Le pagelle della Confederations Cup

Si chiude il sipario sulla Confederations Cup ed è tempo di bilanci e di voti.

Nome Alunno: Brasile

Voto: 10

Commento: la Selecao torna a vincere e lo fa, guarda caso, con un mostro sacro a dirigere l’orchestra: Luiz Felipe Scolari, colui che, nel 2002 aveva alzato la coppa del mondo sempre come selezionatore tecnico della nazionale Brasiliana. Il tecnico è stato capace di imporsi e di dare una nuova mentalità alla squadra: abbandonato il metodo “Tuttafantasia”, Scolari ha allenato a lungo i suoi ragazzi sulla fisicità e sul pressing che sembra di essere diventato un vero punto di forza per il Brasile. La selezione verde oro è stata l’unica in grado di sostenere i ritmi e le temperature della competizione; è vero che giocava in casa ma è anche vero che la metà dei titolari milita in Europa e le loro abilità atletiche si sono standardizzate ai livelli del vecchio continente. Dopo aver dominato il girone eliminatorio, sconfiggendo l’Italia senza battere ciglio, si sono liberati della “pratica Uruguay” per concentrarsi sul vero avversario da battere: la Spagna. La vittoria, giunta in finale, contro la Roja non solo è motivo di grande gioia per i tifosi ma sembra essere la conferma dell’ottima strada intrapresa dal C.T. Onore e Gloria dunque ai penta campioni del mondo, chissà se l’anno prossimo riusciranno a ripetersi conquistando la sesta Coppa del Mondo.

Nome Alunno: Spagna

Voto: 7

Commento: la scuola spagnola subisce un altro duro colpo. Dopo la lezione inflitta dagli imperatori tedeschi in Champions League, le Furie Rosse si inchinano umiliati di fronte ai padroni di casa brasiliani. La domanda che da domani ricorrerà nelle teste dei tifosi di tutto il mondo è la seguente: “Il ciclo del Tiqui Taca si è veramente concluso o si tratta, semplicemente, di un calo di prestazioni del tutto naturale?”. La risposta non è semplice ma l’analisi dei fatti, oggettivamente, non lascia dubbi. Se, in ambito giovanile, la scuola spagnola è ancora di un altro pianeta (vedasi il trionfo all’Europeo U21); nel mondo dei grandi, i club e le nazionali di tutto il mondo stanno cercando il modo di neutralizzare la “Religione del possesso palla”. Gli esperimenti, in Brasile ed in Germania, stanno iniziando a fruttare. La seconda domanda, esclusivamente italiana, è: “Quando anche le italiane inizieranno a neutralizzare le spagnole?”

Nome Alunno: Italia

Voto: 6 (sulla fiducia)

Commento: la finale per il terzo posto, anche detta finalina, ha visto il trionfo azzurro grazie al capitano italiano Buffon, autore di splendide parate sia in occasione dei rigori sia a partita in corso. La medaglia di bronzo, a dire la verità, non è stata proprio meritatissima dai ragazzi di Prandelli dai quali ci si aspettava tutt’altro tipo di prestazioni. Se è vero che avversari come la Spagna e, soprattutto, il Brasile sono di un altro pianeta, è anche vero che le prestazioni contro Messico e Giappone non sono state del tutto convincenti. L’unico punto a favore dell’Italia arriva, paradossalmente, dalla sconfitta subita in semifinale: contro le Furie Rosse, lontani parenti dell’asso pigliatutto dell’anno scorso, gli italiani hanno tirato fuori il cuore e, come sempre, siamo stati tenuti a galla dalla grande forza dell’Italia, il gruppo. Il risultato alla fine conta poco: si sa che la lotteria dei rigori non sempre premia il merito. La medaglia di bronzo guadagnata lascia i tifosi soddisfatti a metà: la faccia, anch’essa di bronzo, l’abbiamo tratta in salvo ma, l’anno prossimo, ci sarà bisogno di un netto miglioramento.

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Nome Alunno: Uruguay

Voto: 5.5

Commento: lascia il Brasile abbattuta anche la selezione uruguaiana che, allenata da Tabarez, si è infranta contro Buffon. Alla Celeste è mancato il guizzo d’attacco che, schierando Forlàn, Suarez e Cavani, ci si aspetterebbe; forse al Matador sono pesate le voci di mercato ma la forza del campione si denota anche in questi momenti. Agli uruguaiani va comunque assegnato il merito di aver rimontato due gol all’Italia e di aver passato il girone eliminatorio, cosa che, con la Nigeria di mezzo, non era così scontata. La sufficienza è ancora lontana: la squadra è parsa senza stimoli e senza carattere e, sicuramente, non lascerà i tifosi soddisfatti.