attraverso un rimpasto di governo voluto a settembre, rimpasto che peraltro ha riguardato solo alcune importanti pedine laburiste spostate da un dicastero all’altro. Ma gli obiettivi di “rinnovamento e continuità” (le parole usate dal premier) sono rimasti su carta.

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Ma al di là del consensi nei singoli partiti, contano pure le persone: e in questo Jens Stoltenberg non ha niente da invidiare a nessuno. Ma i mesi passati hanno lasciato comunque segni anche qui. L’apice della popolarità per il premier c’è stato dopo l’attentato del 22 luglio 2011, dopo cioè l’autobomba nel centro di Oslo e la sparatoria sull’isola di Utøya, dopo i settantasette morti di quel piovoso venerdì pomeriggio. Nelle settimane successive i laburisti si erano arrampicati fino al 41%, un’intera popolazione si era stretta intorno al proprio primo ministro. Ma quei tragici fatti alla fine sono costati caro a Stoltenberg. Nel corso di questo anno e mezzo, infatti, sono emerse molte responsabilità: cattiva gestione dell’emergenza da parte del governo; grosse inefficienze nella macchina della sicurezza norvegese. Morale della favola: la popolarità del premier è calata e oggi non è più la persona a cui la maggioranza dei norvegesi affiderebbe il timone del paese. Quella persona è Erna Solberg.  La leader della Destra piace di più: 48% (+3% rispetto a settembre) contro il 43% dell’attuale premier, che resta comunque un numero sorprendentemente alto considerato che parliamo di un primo ministro che guida il paese ormai da sette anni.

Secondo i sondaggi elettorali norvegesi, si rivolgono alla Destra sempre più anziani, ed è un dato non trascurabile: la stessa Solberg ha sottolineato come ciò significhi qualcosa sta cambiando anche nel tradizionale bacino elettorale del partito laburista. Per il resto Solberg spopola nelle regioni meridionali e occidentali, le contee settentrionali restano roccaforte laburista.

Insomma la Destra ha enormi possibilità di vincere. Anche perché (al di là degli errori del blocco di governo) in questi anni ha fatto passi da gigante. Lo spiegava il ricercatore politico Andres Todal Jenssen sul quotidiano Aftenposten: il partito è riuscito a cambiare la propria immagine, a proporsi come interlocutore attento ai problemi sociali, ai pensionati, al tema del lavoro. I laburisti da parte loro provano a marcare le differenze. “Se i sondaggi elettorali norvegesi saranno confermati, alle prossime elezioni avremo Erna Solberg come premier e Siv Jensen come ministro delle Finanze” ripete spesso Raymond Johansen, segretario del partito laburista: “la Norvegia prenderebbe una strada completamente diversa. Dobbiamo lottare contro questa prospettiva”. I conservatori taglieranno le tasse e la spesa pubblica, ammonisce Stoltenberg: e questo avrà un impatto negativo sui servizi sociali. In caso di vittoria delle destre tutto ciò che di buono è stato costruito in questi anni potrebbe sparire, avverte il premier. Il fatto è che sono pochi quei norvegesi che dicono di veder migliorati i servizi sociali: solo il 9%, secondo un recente sondaggio del Dagsavisen; il 26% ritiene invece peggiorato il welfare nel suo complesso; la maggioranza non vede differenze.

A metà novembre, sui quotidiano norvegesi è apparsa un’analisi interessante: il 15% dei cittadini pronti a scegliere la Destra in passato ha sostenuto i socialdemocratici. C’è stato dunque un travaso importante che ha spostato voti dai laburisti ai conservatori. La Destra ha guadagnato consensi anche rubandoli al Partito del Progresso ma questo stupisce di meno: gli elettori conservatori guardano al partito di Erna Solberg con maggiore fiducia perché si sta dimostrando un soggetto politico del tutto in grado di governare. E l’effetto sondaggi di questi ultimi mesi (con la Destra stabilmente in vetta) ha giocato un suo ruolo.

È in questo contesto che Erna Solberg si avvicina all’appuntamento elettorale dell’autunno prossimo. La Destra sta lavorando a un programma dove tutti gli angoli più spigolosi sono stati limati. In agenda finisce l’obiettivo di instaurare un dialogo costruttivo con le forze sociali, l’impegno di offrire una sanità pubblica di qualità senza dimenticare le strutture private, trasporti efficienti. In poche parole, un programma pensato per vincere.