Serie A noiosa? Nel resto d’Europa non va certo meglio

A 7 giornate dal termine del campionato di Serie A, il vantaggio accumulato dalla Juventus (+9 sul Napoli e +13 sul Milan) sembra essere rassicurante, anche nell’ottica dell’imminente scontro tra le due inseguitrici, da cui i bianconeri potrebbero trarre profitto per ampliare ulteriormente il divario. Nonostante manchino ancora diversi impegni da non sottovalutare (in particolar modo le prossime tre giornate, con la trasferta di Roma contro la Lazio, lo scontro diretto al vertice contro il Milan e il derby della Mole), per la Juventus sembra quindi che i giochi siano fatti, rendendo meno amara la recente eliminazione dalla Champions League, al cospetto di un solido Bayern Monaco. Ciò porterebbe quindi a considerare il sipario ormai calato sulla Serie A 2012-13, con molti addetti ai lavori pronti a commentare (per la verità già da diverse settimane) un campionato senza storia, ai limiti della noia. Ma questo è un problema solo italiano?

In realtà, andando a vedere ciò che succede negli altri grandi campionati europei (Bundesliga, Liga, Premier League e Ligue 1), sembra che non ci sia poi molto meno da sbadigliare, nonostante le premesse di inizio stagione. Anzi.

Partiamo dal campionato su cui il sipario è già calato con netto anticipo, ovvero la Bundesliga. Ad inizio stagione in Germania si parlava di grande duello tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund, con i bavaresi decisi a tornare vincenti in campionato (conquistato per due volte consecutive dai giallo-neri di Dortmund) ed a cancellare la delusione europea rappresentata dalla finale di Champions League persa in casa contro il Chelsea. Allo stesso modo il Borussia, da campione uscente, risultava d’ufficio tra le favorite per il titolo. Ebbene, il campionato si è rivelato un monologo bavarese, con un andamento costante non scalfito nemmeno dalla notizia (arrivata a metà campionato e che avrebbe potuto destabilizzare in qualche maniera lo spogliatoio) dell’imminente addio dell’attuale allenatore, Jupp Heynckes, per far posto all’ex blaugrana Pep Guardiola a partire dalla stagione 2013-14. Viceversa, il Borussia pare aver sofferto oltremodo il doppio impegno, nonostante risultati molto apprezzabili in Champions League dove, dopo aver primeggiato in un girone di ferro (con Real Madrid, Manchester City e Ajax come avversarie) al momento si trova in semifinale, dopo un palpitante quarto di finale contro gli spagnoli del Malaga, deciso solo nei minuti di recupero della gara di ritorno. La ritrovata fame (in campionato) del Bayern e la difficoltà (o, magari, precisa scelta societaria di dare priorità ad una competizione piuttosto che ad un’altra, di cui però non è dato sapere) incontrata dal Dortmund nel gestire i due fronti, hanno portato ad uno sviluppo a dir poco “noioso” della Bundesliga, con il 23-esimo scudetto per i bavaresi con ben 6 giornate d’anticipo, record assoluto per il massimo campionato tedesco. Dei numeri di questa marcia trionfale si è già detto: 11 vittorie nelle ultime 11 giornate, 75 punti su 84 disponibili (con 24 vittorie, 3 pareggi ed una sola sconfitta) e ben 20 punti di vantaggio sulla seconda, appunto il Dortmund.

Anche in Spagna le cose non sembrano andare meglio. Il Barcellona, dopo una stagione 2011-12 “atipica” (zero trofei tra Liga e Champions League) rispetto a quanto ci aveva abituato nell’ultimo quadriennio, è tornato a dettar legge in maniera incontrastata. L’eterno duello preannunciato ad inizio stagione con il Real Madrid (campione uscente) è stato letteralmente demolito da un girone d’andata inarrestabile (55 punti su 57, 18 vittorie ed un solo pareggio!), che ha reso il girone di ritorno una pura formalità da amministrare. Il vantaggio attuale dei blaugrana (+13 sul Real e +16 sull’Atletico) ad otto giornate dal termine non ammette repliche, proiettandoli verso il 22-esimo titolo nazionale.

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Anche in Inghilterra i giochi sembrano fatti, nonostante manchino ancora sei giornate al termine del campionato (sette per le prime tre in classifica, che hanno una gara da recuperare). La Premier League che, in linea teorica, avrebbe dovuto riservare le maggiori emozioni e competitività, con almeno tre squadre ad altissimi livelli (il solido Manchester United, il Manchester City degli sceicchi e il Chelsea campione d’Europa uscente), si è rivelata invece praticamente a senso unico.

A sette gare dalla conclusione, infatti, il vantaggio degli uomini di Ferguson sulla squadra allenata da Mancini è di ben 12 punti (con la coppia Chelsea-Tottenham terza e lontanissima a -19), nonostante lo scontro diretto vinto dal City appena qualche giorno fa. Sembra difficile ipotizzare un clamoroso tracollo dello United, a cui bastano 10 punti nelle restanti 7 gare per ritornare campione d’Inghilterra, riprendendosi lo scettro scippatogli dai cugini nel finale da thriller della scorsa stagione, che vide gli uomini di Mancini vincere l’ultima partita all’ultimo respiro (da 1-2 a 3-2 nei minuti di recupero) e conquistare i tre punti fondamentali per la vittoria finale, facendo passare i red devils dalla gioia allo sconforto totale. Anche qui, analizzando l’andamento della capolista, c’è ben poco da discutere: 77 punti su 93 disponibili, con 25 vittorie su 31 gare, è un ruolino di marcia di assoluto valore.

L’unico campionato che sembra ancor più aperto di quello italiano è quello francese. Il Paris St. Germain degli sceicchi, dopo un anno e mezzo di rodaggio (a suon di milioni di euro investiti) sembra infatti poter finalmente tornare a sorridere, conquistando il suo terzo titolo della storia e rivincendo lo scudetto dopo ben 19 anni di attesa. Dopo i grandi investimenti degli ultimi dieci mesi (Ibrahimovic, Thiago Silva, Verratti e Lavezzi in estate, Lucas e il totem Beckham nella sessione invernale), che si aggiungono a quelli della stagione precedente (Thiago Motta, Pastore, Sirigu, Alex e Menez, oltre all’allenatore Carlo Ancelotti), il PSG sembra finalmente in grado di prendere il largo in campionato (perso clamorosamente la scorsa stagione, cedendo alla sorpresa Montpellier, al suo primo trionfo in assoluto), staccando le più dirette inseguitrici Marsiglia (a -7), Lione e St. Etienne (entrambe  a -11). Il tutto nonostante un andamento tutt’altro che inarrestabile dei parigini (64 punti su 93 disponibili, con una media di 2.06 punti a partita che in proiezione equivalgono a 76 punti a fine campionato, ben 3 in meno rispetto alla scorsa stagione, in cui si dovettero accontentare della seconda piazza dietro al Montpellier, vincente a quota 82). Ciò porterebbe a considerare questa Ligue 1 un torneo piuttosto livellato, un’affermazione quantomeno paradossale se si rapporta la rosa del PSG con quella delle altre dirette avversarie in campionato.

La realtà dei fatti, quindi, presenta una “noia generalizzata” a livello di singoli campionati, al netto dello spread a livello continentale che vede spagnole e tedesche spartirsi i quattro posti in semifinale di Champions League (nonché i primi due posti nei rispettivi campionati nazionali) con italiane ed inglesi al palo. Con tale “carrellata di sbadigli” sembra sempre più difficile riuscire ad attribuire a qualsivoglia torneo lo scettro di “campionato più bello del mondo”.

Emanuele Vena